venerdì 31 dicembre 2010

Buona morte 2010


Non voglio che l’ultimo post dell’anno sia quello con le parole tremende delle mie false amiche. Ho capito che è meglio sola che amici io non ne avrò.
Finisci 2010 finisci in fretta. So che sarò triste e depressa stasera, per essere ancora una volta qui, a casa, solo con la mia famiglia, ma che alternativa ho. Nessuna.

Ti prego arriva in fretta 2011 e porta un po’ di magia per me , un po’ d’amore, di progetti conclusi, di vita vera, un pochino poco poco d’amicizia, quella vera, grande preziosa, che sogno da sempre e che non c’è per me. Ti prego 2011, sii un anno migliore dei precedenti.

Non lo merito, solo un po’, anche io…?

Le mie false amiche- seconda parte


L’ho memorizzato sul cellulare il famoso, dannato squallido messaggio che le mie presunte amiche mi hanno scritto e ora lo trascrivo, non può andar persa cotanta perfetta stupidità, opportunismo becero, cretineria, cattiveria gratuita e chi più ne ha più ne metta:

“Mettiamo in chiaro una cosa: brutte stronze vai a chiamare qualcun altro e non noi hai capito? Ora ci hai veramente seccate con questo tuo modo di fare da maleducata. Se non ci siamo fatte sentire è perché c’è stato un motivo molto più serio e grave e non perché abbiamo fatto nuove amicizie. Fino a prova contraria abbiamo sempre tenuto fede ai nostri impegni con te o sbaglio? Cerca di moderare il linguaggio che non parli con pecore. Nessuno ti deve niente per cui invece di offendere persone che ti hanno voluto bene e che fino a prova contraria, nonostante le nuove amicizie si sono sempre fatte in quattro per venire a fare i tuoi comodi, chiediti il perché, chiama ogni tanto. Questo è il ringraziamento di tutti questi anni???E’ vero!Ad oggi far del bene è delitto..Maleducata, quando rivolgi alle sottoscritte sciacquati la bocca!!”

Questo è quanto.
Ho corretto gli errori grammaticali più macabri presupponendo siano errori di battitura (cioè…non credo conoscendo la tizia che l’ha scritto, ma diamole il beneficio del dubbio), ma ho mantenuto le irregolarità sintattiche e la mancanza di funtori per rendere al documento la fedeltà che merita.

Analizziamolo:
  1. Mettiamo in chiaro una cosa: brutte stronze vai a chiamare qualcun altro e non noi hai capito? : Heil Hitler!
  2. Ora ci hai veramente seccate con questo tuo modo di fare da maleducata: perché quale altra volta vi avrei date delle stronze in un messaggio? E comunque SCHERZAVO MENTECATTE!!!
  3. Se non ci siamo fatte sentire è perché c’è stato un motivo molto più serio e grave e non perché abbiamo fatto nuove amicizie: e visto che mi avevate detto che mi avreste chiamato non appena tornate dalla vacanza, un sms in cui mi dicevate che non potevamo ora vederci era troppo vero? Tanto chissene se io aspetto di uscire con voi, voi ve ne fottete giusto?
  4. Fino a prova contraria abbiamo sempre tenuto fede ai nostri impegni con te o sbaglio?: impegni? Uscire con un’amica è un impegno? E comunque sbagli: già in agosto non sei uscita con me come avevi detto, prima di questo…
  5. Cerca di moderare il linguaggio che non parli con pecore: visto l’entità del messaggio più che pecore direi oche.
  6. Nessuno ti deve niente: uscire con voi sarebbe qualcosa di dovuto? Chi ha mai pensato che qualcuno mi deve qualcosa solo perché si professa mia amica!
  7. Per cui invece di offendere persone che ti hanno voluto bene: un passato prossimo di troppo.
  8. E che fino a prova contraria, nonostante le nuove amicizie si sono sempre fatte in quattro per venire a fare i tuoi comodi, chiediti il perché: queste sarebbero le mie amiche? Persone che DEVONO FARSI IN 4 per uscire due volte all’anno con me. Per me non è mai stato un dovere né un peso figurati se la mia testa poteva concepire che amicizia per qualcuno fosse farsi in 4 per stare AI MIEI COMODI??? E quali sarebbero i miei comodi? Mangiare una pizza?
  9. Chiama ogni tanto: Be loro sono in due e chiamano meno di me quindi se la matematica non è un’opinione, inoltre ho mandato loro sms a cui non sono ricevuto risposta.
  10. Questo è il ringraziamento di tutti questi anni??? RINGRAZIAMENTO? Dovrei ringraziare per la loro amicizia?
  11. E’ vero!Ad oggi far del bene è delitto: FAR DEL BENE, loro sono la Caritas e escono con me non perché gli piace o mi vogliono bene o sono miei amiche, ma per far del bene…
  12. Maleducata: ohibò la regina delle stupide mi ha dato della maleducata che disgrazia…
      13. Quando rivolgi alle sottoscritte sciacquati la bocca!!: Sì…e poi vi sputo in faccia però.

