mercoledì 28 dicembre 2011

Nomenclatura fatalista

Scritto il 4 maggio 2008


2 anni.
Tanti ne sono trascorsi da quando la possibilità di creare un mio blog fece la sua baluginante comparsa tra le fila delle mie altrettanto baluginanti idee. E, inutile dirlo, ad essa come a tutte le altre meditazioni che si affestellano nella mia capace testolina, è toccata la stessa infausta sorte: sorbire il lento, infinitesimo e periglioso procedimento che traslata l'idea, dal suo essere semplice idea all' attuazione in ciò che l'idea stessa patrocina. Questo sommo processo, accurato e particolareggiato soprattutto nel numero di fasi che attraversa (numero che farebbe invidia al procedimento di trasformazione di un pezzo di grafite in un diamante), intacca come un virus informatico tutti i file stipati nella mia mente e solo pochi riescono a completarlo e ad uscirne indenni. Gli altri vengono eliminati completamente dall'Oblio, programma infausto quanto provvido, dal difficile compito di mondare le cervella dal superfluo che vi si accantona nel corso del quotidiano.
Quest'opera di lindatura gli riesce piuttosto bene in verità e potrebbe anche essere apprazzata dal dichiarante se non fosse che i criteri di definizione di ciò che è o non è superfluo, tendono ad essere ambigui e dai labili confini, col non auspicabile risultato che ciò che è stato tanto faticosamente pensato, finisca fin troppo presto ingoiato dalle tenebre del nulla.
E' così che solo pochissime delle idee che covo in fase larvale, mutano e vedono la luce trasformate in belle farfalle (o in balle farfalle, che dir si voglia) e tra queste inspiegabilmente e inaspettatamente, vi è quella della creazione del blog. Di questo blog per l'appunto. Grandioso! Che si stia di fronte ad una svolta epocale nella quale i miei procedimenti mentali vengono dimezzati e i proponimenti attuati senza reticenza alcuna? Posso solo augurarmelo, invero!

E' anche vero che di prove a carico della veridicità di cotanto grazioso miracolo ne sono state rivelate ben due nell'odierno pensante clamore: codesto blog di cui già le lodi tessute io ebbi, e (l'ulteriore) codesto messaggio, che in base agli standard cui il siffatto grumo cerebrale ci ha abituati, un minimo di 6 mesi avea a maturare prima di prender qualche auspicata forma all'altrui sensibile esperire presente.
Invece dopo appena una puntata dei simpson e una di Lost eccolo primeggiare protagonista al battesimo del suo ospite.
Complice la non trascurabile rivelazione che questo noioso e altrimenti inutile pomeriggio di maggio ha portato con se: l'esistenza di una non ancora meglio precisata ragnatela di coincidenza intessuta magistralmente tra me e il nome che mi è stato assegnato alla nascita. E chi può essere se non il Fato l'artefice di questo intrico non ancora del tutto decifrato?
Ma procediamo in ordine temporale partendo quindi dalla mia infanzia/adolescenza quando immersa quasi perennemente in raptus romanzeschi e alla continua ricerca di spunti di avventura e mistero (nonchè nella speranza inconscia di malleare il nome mio in base alla mia persona e fornirgli mitologica importanza), spennellai la mia noiosa e piatta esistenza del riflesso di quella molto più interessante e passionale, che era stata (o era stata inventata, punti di vista) delle eroine dei romanzi e della mitologia o meglio delle innamorate, belle e impavide consorti dei miei eroi.
Fu così che come una novella Jung (secondo cui "...la nostra psiche risponde al suggerimento di ricordare delle vite passate con un vasto serbatoio di esperienze e immagini introspettive che ci riguardano profondamente e che la delineano...") fui certa di essere la reincarnzaione della Marianna di Sandokan, La Perla di Labuan e della compagna di Robin Hood, Lady Marian.
Ma, dopo anni, come se al mio cresciuto inconscio questo oramai non bastasse, in maniera apparentemente casuale mi sono imbattuta in significati letterali, religiosi, storici e valenze politiche del mio nome (che ormai, mio lettore inesistente, hai campreso, con tanti cari saluti all'intimità e alla privatezza ma chi se ne frega? Visco insegna...) per cui:
  • Marianna deriva dall'ebraico Miryam che a sua volta deriva dell'egiziano "mrj-ima", che significa Amata dal dio Ammon, dio del cielo, dell'eternità, del sole e del mistero. Perciò Marianna significa: "Amata dal Segreto" (inteso anche come "Amata da Dio");
  • La Marianne è la rappresentazione allegorica delle Repubblica francese. Rappresentata come una giovane donna dal cappello frigio, personifica i valori della Repubblica Libertè, Egalitè, Fraternitè;
  • La Marianne è anche il nome di una società segreta sorta nella provincia francese dopo il colpo di stato di Napoleone III. Ne fece parte anche Giuseppe Mazzini!
Oltre all'oramai certezza di essere stata fregiata di un nome altisonante e carico di significati simbolici, non posso fare a meno di ipotizzare l'esistenza di una trama oscura che, in una sorta di profetica rivelazione, scandisce e modella i passi della mia vita.
Troppi film e romanzi? Probabilmente si, probabilmente il mio paradigma causa-effetto è falsato dalla schematica romanzesca delle grandi storie che oramai fanno parte di me, ma pur ammettendo ciò le similitudini svelate restano: i miei venerati e amati eroi sono Robin Hood e Sandokan da sempre; la Rivoluzione francese ha sempre prodotto su di me un fascino particolare tanto da spingermi a studiarla ed informarmi sugli eventi che la generarono con particolare enfasi; riconosco e sostengo i valori di Uguaglianza, Fraternità e Libertà che propugna; sono una fervente sostenitrice della democrazia e propendo per partiti e fazioni politiche democratiche; sono affascinata dalle associazioni segrete e ho una forte tendenza ad affrancarmi dalla realtà che non condivido, lottando per ciò in cui credo e affarmando ciò che la maggior parte rinnega. Inoltre il simbolo del dio Ammon è l'Ariete che è anche il mio segno zodiacale...


Insomma fantasia o no seguirò il percorso che la storia simbolica del mio nome preserva alla ricerca di un probabile sentiero che disveli il mistero della mia presenza su questa Terra e dell'intricatezza del mio essere.
E se il destino di ognuno di noi non fosse scritto nelle stelle, o sulla mano o nei fondi del caffè, ma tra le sillabe del vostro nome? E se anche dietro il vostro nome si cela un intrico romanzesco? E se, grazie al vostro nome, siete destinati a essere i protagonisti della più grande storia mai narrata? Com'è che vi chiamate...?

Un romanzo in 6 parole

Scritto il 6 maggio 2008

Lapidario e succinto. Spesso e volentieri questi due aggettivi non sono aupicati da scrittori o presunti tali, amanti del virtuosismo arzigogolato e del prolisso descrizionismo.
Se ne faceva, invece, allegramente beffe un tizio con la fissa per le parole e la scrittura: romanziere instancabile; narratore di racconti brevi; giornalista d'inchiesta; vincitore del premio Pulitzer nel 1953 e del premio Nobel per la letteratura nel 1954; amico intimo di tali William Faulkner e Francis Scott Fitzgerald, nonchè icona della letteratura novecentesca. E scusate se è poco.
Tale Ernest Miller Hemingway un bel giorno (pare per scommessa) se ne esce tutto tronfio e, non senza una certa dose di presunzione, si arroga il diritto di scrivere un romanzo in sei parole. Diciamoci la verità, se chiunque altro individuo sulla faccia della terra (con l'esclusione di pochi eletti, la maggior parte dei quali già all'epoca sotto terra) avesse sbandierato tale proposito, si sarebbe dovuto sorbire una buona dose di sberleffi. Poi magari ci sarebbe riuscito ma intanto sarebbe stato sbefeggiato.
Se, invece, hai la fortuna di essere sua graziosissima maestà "ho 50.000 scritti all'attivo", altrimenti detto "Il vecchio e il mare" e quando capita anche "Hemingway", tutti tacciono rispettosi...magari non tanto rispettosi...e magari anche un tantino scettici, ma tacciono. E durante il loro tacere, lui impugna la penna come Aragorn Anduril o Jerle Shannara la Spada della Verità o Artù Excalibur o Eddard Stark Alba...insomma aveta capito, sfodera la sua penna preferita e tira fuori un romanzo in più.
Ricettività: totale; livello di pathos: altissimo; memorabilità: assoluta; grado di apprezzamento: massimale; numero parole:6. Ecco il romanzo:
"For sale: baby shoes, never worn". In italiano: "In vendita: scarpette neonato, mai usate".
Semplice, diretto, incredibilmente efficace e romanzesco: presenta un incipit, un climax e una conclusione e prevede una comprensibilissima e immaginabilissima storia alle spalle.
Da allora molti altri si sono cimentati, anche lettori amatariali, è possibile ancora farlo in qualsiasi forum o blog lo proponga e parli di scrittura e letteratura. I più belli sono stati raccolti in un libro (
Not quite what I was expecting, Non proprio ciò che mi aspettavo, il titolo è uno di questi romanzi) e questi sono alcuni:


Trovato amore vero, sposato un altro

Volevo scrivere, avevo paura di fallire

Faccio ancora il caffé per due

Vendetta è vivere bene, senza di te

Non ho fatto tutto questo sproloquio inutilmente. Anche io sto pensando ad un mio romanzo di 6 righe e quando lo avrò scritto lo esibirò su queste pagine. Nessuno lo leggerà perchè a nessuno frega? Embè! Quisquilie.
Quindi sfodero la mia penna come un Urukai il suo fetido pugnale...


