venerdì 26 novembre 2010

Sensei non solo di me stessa


Ho una discepola.
Incredibile, ma vero.
Incredibile è che una ragazzina di 13 anni molto normale con le discutibili passioni dei tredicenni normali per Gabriel Garko (ammesso che possa essere normale una passione per ‘sta sottospecie di palestrato che recita come un mattone ed è bello come una bratta) e i Jonas brothers, possa scegliere come modello di donna e maestra di vita una come me che di vita non è che ne abbia molta e che comunque non è che rispecchi i canoni condivisi da società, tv e sue coetanee. Certo non che lei conosca i dettagli della mia sordida esistenza, non credo li comprenderebbe tutti, invero. Ma viene a casa mia spesso perché le piace sentirmi parlare, mi subissa di domande, vuole che le presti dei libri e chiede anche consigli sui fumetti. Mi ha confidato che le piace disegnare e che da quando mi frequenta grazie alle mie parole e ai libri e fumetti che le presto, prova lo stimolo continuo a disegnare paesaggi e personaggi che incontra nei libri, variando un repertorio prima molto ristretto. Oggi scherzando mi ha chiamato sensei, ha detto che sono il suo maestro di vita e di letteratura e di grammatica (perché le do anche qualche ripetizione visto che nella sua scuola fanno poco e niente) proprio come Kakashi per Naruto, Sakura e Sasuke.
Ha iniziato a leggere Naruto e ne è totalmente presa, in realtà suppongo che sia spinta a venire spesso a trovarmi dalla voglia di proseguire nella lettura e fare incetta di fumetti. Ma gliela perdono, in quanto mia discepola è chiaro abbia appreso la passione per le storie e la necessità bruciante di conoscerne evoluzione e dettagli, di perdersi nelle pagine e uscirne solo quando non ce ne sono più da far frusciare. Impara bene la cucciola. Ma la cosa che ha dello spettacolare e che mi lascia basita e deliziata e anche un tantino orgogliosa certo, è vedere quel luccichio attento nei suoi occhi, quell’ammirazione che si esprime in occhi sgranati e bocca aperta con cui avidamente chiede i dettagli e mi confessa che quello che le dico le piace molto e che vorrebbe essere come me da grande, che vuole essere, sue parole eh…non me le invento mica “intelligente, interessante, diversa da tutti e intrigante che sa tutte queste cose così approfonditamente e che ha un suo modo di vivere essere e vestire diverso da quello delle altre che sono così pallose”.

°_° ….. Ecco. Questa era la mia espressione mentre la bimbetta sciorinava elogi e ammirazione per me…no dico, avete capito? Per me! Per il mio strano e sbambollato modo di essere/vivere/sentire. Mi rendo conto che alle persone normali tutto questo può sembrare superfluo e che i ragazzini sono facili a entusiasmi e cercano spesso dei modelli a cui ispirarsi e li trovano negli adulti, ma certo non in me! Io non sono un modello, sono anzi l’antimodello più estremo che vi sia. Eppure lei pare non vedere i miei difetti, o le mie manchevolezze, o i miei fallimenti. Oppure li vede e non li considera. Oppure le interessano solo certi altri aspetti…non lo so… insomma che ne so. So che mi lusinga. Che mi piace. Mi piace che questa ragazzina dolcissima e abbastanza intelligente da voler crescere distinguendosi dalla massa, ha scelto me come suo mentore, come persona atta ad illuminarle la via, a fornirle le leggi base e le materie prime per aiutarla a costruire un mondo interiore che sia solo suo e il più ricco possibile. Certo qui intorno c’è la carestia in questo senso e il fatto che le sono spiccata all’occhio e l’ho stuzzicata e incuriosita le dà merito. Non è da tutti a quell’età e, diciamocelo, non è da tutti neanche in età più mature, apprezzare il diverso e volerlo conoscere e farlo proprio per vivere nutrendosi di esso. Arrivare addirittura a capire e condividere le mie scelte da adolescente, quando rinnegai i miei compaesani e coetanei per scegliere la strada più tortuosa e solitaria che ha portato a quella che sono, è davvero notevole. E’ stata lei a scegliere me come maestra e forse così dovrebbe essere piuttosto che il contrario: devi avere le carte se vuoi affrontare una strada indipendente.

Lei non cadrà nelle mie stesse fosse di sgomento e paura, non farà i miei stessi errori e non avrà i miei rimpianti, perché ci sarò io a indicarle la via e il cammino quando ne avrà bisogno come tutti gli adolescenti. Io non avevo nessuno. Ero smarrita, spaventata come un pulcino fradicio sperso al buio, sotto la tempesta che lo investe da tutte le parti. Se solo avessi avuto io alla sua età, una persona più grande a capirmi e appoggiarmi, guidarmi, un maestro o un’amica, quel pulcino forse non starebbe ancora qui a tremare. Mi sarei accontentata anche solo di qualcuno con cui parlare delle cose che avevo in testa, delle mie passioni, delle mie storie, dei miei libri, neanche oso immaginare quanto sarebbe bello avere avuto qualcuno a consigliare e fornire libri, musica, fumetti invece niente. Ho fatto tutto da sola. E non so se essere orgogliosa di questo, o piangere le lacrime che risalgono bollenti al solo ricordo di quella tristezza, di quella solitudine spaventosa. Molto più di questa che vivo in questo periodo della mia vita, perché questa è ponderata e consapevole, basata su robuste impalcature che so bene da dove provengono. Quella di allora era inaspettata, nuova, vorticosa, obnubilante, inspiegabile. Inspiegata da nessuno.

Tutto sommato anche io posso dire di avere avuto bravi maestri. Hanno popolato le mie letture prima, i miei sogni durante e le mie storie poi. Non è certo come avere un mentore in carne e ossa e affetto sempre a disposizione, ma con al giusta dose di fantasia e la giusta biblioteca si può compensare. In parte. Io voglio loro bene come fossero veri. Un po’ patetico, ma tant’è.
Renderò fieri i maestri dei miei sogni, sarò un bravo sensei. E se riuscirò a trasmettere quel po’ di erudizione e saggezza che la mia vita triste mi ha insegnato a questa giovane e promettente allieva, allora, forse, la mia vita non sarà stata del tutto inutile e gettata al vento.

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