martedì 30 novembre 2010

Il fumetto che non è mai stato (che deve ancora essere - che mai sarà) scritto




Nella mia testa, la mia vita si visualizza come una graphic novel dove ciò che accade, accade solo nella testa della protagonista cioè io, e così via, una specie di concatenamento infinito e ricorsivo di pensieri, eventi e situazioni che alla fine tornano al punto di partenza non avendo questi altra evoluzione possibile che il “punto di domanda” iniziale. Senza risposta.
Qualcuno, in una delle finestre mentali che mi si aprono davanti gli occhi abitudinariamente, mi disse che la risposta, la sola risposta alla sola domanda possibile sulla vita, l’universo e tutto¹, è 42. Sto ancora valutando la possibilità che possa effettivamente essere così. Mancano altre 38 valutazioni prima di arrivare alla quarantaduesima. Ci vorrà un po’ di tempo.

Anche a schematizzare e studiare i quattro libroni di Filosofia della mente ci vorrà un po’ di tempo immagino. Ma.
Ma potrebbe aprirsi una porta interdimensionale e creare una bolla di tempo alternativo a quello che scorre testardo sulla Terra e concedermi tutte le ore di cui abbisogno per superare l’obnubilamento che si innesca, puntuale come un boia, ogni mattina quando apro libro.
Perché no?
E’ possibile. Ci sono tante cose inizialmente incredibili che succedono nel mondo e sono tutti pronti a ricredersi subito dopo, a fare ammenda. Caproni. Neanche fede nei propri errori hanno. Sbagliate? Pazienza. Mantenete la vostra posizione quantomeno. Invece di risultare codardi oltre che ignoranti. Bah.
Questo al momento non interessa i fini della mia dissertazione, comunque.

Riprendendo dalla bolla di tempo alternativo, regalo di Cronos, esattamente questa immagine è quella che visualizzereste se vedeste la proiezione di una delle mie vite alternative. Nella vita reale, l’unico spettacolo che posso offrirvi è quella di me, avvolta nell’ormai famoso pail, rannicchiata sul letto, con la testa stretta tra le mani e gli occhi puntati verso il basso, tra le mie gambe. Perché ci tengo il quaderno. Tra le mie gambe. Incrociate, le gambe. Mica altro. Ci terrei anche altro, ma al momento posso permettermi solo il quaderno. Ci terrei un libro comunque. Tra le gambe, o un fumetto. Non quello a cui si può pensare. Qualcuno potrebbe pensare che io stessi pensando di tenere qualcosa che non è un libro tra le gambe. O un fumetto. Beh non è così. Qualcuno sbaglierebbe.

In ogni caso.
La mia vita rappresentata come in un fumetto non sarebbe male, perché se come vita fa schifo, come fumetto (o libro, o graphic novel) non sarebbe male. Il che dà molto a cui pensare. Dovrei essere fatta di ink&words² e incastonata tra le pagine di un volume rilegato, invece di essere scastonata qui…dovunque sia questo qui. Forse provengo da lì e mi sono persa qui. Dovunque sia questo qui. E ora non so come tornare lì. Potrebbe essere la spiegazione. La risposta. La pagina 42 è quella alla quale sono sfuggita. Ci sarà un buco grande quanto una casa….
Dà molto a cui pensare non perché sarebbe il capolavoro del secolo una storia su di me. Ma io la leggerei. Forse non faccio testo perché sono di parte, ma sono il lettore dai gusti più affidabili che conosco. Quindi, dopotutto, faccio testo.

Che cosa abbiamo imparato oggi?
Che la vita adatta a diventare un libro o che crea libri e vive di libri, è inadatta alla vita reale e se qualcuno nel reale si trova fuori posto o qualcuno si trova fuori posto nell’immaginario è perché si sono sbagliati e invertiti i ruoli. Io quindi dovrei cercare la puttana o il puttano che mi ha defraudata della vita incastonata tra le pagine ecc ecc…rispedirlo/a in questo cesso, e riprendermi il legittimo posto che mi spetta di diritto nella mia storia.
E dove lo trovo, mò? Il posto, il libro, il puttano?

Questa (e altre, invero) brillanti deduzioni sono soggiunte fortuitamente oggi pomeriggio, alle 16.04³, un dono imprevisto, ma benaccetto (per carità!) come potrebbe essere un regalo di Santa Claus a Ferragosto.
Me ne stavo beatamente stravaccata sulla sedia ad annuire mentre la mia cuginetta coetanea e omonima (e basta…non condividiamo altri coe né omologazioni varie… grazie al grande Turmanishev), ciarlava di qualcosa che riguardava il suo talento riconosciuto dai più (pare), al tirocinio che frequenta e dove fu fortemente voluta (pare), il suo nuovo appuntamento con un tizio da accalappiare per condurre un giorno a nozze (pare…. pensi molto a questo ultimamente…e non manca mai di ricordarmelo, che carina…) e di altre cosucce sue, tipo recitine e provine di corini in chiesine e catechistini vari. Che ne so. L’importante era annuire e azzardare una sgranatina di occhi qua e un ammiccamento complice più in là. E lei continuava tranquilla a ciarlare e a rimpolpare d’acqua il suo mulino (non si dice mica rimpolpae…mmm qualcos’altro l’acqua del suo mulino, insomma), permettendo agli ingranaggi della mia testolina di svignarsela in sognati altri paesaggi.
Da qui l’analogia alle nuvolette di un fumetto, che poi sarebbero le famose finestre che mi si spatacchiano davanti in ogni momento. Da qui ho iniziato a pensare che questa sarebbe la scena ideale in un fumetto: Tizia ciarla, Sempronia evade in nuvolette silenziose, quelle con le palline, non con la virgola, a indicare il punto di provenienza della nuvoletta. Da qui l’idea che io sia più Sempronia da fumetto, che da vita vera. Da qui la dissertazione sulla possibilità di uno scambio di persona/immagine-fumettistica. Da qui la conclusione che devo ritornarci nel qualsivoglia libro, fumetto, graphic novel.