Galeotta fu la scarpetta

Scritto il 15 maggio 2008


Allora, il succo della storia è da sempre questo: tu te ne stai bella tranquilla a farti ben sfruttare da matrigna e sorellastre perfide, senza un monito o una lagnanza di sorta, finchè non ti si materializza dal nulla una sedicente fatina che pare sia stata nominata tua madrina da amorevoli scomparsi genitori, ti fornisce di zucca e abito da fiaba e ti spedisce ad una festa di aristocratici con la puzza (letteralmente visto che le condizioni di igiene delle corti non siano rinomate per lindore) sotto al naso. Quando te ne esci sgambettando da lì, apperentemente per i rintocchi spezza magia, realmente perchè probabilmente il fetore sta uccidendo quei pochi neuroni che ti restano (gli altri li hai persi parlando con i topi in soffitta),il Fato si materializza sotto forma di scarpetta di cristallo (e provateci voi a correre col cristallo ai piedi, poi ne parliamo...), ti libera di matrigna e prolastra e ti scaraventa nel cortame dal quale tanta fatica hai impiegato per fuggire. Almeno eri certa che le sorellastre indossavano roba pulita visto che lavavi te ora invece...
Ma cosa volete che sia sopportare un po di maleodore di fronte alla prospettiva di governare su un regno, imporre decime e tributi, comandare, ordinare, debellare, farsi carico dei problemi altrui e passare il resto della propria vita accanto ad un uomo col quale hai ballato una sera e basta?
Assolutamente nulla!
Pensate quante belle parole rivolgerà ogni notte Cenerentola verso quella scarpetta sgusciante e verso le zucche e le madrine rompiballe, si fosse fatta i fatti suoi, li mortacci sua e di su' madre, la fata madrona...

E questa era la storia di Cenerentola. Suppergiù.
La storia che sto per raccontare, invece, non è una storia e con Cenerentola non c'entra una mazza. C'entra solo ...una scarpetta! (Spirito da cani...ok...touchè). Perchè se per Cenny galeotta fu la scarpetta sotto forma di Fato-Madrina, per certo Franco Pellizotti, galeotta fu la scarpetta sotto forma di ...mio fratello.
Praticamente la stessa cosa. Scarpette legate da uno simil destino seppur separate dalle barriere dello spazio-tempo-realismo-favola?

Be se le si guarda di traverso si nota una certa somiglianza mistica del tipo "l'una è l'immagine specularmente fantastica dell'altra" e via discorrendo.
La nostra scarpetta, una SIDI hi-tech con suola in carbonio (!!!) e mille altri accorgimenti tecnico-sportivi usata dai ciclisti professionisti e dal costo stimato di circa 600 euro, fa la sua comparsa sulla scene in una bella giornata burrascosa di metà maggio (ovvero ieri, 14 maggio), quando il 91°Giro d'Italia con carovana giornalistica, pubblicitaria e prettamente ciclistica a seguito, approda a Catanzaro Lido per la felicità mia e di mio fratello.
Frementi di attese e pronti a godere della più piccola emozione l'evento possa fornire, ci catapultiamo all'arrivo seppur in separati luoghi: io mi godo gara e faccio incetta di gadget che gli sponsor sperperano ad ogni tappa (se qualcuno avesse bisogno di cappellini della Skoda ne offro a decine) e torno a casa soddisfatta dalla gara e ubriaca di quel senso patriottico e cameratistico che il giro puntulamente risveglia, dopo aver impugnato lo sterzo della bici che fu di Fausto Coppi e con la quale vinse Giro e Tour de France (!!!!!!!!!!!!) e nausata da tutto quel rosa che mi balugina negli occhi (insieme all'immagine di Cassani che mi si avvicina tenendo in bilico due piatti di riso e sogghignando che anche i ciclisti/giornalisti/opinionisti mangiano!).
Ma torniamo alla scarpetta diavoletta. Proprio mentre mi appropinquavo a tornare a casa (e mentre la fedele Tramontana mi insalsedinava la capigliatura) quella giocava le sue carte col destino sgusciando fuori dalla sacca del rosatissimo Pellizotti troppo preso a riempire la sua vescica per l'antidoping per accorgersene. E chi fortunosamente si aggirava come un puma famelico nei pressi del Quartiere tappa insieme ai compagni, se non il mio fratello sperduto? Che ovviamente raccoglie furtivamente la scarpa e se la porta dietro come trofeo insieme alla borraccia di Cavendish (P.S.:no, non è una puntata speciale de "I predatori di tombe nel XXI secolo"...).
Tutto tranquillo e archiviato se non fosse che mentre stavo beatamente stravaccata a leggere e ascoltare la cronaca della 5° tappa questo pomeriggio (15 maggio ndr), vengo distratta da Davide Cassani che racconta di come ieri è stata rubata a Franco Pellizotti una delle sue scarpette da corsa e di quanto questo sia deleterio per un ciclista che impiega tempo ad abituarsi alla rigidità di una scarpetta da bici nuova (tempo che serve anche alla scarpa per prendere la forma adeguata al piede) e quindi riabituarsi a scarpette nuove è un tormento adesso per il povero Pellizotti...

Ed eccola lì fiera e tronfia la scarpa del destino, proprio accanto a me. Il ghigno cucitovi permanentemente davanti si allarga mentre il suo vecchio proprietario, inquadrato, suda e soffre sui pedali: "Addio - sembra urlare tra gli echi della folla - ho smesso di lavorare su salite, fango e acqua". E, mentre la scarpa imfame saluta il suo passato, il suo salvatore ignominiosamente veicolato dal fervore della passione sportiva, si sbellica dalle risate colpevoli e dalla fama inattesa.
Cerco di rimediare al danno scrivendo a Auro Bulbarelli e raispost per chiarire il fraintendimento e proporre un'eventuale riinvio del maltolto alla Liquigas, ma temo sia tardi.
E fu così che la scarpetta del destino conquistò come la sua cristallina ava la libertà. Cosa le prospetta il futuro? Perchè abbandonò la carovana rosa, coacervo di emozioni e successi, imprese eroiche e gloria per risiedere statica su uno scranno onorario, riverita da un solo adepto? Che la storia abbia inizio....