Le conclusioni le ho già tratte nel precedente post, quindi direi che mai come questa volta, è il caso di dire:
FINE

Le mie false amiche- prima parte


Il 30 dicembre 2009. ovvero esattamente un anno fa, fu l’ultimo giorno in cui uscii con le mie amiche di Catanzaro. Una pizza mangiata nella rinomata pizzeria del mio paese. Una serata piatta, niente di che. Le mie uscite con loro non sono certo famose per originalità e spasso. Ma c’è sempre stata quella complicità che deriva dal conoscersi a fondo e dall’accettarsi per quel che si è.

Oh loro sono diverse da me. Hanno sempre con malavoglia guardato alle mio strano modo di essere. Quella mia viscerale passione per i libri per loro non solo era priva di senso ma anche deleteria al punto da proibirmi di tirar fuori un libro quando ero con loro sul lungomare o altrove, perché questo mi avrebbe fatto spiccare tra la massa che mi avrebbe etichettato come “strana” e loro con me visto che mi stavano vicino. E’ esattamente il genere di atteggiamento che derido, ma il fatto che loro me lo propinassero con tanta sicumera, come se fosse roba normale, mi ringalluzziva, mi divertiva. Quale testa bacata può fare un tale discorso? Quale encefalogramma piatto, quale personalità omologata, quale stupidità radicata nelle viscere può concepire un pensiero tanto conformista e malsano? La paura di essere giudicate e di essere considerate diverse, loro non la celavano, la manifestavano in tutto il loro modo di essere e di vestire, di vivere. Invidia, malumori, scelte, anzi, loro due, M&M, sono il prodotto perfetto del bigottismo più becero. Al contrario di altri però non fanno finta di non esserlo, di essere intelligenti e originali. Sono questo e vogliono essere questo. E nonostante io sia esattamente l’opposto, mi ha sempre suscitato una sorta di rispetto divertito il fatto che abbiano deciso cosa essere e che per quanto stupido sia, lo portino avanti con perseveranza. E forse anche il fatto che io risaltavo davanti a loro e ai loro amici di turno per le caratteristiche opposte che avevo. Anche questo credo mi abbia spinto a mantenere un’amicizia negli anni che altrimenti non avrebbe avuto ragione d’essere. Ho mollato persone per molto meno.
Con loro siamo state insieme a scuola, dal terzo anno delle superiori in poi, sedute vicine, anzi io al banco davanti, sola il terso anno poi con un’altra befana. Io ero la dispensatrice di compiti in classe dalla matematica al latino, dall’inglese alla filosofia. Ho sempre saputo che mi tenevano cara solo perché garantivo loro la possibilità di superare l’anno scolastico anche se senza lode e con qualche infamia. Ma non è mai pesato. Ero così sola…
Quando optai per Cosenza invece che Roma, per l’università, tra le ragioni quella della loro presenza a Cosenza con me fu senza dubbio quella che mi fece protendere per l’università di merda dove sono finita. Poi loro non vennero e quel che è peggio me lo dissero solo a giochi fatti. Ci rimasi male, oltre che per questo per molte cose in questi anni, atteggiamenti loro che non mi tornavano, indifferenza o trascuratezza. Ma poi loro tornavano o io mi facevo viva e archiviavo il tutto come mio eccessivo timore di essere fregata, abbandonata.
E’ che c’erano. Un paio di volte all’anno e senza dubbio io dovevo adeguarmi a loro, uscire con i loro amici cretini, frequentare a capodanno o in altre occasioni locali da borghesi con le tarantole al culo che dimenano le chiappe. Il tutto estremamente noioso, per me, ma uscivo, non mi deprimevo sempre a casa da sola. Loro mi volevano! Era così strano,diverso. E…falso. Ma questo l’ho scoperto solo dopo. O forse l’ho sempre intuito e ho fatto finta di niente. Inoltre potevo raccogliere altri dettagli sulla gente, soprattutto i miei coetanei, e schifarmi ulteriormente del loro piattume, della loro stupidità. Era divertente in qualche modo.