Da qui ho passato tutto il giorno a vedere ogni cosa davanti, sopra, sotto di me nonché dentro la mia testa come si stesse srotolando in una serie di stringhe disegnate che si succedono nella storia di un fumetto. Quelle relative alla conversazione-monologo con-di mia cugina sono pressappoco queste:
  1. io che vedo tante nuvolette in cui sempre io sono disegnata e agisco altrimenti in una vita alternativa;
  2. io che mi sento una nullità perché mia cugina mi conta e racconta i suoi pseudo-successi perfetti per la sua età mentre io di successi non né ho né perfetti né imperfetti, né per la mia età né per altre;
  3. io che mi intenerisco perché non è poi così male mia cugina, magari non la persona più interessante della terra, magari neanche quella più originale, magari con dei gusti nel vestire discutibili (oddio il foulard legato al collo, il golfino con i cuoricini arricciato alle maniche e i pantaloni a sigaretta su scarpe hogan, oddio oddio oddio non si può guardare, perché mai si ostina a vestirsi da vecchia, dalla tenera età 11 anni ormai…), magari con dei gusti discutibili in tutto il resto delle cose, ma è tutto perdonabile. Soprattutto oggi che si è trattenuta solo 20 minuti…;
  4. io che penso che è tardi e che devo studiare devo studiare studiare studiarestudiarestudiarearearestudiarestredarestuadiarestudiare;
  5. io che azzanno il calzone grondante pomodoro e funghi e mozzarella e prosciutto cotto che sta mangiando davanti al mio stomaco pieno solo di due pere e un mandarino;
  6. io che corro sulle nuvole con dei rollerblade;
  7. io a un concerto degli Who;
  8. io che sogghigno della battuta di qualcuno (? Boh);
  9. io che ballo il boogie.

Basta.
Non ho più niente da dire.


¹ E s’impicchi con corda chiodata dopo aver ingerito dell’acido, chi non sa di cosa parlo.
² Mi piace come sigla, la inciderò su una maglietta accanto A “I’m  mess” e “Destroy”.
³ Fondamentale precisazione storica per i posteri: erano le 16.04 secondo l’orologio della mia cucina che mia madre continua imperterrita a mettere avanti di 5 minuti, quindi secondo tutti gli altri orologi non manomessi dall’imperterrita smania temporale della mamma mia, erano le 15.59. Fine precisazione.

5 commenti:

  1. Noto parecchi punti di convergenza tra i nostri reciproci vissuti, è sempre un piacere leggere i tuoi nutriti pensieri_

    I hope this is just the beginning.

    R.

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  2. Che dire? Ultimamente vedo molto di me in ciò che hai scritto... soprattutto per quanto riguarda il punto 4 della tua piccola lista! Voglia di studiare? Non tocchiamo questo tasto! Il tomo di 487 pagine di Storia della Pedagogia mi sta aspettando sulla scrivania ormai da quasi un anno... Ok, già che si trova sulla scrivania e non a prendere polvere sullo scaffale è già qualcosa... Per non parlare di tutti gli altri libri sullo scaffale! E pensare che quelli non li ho ancora neanche messi sulla scrivania... chissà quando li aprirò!
    E come ha scritto anche Roberta, è sempre un piacere chiudere la giornata leggendo quello che ti passa per la testa! :D

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  3. @Roberta: Davvero? Che punti? Inutile dire che mi fa piacere trovare qualcuno sulla mia stessa linea d'onda...non mi capita quasi mai. Hai un blog o altro su cui scrivi? Piacerebbe anche a me conoscerti meglio...

    @Temperance: Io sto cercando di non fare altro raramente entro pure su internet infatti in questi giorni non scriverò devo evitare le distrazioni... tu non studierai per l'università ma studi per altro cosa che non si può dire per me...Non riuscirò a finire gli esami ma se non ne dò almeno uno sono nella cacca. A presto.

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  4. @Temperance: il miglior uso che si possa fare di libri apparentemente "inutili" (sia per noia, che per incompatibilità di gusti con quanto vi è contenuto, etc. ...) è l'impiego come fermacarte ;) (spero non vogliano percepire qualche forma di stipendio...)

    @Dafne: Si, scrivo a profusione su un blog (Hats Off To Nexialism) dai contenuti un po' sapidi, per intenderci speculazione filosofica a mio uso e consumo, dato che nessuno pare comprenderci qualcosa, e a me va più che bene così. In breve, non riporto sulle sue pagine particolari del mio vissuto che siano immediatamente tangibili, per cui se desideri contattarmi ti lascio un indirizzo mail, fammi sapere.

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  5. Eccoti aggiunta. Ti ho inviato una mail, rispondi pure quando hai tempo e voglia. Ci si sente_

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