Il lato oscuro del bel paese

Scritto il 17 maggio 2008

Siamo rovinati. Celate il tricolore, preparate nascondigli sotterranei (magari antiatomici, non si sa mai), comprate più libri che potete, fate incetta di tutto ciò possa essere ritenuto pericoloso da un governo antiliberale e dittatoriale e preparatevi ad affrontare il Grande Inverno. Sembra il prologo di un film di guerra...
Ma i film di guerra sono solitamente rifacimenti storici spesso e volentieri ( o anche malvolentieri) ammantati di uno sfondo moralistico, messaggieri di un monito o un insegnamento. Dopotutto che "la storia insegna" ce lo hanno ripetuto tante di quelle volte a scuola, che la frase ha perso sostanza per rimanere mera forma, o meglio, mera formalità. Il punto è che la locuzione "la storia insegna" è vera quanto "le galline volano".
Perchè nonostante la grande cultura globale e globalizzata sbandierata ai 7 venti, nonostante le grandi università che si arrabbattano le une con le altre per sottrarsi la palma del migliore, nonostante tutti questi grandi filosofi e demagoghi che ritengono di essere intelligenti, competenti e (attenzione al vocabolo, è tutto un programma) superiori, nonostante tutto questo e molto altro, la stragrande maggioranza degli uomini sulla Terra è estremamente e irrimediabilmente, stupida. E arrogante. E debole: E approfittatrice. E cattiva. E velenosa. Egocentrica, egoista, animalesca. In pratica, umana, ma nell'accezione più mefitica che può essere data al termine.
Un bel gruzzolo di queste persone è da sempre annidiato negli antri più oscuri dell'Italia. Il guaio è che ultimamante il morbo si allarga e diffonde come cenere al vento contagiando un numero di persone in drastica crescita. Spaventevole è rendersi conto di quanto siamo manipolbili, di quanto facilmente la volontà di qualche folle coglione con un po di potere possa infiltrarsi nelle notre testoline e mallearne le struttura delle sinapsi mentali a propria discrezione e vantaggio. Anzi intrufolarsi nella testa di ogni italiano è fatica inutile per i poltronai del nostro nuovissimo e lustrosissimo governo. E perchè dovrebbero farlo? Sono riusciti ad utilizzare nella maniera meno democratica possibile l'informazione e la televisione, cosicchè saranno immagini e parole in loro vece, a provvedere al resettamento del raziocinio italiano, a loro  basterà dare la stoccata finale.
E la stanno dando.
Intonati e coordinati come un'orchestra sinfonica. Prima l' informazione anilaterale e sbeffa-realtà, immediatamente seguita dalla privilegiazione di certe fette di società a scapito di altre. Il tutto perennamente ricamento da un modo di vivere standardizzato e quindi facilemente controllabile nel quale gli isolotti di turpitudine umana, possono facilmente essere passati da padre a figlio, vicino di casa a vicino di letto, amico a conoscente ( non sia mai a qualcuno sfugga la verità socialmente riconosciuta che gli uomini guidano meglio delle donne e sono più intelligenti, si rischierebbe di doverci pensare, magari guardandosi in giro e qui la mente del tizio potrebbe confondersi e rischiare aprirsi!!! Terribile, terribile prospettiva!?).
Segue poi il movimento di sensibilizzazione al pensiero razzista, anti-democratico, omofobo e di  legittimazione di forme di violenza e annientamento dei diritti fondamentali. Abbiamo politici chiamati al governo che scendono in campo inneggiando di fatto ad un ritorno al fascismo e di fatto istituzionalizzando, sfruttando la paura della gente, il diritto insacrosanto quanto mafioso del farsi giustizia da soli. E da qui il raddoppiamento di fenomeni di guerriglia urbana contro campi ROM, il fiorire di comunità nazi-fasciste che uccidono come e quando vogliono persone "diverse" da loro e dalle loro idee ( dove per diverse, si intende con un codino e che guardano un concerto reggae, o più in generale persone non malate di mente coem loro). E il tutto grazie ai nostri politici incompetenti quanto balordi che vogliono mandare via gli immigrati così poi la gente può avere liberamente paura solo di loro e del loro potere regimico e può concentrarsi su forme di razzismo più intestine e meno svilenti. Come quelle delle acculturatissime e preparatissime persone del nord che per sentirsi più "fichi" ovvero superiori, hanno bisogno di demonizzare la gente del sud.

E fu così che il bel paese è costantemente sotto sentenza e processo europeo per falsi in bilancio, truffe economiche, lodi e leggi anticostituzionali. Ma d'altronde nel nostro parlamento trovano posto solo malvitosi di vario livello e staffa, quello di essere sotto processo (nazionale o internazionale che sia) è una costante della loro vita politica e non, alla quale è arduo disabituarsi. Così, tanto per non perdere il ritmo, mantengono alto il loro nome di delinquenti e barbari e idioti per far sì che gli italiani vengano derisi come paese antidemocratico e patetico dalle altre vere democrazie, tacciati di xenofobia, medievalismo e incopetenza.

Ma questo è solo l'inizio, il nuovo governo è appena entrato in auge e già inneggia un giornalismo imbavagliato e un popolo ottenebrato.
E mò, so' cazzi nostri.

Amore e(') follia

Scritto il 17 maggio 2008
Si racconta che una volta, tanto tempo fa, tutti i sentimenti, le qualità e i difetti degli uomini si riunirono. Dopo che la Noia ebbe sbadigliato per l'ennesima volta, la Follia propose di giocare a nascondino. 
"Nascondino? Che cos'è?" domandò la Curiosità.
"Nascondino è un gioco. Io conto fino a cento e voi vi nascondete. Quando avrò terminato di contare, cercherò e il primo che troverò sarà il prossimo a contare".
Accettarono tutti ad eccezione della Paura e della Pigrizia.
"1,2,3". la Follia cominciò a contare. La Fretta si nascose per prima dove le capitò. La Timidezza, timida come sempre, si nascose in un gruppo d'alberi.
La Gioia corse in mezzo al giardino. La Tristezza cominciò a piangere perchè non trovava un angolo adatto per nascondersi.
L'Invidia si unì al Trionfo e si nascose accanto a lui dietro un sasso.
La Follia continuava a contare mentre i suoi amici si nascondevano. La Disperazione era disperata vedendo che la Follia era già a novantanove.
"CENTO!". gridò la Follia "Comincerò a cercare".
La prima ad essere trovata fu la Curiosità, poichè non aveva potuto impedirsi di uscire per vedere chi sarebbe stato il primo ad essere scoperto.
Guardando da una parte, la Follia vide il Dubbio sopra un recinto che non sapeva da quale lato si sarebbe meglio nascosto.
E così di seguito scoprì la Gioia, la Tristezza, la Timidezza.
Quando tutti erano riuniti la Curiosità domandò:
"Dov'è l'Amore?".
Nessuno l'aveva visto. La Follia iniziò a cercarlo.
Cercò in cima ad una montagna, nei fiumi, sotto le rocce. Ma non trovò l'Amore. Cercando da tutte le parti, la Follia vide un rosaio, prese un pezzo di legno e cominciò a cercare tra i rami allorchè, ad un tratto, sentì un grido.
Era l'Amore che gridava perchè una spina gli aveva forato un occhio.
La Follia non sapeva cosa fare; si scusò, implorò Amore per avere il suo perdono e arrivò fino a promettergli di seguirlo per sempre.
L'Amore accettò le scuse.
Oggi, l' Amore è cieco e la Follia lo accompagna sempre.


Giuseppe Bezzuoli
Follia che guida il carro di Amore

Prodi's silence

Scritto il 19 maggio 2008

La domenica sera è come un buco nero: nero come la prospettiva di una nuova settimana e nero come il nulla che regna sovrano nella sempre più tenebrosa tv italiana. Per cinque settimane il mio personalissimo buco (niente reinterpretazioni pseudo volgarmente sessuali, please) è stato fulgidamente rischiarato dall'irraggiungibile Maurizio Crozza con il suo Crozza Italia: programma intelligente, spettacolare, pungentemente satirico, comunisticamente cameratesco, completo. Forse un po' lento in alcuni tratti, ma lacuna ampiamente riempita (per restare in ambito "buchi") da colpi di scena ben accetti, come la telefonata dell'ormai ex presidernte Romano Prodi, seguita alla canzone dedicatagli da Crozza e Max Gazzè, che inneggiava al suo silenzio, immediatamente rotto per giunta.
Mi è dispiaciuto un pò per lui...d'accordo Prodi avrà fatto anche i suoi errori, ma non è certo colpa sua se l'Italia annaspa nel lordume e se il governo è caduto. Non dimentichiamoci che negli ultimi anni Prodi è stato l'unico a battere Berlusconi alle elezioni....
Ma lungi dal voler rimembrare macabre ossessioni governative (rischio di farmi venire gli incubi visto che è notte), posto il video della canzone "
Prodi's silence". It's wonderful!!

Tracce di elfico e di vogon

Scritto il 28 maggio 2008

Ho sempre pensato che tutte le poesie sono belle perchè sono virtuosismi letterari e riflesso di pensieri e intrico di emozioni e paradossi di sensazioni che possono essere colti o meno, rientrare o no nelle scelte metriche di qualcuno. Questione di gusti? Troppo semplicistico, credo piuttosto che ogni poesia al mondo, scritta da un beone aletterato come dal più sommo poeta, "piaccia" se la reinterpretazione che le corde esperienziali e sensazionali del nostro essere sono in grado di percepirla a prescindere da ogni odiosa prosa letteraria propinataci dai libri di testo scolastico. Mi è sempre piaciuto leggere poesie diverse e confrontarle anche in altre lingue per gustare la musicalità dei versi prima del contesto.
Il primo confronto è tra la leggiadria delle canzoni elfiche (Tolkien) contro un' esemplare emerito della terza peggior poesia dell'Universo, quella dei Vogon (Douglas Adams).
Oh incrocio di intelletti opposti, oh grandiosa graziosità del sublime lavorìo di Madre Natura. Oh intreccio del fine col lordume del burocrate pangalattico ecc ecc...