Per farla breve dovevamo vederci in agosto (questo agosto) con M&M, ma visto che finalmente hanno raggiunto il loro scopo di farsi un gruppo di amici minchioni con cui fare tutte le loro cose minchione, non hanno trovato tempo per me. Andiamo per ordine.
Il nuovo gruppo: mi è capitato di passarvi una serata sono un branco di mentecatti ridanciani e modaioli, che per giunta si credono divertenti e ganzi e troooopppo coooool! E spiritosi, e che non fanno che osannare la loro compagnia e quanto la loro amicizia sia forte, salda e ovviamente, coooollll! In realtà non è neanche un affetto sincero che li lega, solo la necessità di avere qualcuno con cui fare delle cose. Si sono trovati e adeguati. Squallido.
Le cose che fanno? Locali - lungomare; lungomare-locali; discoteche-lunapark; crociere-mare; vacanze-picnic; locali-lungomare.

Le tappe della fine di una grande minchiata di amicizia:

  1. In Agosto le contatto per uscire. Mi dicono che non hanno posto in auto e che devo provvedere da sola. Dico loro che posso andare sola ma al ritorno devono accompagnarmi. Non rispondono. La sera gli invio sms dicendo che se non possono non fa niente. Loro dicono che si sono scordate di rispondere e che non escono più. Non vero: escono ma non avevano né posto né voglia di stare con me, preferivano stare con la compagnia di babbei a babbeare.
  2. Mandai un sms a una di loro per chiederle se voleva venire al concerto di De Andrè-figlio, con me. Non mi ha risposto.
  3. Le salutai prima che partissero in crociera e mi assicurarono che la prima cosa che avrebbero fatto una volta tornate sarebbe stata uscire con me.
  4. Tornarono dalla crociera, passò una settimana senza che si facessero vive, le contattai io chiedendo loro se uscivamo. Non mi hanno risposto.
  5. Passato un mese di silenzio inviai loro quello che doveva essere un messaggio scherzoso. Ok sono pronta ad ammettere che possa essere preso per messaggio serioso, ma è molto difficile che accada, inoltre ho precisato dopo lo scherzo ma non è servito niente. Il messaggio non lo ricordo bene ma era pressappoco così: “Brutte stronze!!! E meno male che dopo la crociera la prima cosa che avreste fatto era quella di uscire con me! Seee col ciuccio! E’ passato un mese e niente, da quando vi siete fatti la nuova compagnia siete diventate antipatiche” E a concludere una faccina con i denti stretti. Fraintendibile? Forse anche se delle persone che mi conoscono da 12 anni non dovrebbero fraintendere.
  6. Una delle M mi risponde. Credo fermamente che questo messaggio sia opera sua perché lei è cattivella e maliziosa e opportunista molto più dell’altra, ma l’altra M con cui ero più i sintonia (non è cattiva, solo opportunista e ariete come me) non ha mai preso le distanze, mai fatto neanche uno squillo. Anzi neanche ha risposto alle mie chiamate poi. E’ che fanno le amichette del cuore. Su facebook si scrivono tanti di quei messaggini smielatini tipo “Sei la mia luce” “ amiche del cuore forever” “sarai sempre la mia tiramisù” “Gattina” un po’ molto da lesbiche a dire il vero. Agiscono sempre insieme e nello stesso modo senza che abbiano una personalità indipendente, a se stante. E non credo che la M2 abbia abbastanza palle per fare qualcosa di discordante alla M1.
  7. Comunque il messaggio che mi ha sbriciolato addosso 12 anni di amicizia, che mi ha fatto capire quanto io conti poco o nulla per le persone che mi stanno vicino è così fenomenale e terrificante che merita un suo post a parte, il prossimo. Una prima pagina…Qui continuo con l’evolversi della cosa.
  8. Ho quindi, subito dopo, risposto esterrefatta e con le mani tremanti che il mio voleva essere un messaggio scherzoso per richiamarle e uscire insieme e che chiedo comunque scusa se ho offeso qualcuno non era mia intenzione visto che scherzavo. Che non mi aspettavo tanta ingiustificata acrimonia nei miei confronti e che non le avrei più importunate visto che sono stata un tale peso per 12 anni.
  9. Non si sono fatte più sentire.
  10. I primi di novembre sono stata nella loro città, qui vicino. Era sabato e volevo approfittarne per parlare con la M che non ha scritto il messaggio (anche se poi non avendo preso le distanze…non sono poi così sicura che lei non abbia niente a che fare con la stesura di questo, chiaro è che lo condivide). Così l’ho chiamata ad entrambi i cellulari, ad orari diversi. Uno squillava senza che lei rispondeva. L’altro era chiuso e quando pomeriggio ho ricevuto l’annuncio che era stato acceso, lei avrà ricevuto quello delle mie chiamate. Non si è fatta sentire, neanche con uno squillo.
  11. Dopodiché c’è stato qualche messaggino su face book generale che può farmi credere che si indirizzato a me in cui si inneggia all’amicizia e alla necessità che si superi l’orgoglio perché quando persone si sono volute bene ecc, ma non hanno fatto niente di diretto e resta che M2 non mi ha VOLUTO rispondere al cellulare pur di non fare qualcosa che alterasse la sua amichetta idiota. Oppure non aveva le palle di affrontarmi, chissà.
  12. Ho risposto con un messaggio altrettanto generico scrivendo che erano detestabili le persone che parlavano tanto di amicizia per poi non rispondere alle chiamate o scrivere che ti hanno fatto del bene ad uscire con te e che  qui chiudevo con un messaggio che tanto squallore ha portato nella mia vita.
  13. Loro hanno inserito altri messaggi scemi su come loro sono persone rette, vere amiche e che se non parlano sono arrabbiate e che chi non le vuole non le merita.
  14. Il fatto che non si sono fatte più sentire…mi pare chiaro che hanno preso la palla al balzo per liberarsi di me e uscirne con la coscienza (secondo i loro criteri) pulita.
  15. La cosa finisce qui, non credo ci sarà un seguito. E so che non dovrei neanche pensarci visto il messaggio (nel seguente post) e visto che, dopotutto, sono persone così squallide da concepire l’amicizia come fare la carità; da dover creare su fb un profilo di un tizio muscoloso finto che faccia loro la corte per tirare acqua al loro mulino; e soprattutto da non concepire neanche la possibilità di un’adozione. Lo so che non c’entra ma sono persone che non adotterebbero mai un bambino perché non potrebbero amarlo se non fosse loro. La trovo la cosa più orrida del mondo e la dice lunga sulla limitatezza dei loro sentimenti.
  16. Quindi…non perdo nulla, giusto?
  17. Però loro, con tutto questo loro squallore sono amiche per la pelle, non sono mai sole, si divertono, hanno un appoggio, e hanno amici, io che mi credo così retta e profonda, sono sempre sola, scansata e abbandonata. Che ci sia qualcosa di sbagliato nel mio modo di vedere le cose? Che il mondo vada al contrario?