                   A Elbereth Gilthoniel,             
       silivren penna míriel
          o menel aglar elenath!
             Na-chaered palan-díriel
                  o galadhremmin ennorath,
        Fanuilos, le linnathon
                                    nef aear, sí nef aearon! 
                       

Traduzione
"O Elbereth che accendi le stelle, da cascate di brillante cristallo che spiove con luce come di gioielli dall'alto del cielo, la gloria della volta stellata. Da lande remote ho guardato lungi, e ora a te, Fanuilos, splendente spirito di bianco vestito, io qui canterò d'oltre il Mare, oltre il vasto e sconfinato Mare"




O, acciacciato grugnosco
le tue minzioni mi appaiono
come ciancie di sebo su luride api. Deh ! Impiacciami, imploroti sgarbazzone rampante
sciasciami, sprusciami, sprusciami con crespi tentachili,
o ti strapperò gli sputtoni coi miei scassagangli, CAPITO ?

Insomma, capito?!

Onore, dovere, gloria

Scritto il 30 maggio 2008

Il mondo saprà che degli uomini liberi si sono opposti ad un tiranno, che pochi si sono opposti a molti, e prima che questa battaglia sia finita che persino un dio re può sanguinare.



Tra le guerre e le battaglie combattute dai Greci che hanno
contribuito alla determinazione dei caratteri fondamentali della identità europea, spicca la battaglia delle Termopili, esempio per coloro che nei secoli a venire si trovarono a combattere per la libertà dell'Europa e dell'Occido il territorio ellenico e venivano "incastrati" nello stretto passaggio delle Termoente.
Era il 480 a.C. quando le inarrestabili armate di Dio-Re, Serse,invadevan
pili da un manipolo di spartani. 
300 guerrieri di Sparta, per la precisione.
Guidati dall'ardito Leonida e dall'incorruttibile tempra morale che caratterizzava il popolo spartano, questi impavidi andarono incontro a morte certa con la testa alta, nel nome degli uomini liberi, contro la promessa di soggezione e schiavitù di Serse, per ottemperare alle leggi di Sparta. Persero la battaglia, ma la guerra contro Serse fu vinta da una Grecia unita sotto il vessillo del sacrificio dei 300 e una gloria imperitura li ricorda ancora oggi quando la libertà e la democrazia vengono minacciate in qualsiasi loro forma.
Senza il loro sacrificio (e quello di altre migliaia di persone nel corso della storia) probabilmente non vivremmo in una democrazia. Per questo odio ogni forma di sabotaggio dei valori democratici: alcuni dicono che è inevitabile, altri che bisogna scendere a compromessi. Io dico che bisogna lottare e opporsi anche al più piccolo cedimento di quei valori, i soli che ci rendono fieri di essere donne e uomini occidentali. Quantomeno per rispetto nei confronti del sacrificio di questi uomini, del loro ricordo...

"Se un anima libera dovesse mai incrociare questo luogo in tutti gli innumerevoli secoli a venire, che le nostre voci ti giungano da pietre senza età. Va' passeggero, narra a Sparta che noi morimmo in obbedienza alle sue leggi" (300)




Scorcio di battaglia tratto dal film 300


Dei morti alle Termopili

glorioso è il destino, bella la fine
la loro tomba è un altare; invece dei lamenti funebri
vi è il ricordo, e il compianto è lode.
Una tale veste funebre né lo squallore
né il tempo che tutto doma avvolgerà nelle tenebre.


Queste tombe di uomini valorosi
come abitatrice la gloria dell'Ellade si scelse;

lo testimonia anche Leonida,
il re di Sparta, che di valore ha lasciato
grande ornamento e gloria imperitura.


Il regno dell'hubris

Scritto il 31 maggio 2008

Nella cultura greca col termine hubris si indicava la suberbia contro gli dei, la tracotanza e l'arroganza verso gli uomini. E, come figli diretti della mastosa Magna Grecia, noi italiani adottiamo vizi e virtus da essa tramandateci. Ed è che così che circa il 90% della popolazione italiana si crogiola nell'hubris.

Ci sono voluti 25 tenebrosi anni ma alla fine me ne sono resa conto: l'arroganza più scempia e svilente, ammorba il nostro mondo o parte di questo mondo che è quello che conosco e in cui vivo. Negli ultimi due giorni (notte più, notte meno a parte), causa presumibilmente uno scazzato conciliabolo divino, le forze della natura si sono arrabattate tutte in tandem per spiegare davanti ai miei occhi, accanto alle mie orecchie e dietro alle mie spalle, le molteplici sfaccettature assumibili dal prisma della superbia umana e riassumibili in queste cinque figure-tipo riscontrabili nella società occidentale:

1) LA DONNA PIU' BELLA DEL MONDO:
Colei che in virtù del suo bell'aspetto plastificato in perfetto stile Vogue o Glamour o, a volte, entrambi, perpetua il suo diritto a calcare le scene e/o le passerelle. (Un intrico di alberi apparso per caso mi ha spinto a deviare il mio percorso per trovarmi davanti una mia  conoscente che narrava tronfia al suo interlocutore):

"Be' sai è mia cugina, per forza è bella! Parteciperà a una sfilata il prossimo mese. Avevano chiamato me che a dirla tutta, sono più bella...no vabbè non è per fare la montata, me lo dicono tutti!
Ma è mia cugina e le ho lasciato il posto...porterà avanti il nome della famiglia. E poi io parteciperò a una sfilata molto più in vista!...".


2) LA FANCIULLA/IL FANCIULLO PIU' DILIGENTE E RETTA/O DEL PAESE/QUARTIERE:
Stimata/o e in vista, partecipante ad ogni attività sociale, i cui affari personali sfarfallano, esibiti di proposito, da una bocca all'altra (attraversavo il ponte sulla stazione il vento mi porta alacremente la loro conversazione):

LEI: "Sì....guarda...non me ne parlare! Pensa che ho l'oratorio intero da gestire senza di me sono perduti, e i canti da organizzare in Chiesa...poi i nuovi innesti stonano così tanto che se non canto io ogni domenica sarebbe come assistere a una tragedia greca (paragone che in realtà rende merito ai cantanti liturgici visto che durante le tragedie greche i cori si esibivano in maniera impeccabile ndr)! E poi a casa mia madre è persa senza la mia consulenza in cucina!"
LUI: "Anche per me è così..... sono così impegnato, chiamano sempre me quando hanno bisogno d'aiuto"
LEI: "Idem: dicono che sono così brava, una brava e ragazza che si impegna sempre nelle cose sacre e giuste, non come gli sfaticati e impertinenti giovani di oggi..."


3) IL BORGHESE DOC:
Anch' esso impegnato, e instancabile nel perseguire i suoi economici e gloriosi obiettivi (fermo allo stop parlava al telefono):

"Certo con una laurea come la mia e con i miei trascorsi tutti mi vorrebbero...Ah ma l'hai vista la villa di Tizio....no, no....la mia ha una nonsochè (non ho capito ndr) in più, ma dobbiamo allargare il giardino così sarà la più in vista della schiera. Oh, non sai chi mi ha chiesto di uscire ieri...ma non posso abbassarmi a frequentarla: io sò troppo figo per lei....".


4) CAPITALISTI CAPI DEL MONDO:
Si credono re e regine in diritto di dettar legge su ogni cosa e su ogni persona (passando accanto al loro giardino):

"Lavora per noi noi comandiamo, lui deve obbedire e mosca.(...) Ah quell'altro poi non ne parliamo! Se si pemette ad andare ancora contro il nostro volere lo denunciamo...."


5) QUELLO/A CHE SI CREDE PIU' INTELLIGENTE:
Vive spesso in un mondo a sè stante con la consapevolezza che la stragrande maggioranze delle persone che lo/a circondano agiscono e si comportano come un gregge stupido (la sera fuori con le amiche):

IO: "Quindi ragioniamo: stare qui in piedi davanti al pub, stretti, allampanati senza fare nulla e guardandosi l'un l'altro senza scambiarsi niente di più che qualche belare forzato, è sinonimo di divertimento!? Certo potrei mettermici d'impegno e cercare di capire perchè... e se invece cacciassi fuori il libro dalla borsa e mi mettessi a leggere in attesa di un grande evento che scuota la massa, che succederebbe?"


E sì...neanche io sono immune alla fascinosa debolezza dell'Hubris...

 

My dear captain....

Scritto il 3 giugno 2008 (ahahahahahahhahahahah scemoeroooooo)
Mio caro capitano,

giunta credevo fosse l'ora, sempre tarda ahimè, in cui finalmente sarei potuta tornare a bearmi della tua eccelsa arte.
Nelle oscure notti, troppo oscure per i sogni e troppo "notti" per gli incubi, un blando conforto cullava le mie viscere mentre bevevo, dall'immaginifica coppa del tuo fulgore, il nettare del tuo cipiglio simil divino, inesauribile fonte di vigore e speranza.
Il tempo dell'attesa strizzava le sue ultime, blasfeme ore e già la tua ombra proiettava la sua luce sull'olimpico Europeo, meta del nostro auspicato afflatico reincontro. Ma nella mia struggente attesa, quale malasorte fu non considerare la perfida Scalogna?
Lei così pavida e invidiosa del tuo lavorìo costante durante le forsennate qualificazioni al torneo;
Lei che nulla ha potuto lo scorso mondiale, contro la tua forza, la tua integrità e l'affetto che la tua devota ciurma ti porta;
Lei che si nutre delle dileggianti facezie dei poveri di spirito, che per innalzare i loro idoli prototipati al di sopra della tua verve, hanno cercato di infangare il genio della tua tecnica tacciandolo con patetiche rimostranze;
Lei che mai annientarà l'ammaliante fascino sempiterno che circonda il tuo operato.
E infine Lei, che è riuscita subdolamente ad infiltrarsi tra le trame del leggiadro carteggio del nostro volere e ti ha colpito duramamente.
Lo smeraldico bagliore dei campi austriaci piange la tua perdita, oh re dell'anticipo, emulando le lacrime che rigarono il volto tuo nel salutare l'ambita gloria europea. I tuoi piedi non disegnaranno sul loro prato il canovaccio delle tue gesta; nessuna esplosività muscolare degna di nota si rifletterà sull'erba sintetica bagnata. Ma la storia non potrà recedere nè piegarsi al volere della Scalogna: tornerai, oh capitano a far emozionare le platee. Tornerai a instillare nel mio cuore quella palpitante passione che tu solo, ai miei occhi, sai trasfondere al dio Calcio e a quella maglia azzurra che rendesti per la quarta volta iridata.
Ti aspetto, mio buon capitano. Alla prossima eroica impresa.



Morte: umana vanagloria

Scritto l'8 giugno 2008

Dei dalla forma umano-caninoide, demoni mefitici, scheletri ambulanti, femmine falciatrici, esseri nero-mantati, grandi deserti aridi ghiacciati e rocciosi, l'altra faccia della vita, l'Oblio. Le simbolizzazioni della morte si sprecano e si perdono tra i nebbiosi meandri della storia dell'uomo. Eppure basta ripercorrere i passi di un comune individuo nella sua comune quotidianeità, per appurare (con sconforto o rassegnazione o sollievo o totale e sincera indifferenza, a seconda dei casi) che l'affannarsi ad imbastire inique raffigurazioni della morte, altro non è se non l'inconscia riluttanza ad ammettere che la personificazione più pertinente di questo macabro mistero, pare essere proprio l'uomo¹ in tutta la sua tecnologica gloria. Questo per quanto riguarda la figurazione esclusivamente umana.
Per quanto concerne il regno animale, vegetale e "pianetale", l'uomo non solo sarà la rappresentazione della morte (anche perchè passino insetti, mammiferi e invertebrati, ma che una pianta possa ragionare per rappresentazioni ideali è tutto da dimostrare), ma apparirà come l'incarnazione vera e propria della suddetta. Muscoli, ossa, organi e budellame vari a seguito. Ovviamente la mia è una supposizione perchè non ho ancora acquisito il potere di interpretare i pensieri di coleotteri, canguri, trote ecc...(ci sto lavorando) ma è ben supportata da una serie di constatazioni non indifferenti. Per dimostrarlo basta guardarsi allo specchio o ripercorrere i gesti della propria giornata: non c'è azione o oggetto che  maneggiato dalle vanagloriose dita opponibili del neanderthaliano, che non rechi danni e mortalità a livelli astronomici. Riporto qualche piccolo esempio.

[NOTA¹: prego notare come mi sia affannata ad utilizzare esclusivamente il termine "Uomo", tralasciando la precisazione "Donna" che solitamente, complice il mio forsennato femminismo, tendo ad accodare al vocabolo più in uso per definire il genere umano. Ma considerato il paragone scomodo e i reati di cui taccio, appunto, l'Uomo, per questa volta metto tranquillamente da parte il femminismo, e accondiscendo a machismo socio-verbale lasciando loro tutto il vanto dell'opera.]

ANDARE A SPASSO IN AUTOMOBLILE Le auto sono la più grande sorgente di inquinamento e distruzione ambientale del pianeta. Circa la metà di tutto il petrolio prodotto viene utilizzato come carburante delle automobili. Della stessa proporzione, ossia del 50% è la provenienza dell'inquinamento atmosferico. Questo viene solitamente sottovalutato perché invisibile e lento nell'uccidere, ma dobbiamo sapere che, a Roma, le malattie legate all'inquinamento da traffico hanno un peso pari al 5,1% dei decessi tra la popolazione della città, e le malattie legate alle polveri fini, come le bronchiti acute, sono sempre più diffuse e gravi. In Italia, rimanendo nella media attuale, nei prossimi 12 mesi, tra 17mila e 18mila italiani moriranno prematuramente, uccisi dall'inquinamento da traffico. Altri 3mila lasceranno la vita in incidenti stradali e 220mila resteranno feriti più o meno gravemente.
Dobbiamo poi considerare tutto ciò che quelle piccole fabbriche di inquinamento che sono le auto generano o rilasciano nell'aria come le polveri dei freni o al suolo come le batterie usate, l'olio usato e le stesse carcasse delle auto; tutti materiali difficilmente riciclabili e che anzi pongono ulteriori problemi alla collettività per il loro smaltimento o stoccaggio. Ci sono poi anche da considerare i danni ambientali legati all'estrazione ed al trasporto del petrolio che, aumentandone sempre più i consumi stanno aumentando di pari passo l'inquinamento e la devastazione dei territori dove il petrolio viene estratto, dove passano gli oleodotti e con dei veri disastri ambientali quando, sempre più di frequente, avvengono incidenti in mare che causano il naufragio di petroliere ed il rilascio del carico in mare con la successiva e definitiva distruzione dell'ambiente marino e costiero, la morte degli animali e la rovina per tutte le popolazioni che da quell'ambiente traggono sostentamento.




VIDEOGIOCHI: Xbox 360 di Microsoft. Un nuovo rapporto di Greenpeace rivela che i tre grandi produttori mondiali di console per videogiochi continuano a utilizzare composti e materiali pericolosi nei loro prodotti. Le tre console sono risultate positive al test sulla presenza di PVC, ftalati, berillio e ritardanti di fiamma a base di bromo. Online il sito "La battaglia dei videogiochi" per spingere l'industria delle console a diventare più verde.
Xbox 360 e PS3 contengono livelli molto alti di ftalati, sostanze tossiche usate per rendere flessibile il PVC e proibite in giocattoli e articoli per bambini venduti nell'Ue. Uno di questi ftalati - il DEPH (ftalato di bis (2-etilesile) - è classificato come tossico per la riproduzione, data la capacità di interferire nello sviluppo sessuale dei mammiferi, in particolare maschi. L'altro ftalato identificato nella XBox 360 - il DiNP (ftalato di diisononile) - è vietato solo nei giocattoli e articoli per bambini destinati a essere introdotti in bocca. Il bromo è stato trovato in tutti i campioni, con le concentrazioni più alte nella Playstation PS3 (13,8% del peso) e Wii (12,5% del peso).




PLASTICA E SIMILILa quantita di oggetti di plastica che passa dalle nostre mani è incontabile. Molti sono riciclabili, ma altrettati no. Lo spatete quanto tempo occorre ad un bicchiere (per non parlare dei piatti) di plastica per degradare? Ben 1000 anni. Questo vuol dire che tra mille anni della nostra civiltà non rimarranno templi e opere d'arte ma bicchieri di plastica.  Un chewing - gum 5 anni!!! 2 anni un filtro di sigaretta. Ovviamente nel frattempo provvedono ad uccidere ambiente ed animali.




MANGIARE NUTELLA:
Nel recente rapporto “Borneo in Fiamme” Greenpeace ha dimostrato, presentando prove inconfutabili, come proprio i principali produttori di olio di palma della RSPO, tra fornitori della multinazionale Unilever, stiano perpetrando crimini ambientali gravissimi come il taglio a raso della foresta pluviale del Borneo, l’incendio e degrado delle ultime torbiere indonesiane e la cattura ed uccisione degli ultimi oranghi del Borneo e di Sumatra.


nutella è sponsor degli azzurri agli europei. Greenpeace ha chiesto a Capitan Cannavaro di aiutarli a salvare gli oranghi e mantenere pulito il mito della nutella.



CARTA:Quanta catra usate gira e consumate? Pensate alle edicole ai quotidiani ai libri ai quadrni ai fogli alla cartgenita. Ora pensate agli alberi uccisi per averla. Quanta ne viene riciclata? E quanti alberi ripiantati per sostuire i morti?
- alberi + CO2= meno ossigeno per respirare e più malattie molrtali; + gas di scarico e quindi ancora + CO2 - alberi = EFFETTO SERRA




LAVARSI LE MANI: Balene squartate, lasciate agonizzanti anche per oltre un'ora, poi la carne viene surgelata e impacchettata per essere portata sul mercato giapponese e finire nel piatto dei nipponici. Queste le prove definitive raccolte da Greenpeace per dimostrare che la caccia alle balene viene fatta solo per scopi commerciali. ''Con la scusa della ricerca scientifica stanno facendo un massacro''. Il grasso della balena viene utilizzato per fare saponi e altro...Le balene sono solo alcuni degli animali ridotti all'estinzione dall'uomo che li caccia senza scrupolo nonostante non siano necessari alla sopravvivenza dell'uomo e spesso e volentieri per sport. Lo sport di uccidere e sterminare.

Né Dio, né Stato, né Servi, né Padroni

Scritto 27 giugno 2008

Mitizzare cose concetti o persone non è mia precipua peculiarità. Sono più una tipa da "sfalda il mito". Per una volta, però, mi arrogherò il diritto di andare contro la mia stessa corrente. Perchè? 
Perchè il bello di avere un proprio blog è che si può decidere di scrivere ogni facezia o sagacia attraversi la propria testa. E da un pò di tempo nella mia testa fermentano moti rivoluzionari che, appaiati al mio proverbiale raziocinio (altro aspetto positivo dell'avere un proprio blog: ostentare vanterie), fruttano punti di vista poco ortodossi, forse, ma incontrovertibili.
Tema: l'erronea  natura dell'Anarchia.
Quanti tremano quando sentono questa bistrattata parolina? E per forza! E' stata radicata in noi, con tanta solerzia, tutta l'acredine possibile nei confronti del pensiero che professa. Brutta cattivona l'anarchia! Viva le imposizioni legifere e societarie!
Ma forse è normale. Si chiama "pricipio di autocoservazione" (espresso da Freud): "la pulsione vitale, insieme all'istinto di autoconservazione sono dovute al bisogno di mantenimento della specie". Per vivere l'uomo deve convivere in società e per convivere in società deve autolimitarsi con leggi giuridiche, regole etico-morali e precetti del "gusto comune". Se trasgredisci alle prime sei un reietto e vai in prigione, se trasgredisci alle seconde sei un peccatore e vai all'inferno, se trasgredisci alle terze sei un asociale e sarai alienato.
Anarchico viene considerato, fondamentalmente, chi viola le prime. Ed è
SBAGLIATO! Correggetemi se sono inesatta, ma chi viola leggi costituzionali è un delinquente, un ladro, un criminale. Che c'entra in tutto questo un anarchico?!
Anarchia è: Né Dio, né Stato, né Servi, né Padroni! Un anarchico sa che l'uomo è una creatura
SOLITARIA, che vive in coppia o in società per comodità e necessità, ma non per indole.
"L'uomo è un animale sociale": mai fu detta peggior corbelleria!
Un anarchico non è colui che non rispetta le leggi, anzi: "L'esistenza di regole e convenzioni sociali nell'anarchia non è esclusa a priori a patto che le regole e le convenzioni vengano liberamente determinate e accettate dalla comunità interessata (anarchica) e non rappresentino un'imposizione derivante dal maggiore potere di alcuni rispetto agli altri".
Un anarchico è una persona che decide di essere libera nel proprio pensiero e nelle proprie azioni, questo non vuol dire che domani si alza e va ad ammazzare il primo che incontra per le vie del borgo o che vive solitario su una collina aspettando l'arrivo del Maligno!
Però forse pensarla così aiuta a tenere lontani punti di vista pericolosi perchè indipendenti. Vivere in comunità è, purtroppo, uniformarsi, se non lo fai sei l'Anticristo.

Morale della favola: vivere in società e bello e divertente e facciamo tutti tante belle cose, ma quando ti impedisce di pensare e agire liberamente c'è qualcosa di sbagliato, un errore nelle democrazie liberali osannate ai quattro venti. L'anarchico coglie il problema e risponde a modo suo.
Con questo non voglio dire che non ci sono casi estremi in cui gruppi di dementi, che si definiscono "Anarchici", estremizzano un concetto e divengono veri e proprio terroristi e delinquenti. Ma qualsiasi credo o dottrina radicalizzati si negativizzano, dalle ideologie politiche alle religioni, dai sentimenti alle passioni.
Fare di tutte l'erba un fascio per pregiudizio è, purtroppo, un errore tanto umano quanto disastroso.
Come dimostra il caso di Giuseppe Pinelli (per approfondimenti wiki/Giuseppe_Pinelli). Questa canzone scritta dai suoi compagni dopo la morte di Pinelli è bella quanto tristissima:

Il mio calendario olimpionico

Scritto il 9 agosto 2008
Torno a scrivere dopo un mese di assenza, dolce-amara riconquista del mio blog. Immagino debba delle scuse non tanto ai miei lettori perchè inesistenti, ma a me stessa. In realtà non ho molto da dire. Le mie giornate scorrono lente ma costanti attraverso l'afa torrida di agosto, senza pensieri o eventi o cose degne di esser segnalati. Ma considerato che non scrivo per suggerire cose, e soprattutto cose che un comune homo sapiens sapiens possa considerare degne di nota, qualsiasi pensiero risulta meritevole di esser segnalato in codesto web space.
Presupponendo ciò come vero, risulterà per assurdo, che ho miliardi di cose da scrivere, equipollenti a quanto ha attraversato, lambito, sostato la mia capacità mental-cranica.
Senza perseverare oltre in collages di sillabe privi di utilità, mi appropinquo a stilare (in sintonia e sincronia con quello delle Olimpiadi), una calendario degli obiettivi da perseguire e delle "cose" da fare nel soloapparentementevacanziero mese di agosto:

  1. Cercare sinonimi della parola "cose" onde evitare di sciorinarla all'infinito in infiniti altri post come in questo;
  2. Recuperare gli arretrati di lettura / cercare  nuovi autori e libri da leggere / ovvero leggere più libri possibile ora che è, appunto, possibile;
  3. Studiare, vabbè, solita immancabile magagna;
  4. Cercare un concorso letterario stimolante a cui partecipare;
  5. Elaborare e spedire testo per suddetto concorso letterario;
  6. Cercare qualcuno che voglia partecipare al su suddetto concorso letterario altrimenti a farlo da sola mi annoio;
  7. Aggiornare la lista dei prossimi libri da leggere e andare in biblioteca a fare rifornimento;
  8. Studiare l'inglese il meglio possibile;
  9. Continuare a seguire le lezioni on line sui Modern Poetry tenutesi niente poco di meno che nella magnifica Università di Yale (New Heaven, Connecticut, United States of America), da stimatissimo professore di Yale per studenti di Yale;
  10. Allargare le mie conoscenze in ambiti e passioni (astronomia, storia, fisica quantistica, arte...)spesso e malvolentieri ignorati per altre impellenze;
  11. Uscire qualche altra volta la notte per pub per fare felici le mie amiche e per dimostrare a me stessa che posso essere normale anche io...se mi sforzo;
  12. Farmi fare un fighissimo taglio di capelli;
  13. Guardare i film in attesta di esser visti;
  14. Scrivere su questo blog.
Mi riservo di aggiornare, spuntare, eliminare e irrispettare la summenzionata lista.

L'insostenibile inconsistenza del ferragosto

Scritto il 14 agosto 2008

Ci siamo. Domani sarà Ferragosto. Il giorno dell'anno. Non potevo astenermi dal commentare cotanto grandioso evento.
Tutti lo attendondono, lo anelano, lo venerano quasi, costruiscono un intero anno in sua funzione.
E poi Lui arriva. Bello, tronfio e afoso come sempre, esplode nella conforme durata di 24 ore, 18 delle quali rimpinzate alla bene&meglio, le altre passate tra le braccia di Morfeo o...a libera discrezione di ognuno.
Più di uno di codesti veneratori dell'epicureo, tra un cocktail di scampi e un cocktail non di scampi, si sofferma a valutare le implicazioni psico-cognitive che il Ferragosto scatena nell'essere umano, concentrando le conclusioni cui perviene in tre quesiti, tre tra le domande più propositive e remuneranti che cervello umano abbia mai concepito. Le domande, salvo qualche variante culturale e linguistica, risultano piuttosto standardizzate e sono:

  • "Quest'anno a Ferragosto mare o montagna?" (Creativi (e abbienti) complicano ulteriormente la questione aggiungendo altre incognite: "roccia o collina? natura o artificio? Nord o Sud dell'equatore?");
  • "Facciamo qualcosa insieme per Ferragosto?" (Domanda che implica due generi di risposte, ciascuna, in un modo o nell'altro, fondamentale nell'esito del Ferragosto del questionarista:
    1)"Oh mi spiace, abbiamo già preso altri impegni, dovevate chiedercelo quantomeno in Gennaio!");
                                                                                      2)"Sì dai! Che idea geniale che hai avuto, coinvolgiamo anche mia sorella e   suo marito e l'amico del marito di mia sorella, che porterà anche quel gran bel pezzo di pettorale di suo fratello e quella sciagurata della moglie (a proposito lo sai che gli fa le corna?!), perchè loro hanno dei bambini così i nostri figli potranno fare amicizie e pubbliche relazioni!); 
  • "Che cosa fai a Ferragosto?"
Niente da eccepire. Tutto socialmente aggradante con profusione di risate, nuotate e mangiate. Una celebrazione come tante ce ne sono, se non fosse per un miserrimo, discutibilissimo particolare: il 15 Agosto, in realtà, non celebra un emerito cavolo.
Non una ricorrenza culturare o religiosa (si celabra l'Assunzione della Madonna quel giorno, ma non ha niente a che vedere con il Ferragosto) ; non un evento importante; non un solstizio o un equinozio; un anniversario; una festività; niente di cristiano, pagano, scolastico, sportivo o che preveda una gratifica.
Un beone qualsiasi ha deciso che un qualsiasi giorno debba essere considerato il clou dell'estate e da allora tutti si affannano per fare qualcosa in quella data. Qualcosa che possa essere considerato, dagli altri e dalla propria coscienza, degno della solennità che la data stessa prevede.
Qualcosa che altre migliaia di persone faranno nello stesso posto alla stessa ora e, in definitiva, qualcosa di non dissimile dall'ordinario modo di trascorrere le vacanze, se non fosse per qualche "in più" da stakanovista che lo rende degno di essere millantato come giorno speciale. Così, chi solitamente passa le vacanze sulla spiaggia, il 15 agosto vi pianterà le tende per un'intera giornata; chi sta in montagna pranzerà tra fusti e roghi anzichè nella comoda baita di famiglia; chi "vive la notte"  sceglierà il locale più in e più costoso dove sventolare il deretano; al contrario, chi trascorre le sue vacanze con il deretano comodomante immolizzato su una sedia, per Ferragosto si concederà una morbida poltrona...

Quello che un'eretica dell'estate come me si chiede è: se il 15 agosto non celebra nulla di nulla (tant'è vero che quello che si decide di fare per quel giorno può essere fatto o rifatto in qualsiasi giorno dell'estate senza mutamento alcuno dei margini di divertimento o di relax), perchè non si decide di, per esempio, di passare una giornata intera in spiaggia il 14 o il 16 o qualsiasi altro giorno che non sia il 15 agosto?
Non solo sarebbe praticamente la stessa cosa, ma ci si godrebbe di più il mare, ci si rilasserebbe e divertirebbe di più, diminuirebbe sensibilmente il barometro dello stress accumulato perchè un considerevole numero di persone non deciderà di stare 12 ore in spiaggia o di pranzare allo stesso stabilimento balneare, quel giorno alla stessa ora.

Non provate però a far notare a un ferragostiano accanito ciò che qui risulta così evidente: vi guarderanno inebetiti, come se li aveste svegliati da un'ipnosi, ci penseranno un po' e poi decideranno che è troppo difficile, che è più semplice non pensarci e che "se lo fanno tutti" deve essere così. Che quindi loro sono "ok" perchè fanno esattamente quello che fanno tutti: lo festeggiano, loro, il Ferragosto, mica si scherza su certe cose!
Pertanto, per contrasto, tu! blasfemo che poni questioni sacrileghe, sarai un essere strano e asociale. Non che tu lo sia effettivamente, ma se non credono ciò, il dubbio che quello che sostieni sull'inconsistenza del 15 agosto possa essere sensato, si calcifica dentro di loro e non riescono a vivere sereni, quindi meglio autoconvincersi che sia tu lo stupido, piuttosto che doversi tormentare con inutili questioni.
 "Il Ferragosto non fare niente?! Seee....e stai a vedere che la Terra è quadrata, anche!".

La ballata di trenitalia

Scritto il 16 agosto 2008

Soverato - Cosenza. 14 agosto.
Costretta da incombenze bibliotecarie a fare visita a un desolata Università e senza il solito salvifico autobus (causa ferie), mi sono addentrata nei meandri pre-ferragostiani di quella bolgia infernale che sono le ferrovie dello stato. Ma neanche nelle previsioni peggiori avrei potuto delineare un tale tragico susseguirsi di disordini, tumulti, baraonde e oscenità.
In primis, il mio ritorno all'ovile che, partenza dalla stazione di Soverato alle 7.09, era scandalosamente previsto per le 16.
Ora, da Soverato a Cosenza sono circa 140 km, percorribili in auto in un'ora, male che vada un'ora e un quarto (in autobus un'ora e 35 minuti, previa fermate). Ma in treno... no, non penserete che le ferrovie offrano un servizio più rapido e comodo considerata la loro disposizione e distribuzione APPOSITAMENTE studiata per farlo, nonchè il loro costo APPOSITAMENTE salato?! Non diciamo pinzillacchere!
Il viaggio d'andata, per il quale ho dovuto cambiare "solo" due treni è durato precisamente 3 ore e 4 minuti. Tantino, ma una barzelletta rispetto al ritorno.
5, ripeto 5 treni per tornare a casa: Castiglione cosentino - Cosenza centrale - Paola - Lamezia T. C. - Catanzaro Lido - Soverato. Partenza: 14.00. Arrivo: 20.00!
6 ore, per un totale di 9 ore e 4 minuti. Facevo prima ad andare a Roma.
Un giorno, un'intera giornata passata tra ritardi e bimbi indemoniati, caldo asfissiante e pigiati in scatolette chiamate "vagoni", ma allettati dalla leggendaria, storica, intramontabile ballata di Trenitalia :

" Il treno 4758 delle ore 17.00 per Catanzaro Lido, arriverà con un ritardo di 25 minuti.
  Il treno 4758 delle ore 17.00 per Catanzaro Lido, arriverà con un ritardo di 40 minuti.
  Il treno 4758 delle ore 17.00 per Catanzaro Lido, arriverà con un ritardo di 55 minuti.
  Il treno 4758 delle ore 17.00 per Catanzaro Lido, arriverà con un ritardo di 1 ora e 10 minuti.
  Il treno 4758 delle ore 17.00 per Catanzaro Lido, è stato soppresso. Sarà sostituito da un autobus."
  Preghiamo la gentile clientela di attendere l'arrivo dell'autobus per Catanzaro Lido.
  Preghiamo la gentile clientela di attendere l'arrivo dell'autobus per Catanzaro Lido.
  Preghiamo la gentile clientela di attendere l'arrivo dell'autobus per Catanzaro Lido.
  L'autobus per Catanzaro Lido è stato soppresso.
  Ci scusiamo per il disagio. Vi aspettiamo ancora sui nostrio treni."

E dopo tutto ciò una domanda ancora mi tormenta: quale astruso percorso mentale ha spinto trenitalia a usare come treno per la lunga, fruitissima e attraversante-decine-di-stazioni, linea Lamezia - Reggio Calabria, una littorina di massimo 40 posti?!
Mistero.

Personality disorder test

Scritto il 29 agosto 2008

Non che ci fosse bisogno del test per sapere quali sono i Disturbi della personalità che mi caratterizzano. Ma conoscerne anche la percentuale, non guasta. C'è di tutto un po'  e di molti un po' tanto. C'è anche il Disturbo dipendente, questo proprio non lo avevo considerato *__*!
Sfido chiunque a mettersi a nudo in questo modo su un blog pubblico. Chi avrà il coraggio di accettare?




Disorder Rating
Paranoid: Very High
Schizoid: Moderate
Schizotypal: Very High
Antisocial: High
Borderline: Very High
Histrionic: High
Narcissistic: High
Avoidant: Very High
Dependent: Very High
Obsessive-Compulsive: High

-- Personality Disorder Test --
-- Personality Disorder Information --


Disturbi caratterizzati dal comportamento bizzarro:

Disturbo paranoide di personalità: chi ne soffre tende ad interpretare il comportamento degli altri come malevolo, comportandosi così sempre in modo sospettoso.
Disturbo schizoide di personalità: chi ne soffre non è interessato al contatto con gli altri, preferendo uno stile di vita riservato e distaccato dagli altri.
Disturbo schizotipico di personalità: solitamente è presentato da persone eccentriche nel comportamento, che hanno scarso contatto con la realtà e tendono a dare un'assoluta rilevanza e certezza ad alcune intuizioni magiche.

Disturbi caratterizzati da un'alta emotività:
Disturbo borderline di personalità: solitamente chi ne soffre presenta una marcata impulsività ed una forte instabilità sia nelle relazioni interpersonali sia nell'idea che ha di sé stesso, oscillando tra posizioni estreme in molti campi della propria vita.
Disturbo istrionico di personalità: chi ne soffre tende a ricercare l'attenzione degli altri, ad essere sempre seduttivo e a manifestare in modo marcato e teatrale le proprie emozioni.
Disturbo narcisistico di personalità: chi ne soffre tende a sentirsi il migliore di tutti, a ricercare l'ammirazione degli altri e a pensare che tutto gli sia dovuto, data l'importanza che si attribuisce.
Disturbo antisociale di personalità: chi ne soffre è una persona che non rispetta in alcun modo le leggi, tende a violare i diritti degli altri, non prova senso di colpa per i crimini commessi.

Disturbi caratterizzati da una forte ansietà:
Disturbo evitante di personalità: chi ne soffre tende a evitare in modo assoluto le situazioni sociali per la paura dei giudizi negativi degli altri, presentando quindi una marcata timidezza.
Disturbo dipendente di personalità: chi ne soffre presenta un marcato bisogno di essere accudito e seguito da parte degli altri, delegando quindi tutte le proprie decisioni.
Disturbo ossessivo compulsivo di personalità: chi ne soffre presenta una marcata tendenza al perfezionismo ed alla precisione, una forte preoccupazione per l'ordine e per il controllo di ciò che accade.

Al di sopra del caos

Scritto il 30 agosto 2008

L'affannarsi giornaliero per stabilire un ordine generale o particolare, fa ridere i polli.
Tutto è un arrabbattarsi a tale fine: mestieri, costruzioni, scienza, madri che tormentano i figli per convincerli a ordinare la camera, ordinamenti che assettano il vivere comunitario, paci che riportano ordine dopo la guerra, guerre che scoppiano per sovvertire l'ordine in auge durante la pace, ecc ecc...
Ma è tutto inutile. L'ordine non è mai esistito realmente, è solo un' illusoria visione delle cose che la mente umana deve crearsi per riuscire a comprendere il mondo e dominarlo.  Solo un miraggio, che scherma il caos costante con tenera convinzione, elaborando ora questa ora quella teoria o spiegazione delle cose, in modo che vengano organizzate in uno pseudo ordine, non meno fantasioso dei Pantaloni Autorivoltanti. Esempio lampante: l'Universo, caos puro e primordiale strutturato dall'uomo (per quanto possibile), per poter essere compreso e studiato.
Personalmente ho sempre considerato l'ordine un affare da robot e macchine. Il Caos è mio compagno da una vita, l'unico. Regna perenne e prolifica intorno a me e, nella mia testa, è padrone assoluto. Sarà l'abitudine, ma solo quando i miei pensieri rullano disordinati ho idee e plasmo le migliori elucubrazioni.
La percezione del Caos ha radici antiche. Sono molteplici i volti che lo definiscono e spiegano, conferendogli sempre quel tono magico e regale quanto inquietante e arcaico che, in effetti, automaticamente suscita.
Tre delle MOLTEPLICI FACCE DEL CAOS:

Il Caos nella MITOLOGIA GRECA,...
In principio era il Caos, cioè un miscuglio universale e disordinato della materia, una forma indefinibile e indescrivibile che racchiudeva cielo, mare e terra. Il Caos era comunque una divinità capace di generare e la maggior parte dei figli del Caos furono divinità enigmatiche, cieche e capricciose. Ne nacquero anzitutto il Destino o Fato, divinità ora benigna ora ostile, potentissima e inesorabile, a cui tutte le divinità erano sottomesse e a cui tutti dovevano obbedire. Niente poteva cambiare i suoi decreti. Dal Caos nacquero altre divinità: l'Erebo, una specie di abisso senza fondo fatto di tenebre; la Notte, anche essa buia e misteriosa che portava agli uomini buoni consigli e donava il riposo; le tre sorelle fatali, le Mòire o Parche, ministre principali del Destino, figlie della Notte e dell'Erebo; la Discordia, testarda; la triste Vecchiaia. Più tardi nacquero divinità più clementi: la Concordia, L'Amore o Eros, il Giorno e finalmente Urano, cioè il Cielo e Gea, la Terra. Così grazie all'Amore, la Notte e il Giorno, alla Concordia e Discordia, Cielo e Terra incominciò a delinearsi il Cosmo, l'Universo, lasciando così la situazione di Caos per l'ordine

...nella scienza: LA TEORIA DEL CAOS,...

La teoria del caos è un settore della teoria matematica deisistemi dinamici  che si occupa dei cosiddetti sistemi caotici.

Un sistema dinamico si dice caotico se presenta le seguenti caratteristiche:
  • Sensibilità alle condizioni iniziali, ovvero a variazioni infinitesime delle condizioni al contorno (o, genericamente, degli ingressi) corrispondono variazioni finite in uscita. Come esempio banale: il fumo di più fiammiferi accesi in condizioni macroscopicamente molto simili (pressione, temperatura, correnti d'aria) segue traiettorie di volta in volta molto differenti.
  • Imprevedibilità, cioè non si può prevedere l'andamento del sistema in anticipo.
  • Le orbite nello spazio delle fasi restano confinate, cioè il sistema non evolve verso l'infinito per nessuna variabile. Si parla in questo caso di Attrattori. [Il termine "Teoria del caos" ha colpito parte dell'immaginario collettivo ed è entrata a far parte della cultura pop, insieme all'"effetto farfalla".]
...e nell' ARTE.





chi sarò mai?

Sì, sono alla continua ricerca della vera me stessa senza tutte quelle st******e da fasulli "diventerò la  più figa", "sbaraglierò la concorrenza" o quelle da pusillanimi "prendiamo ciò che viene", "diventiamo ciò che sono tutti, è così che funziona". Io voglio trovare me stessa, chiunque questa me stessa sia e dovunque sia. E finchè non capisco da dove iniziare, faccio i test che indicano a quale tra i personaggi di un telefilm o film o libro o manga o eccecc, la mia indole assomiglia. Esperimento psicologico non male...



ONE TREE HILL

Which Character From One Tree Hill Are You Like?
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You scored as Peyton Sawyer 
Ribelle e solitaria, sei dominata da un'indole punk e malinconica. Ti poni domande le cui mancate risposte ti destabilizzano, e anche se ami i tuoi amici sei pronta a mollare tutto per trovare le risposte o a rinchiuderti nel tuo bozzolo esprimendoti solo tramitye la tua arte.

Peyton Sawyer
 
92%
Haley James-Scott
 
50%
Nathan Scott
 
42%
Brooke Davis
 
25%
Lucas Scott
 
0%




SAILOR MOON

Which Sailor Moon character are you?
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You scored as Sailor Saturn
You are mysteriouis, enjoy reading and like the colour purple. You use your silence to attack others. You are able to defend yourself against most things.


Sailor Saturn
 
92%
Sailor Moon
 
83%
Sailor Uranus.
 
75%
Sailor Mars
 
67%
Sailor Mercury
 
67%
Sailor Jupiter
 
58%
Sailor Venus
 
50%
Sailor Pluto
 
42%
Sailor Neptune
 
42%
Sailor Chibi Moon
 
8%


Chi altri sarò? Alla prossima puntata...