giovedì 30 dicembre 2010

Perderò la verginità entro i prossimi 3 mesi e mezzo


Tra meno di quattro mesi compio 28 anni.
Entro meno di quattro mesi perderò la mia verginità.

Sembra una di quelle frasi buttate lì, senza pensarci e quasi come sfida, come aggressiva ribellione alle virtuose consuetudini. All’amore stesso:”Non sei giunto a me, coglione troglodita? E io mi svendo senza ritegno e ti ammazzo. Perché tu sei come le fate, stracazzone: se nessuno crede davvero in te, ti spegni e muori, e oggi non c’è molta gente che crede seriamente in te e ti ricerca e ti nutre. Per lo più nutrono le false unioni materiali e matrimoniali. Quindi hai più bisogno tu di me che io di te, minchione!”. E ora che mi hai sfidato, t’attacchi.

Ho aspettato l’amore. 
L’ho sognato come la più cretina delle bamboccie. Sono sempre stata certa che anche tardi, in una qualsiasi, bislacca forma, sarebbe arrivato e mi avrebbe travolta e io avrei avuto la mia favola. E io avrei fatto l'amore la prima, vera, sacrosanta volta, persa tra le sue braccia, penetrata dall’altra metà di me stessa, da quell’unico essere che avrei riconosciuto perché sua è la forma della mia anima.
Cagata assurda. 
Non sono una di quelle idiote che buttano lì verità universali incontrovertibili tratte da specifiche esperienze e quindi assolutamente irragionevoli del tipo: l’amore non esiste chi vi crede ancora è babbeo.
No. Chi sono io per dire se qualcosa esiste o no, qualcosa come l’amore di cui si scrive dai tempi delle piramidi? Nessuno sono io! A mala pena ho la competenza per decidere se esistono i nodi per lacci da scarpa o sono solo nodi generali adattati al particolare!
Ma posso, questo sì e con abbondante cognizione di causa, affermare che, non è in serbo per me, che per me non c’è nessuna seconda metà della mela, nessun amore favoloso e favolistico. Dopo 27 anni, inutile continuare a ripetersi che arriverà. Nun ce sta.
E quindi basta aspettarlo. O meglio. Forse lo aspetterò per sempre, anche inutilmente, perché non posso farne a meno, sono un’inguaribile romantica cresciuta a pane e storie quindi…
Ma non per quanto riguarda il sesso. 
Non aspetterò più di cedere me stessa, di perdermi senza contegno e affannata tra le braccia dell’uomo che amo. Oh no. 
Prima di compiere i 28 anni, sarà con una persona conosciuta da poco o con qualcuno che conosco, farò sesso, perderò questa cazzo di verginità che per me non vuol dire davvero ma davvero nulla. Non è che non sono mai stata con qualcuno per mantenermi pudica e intatta per l’amore. Non l’ho mai fatto perché volevo fosse grandioso e perché non ne ho mai, davvero sentito il desiderio. 
Ora invece lo sento e penso che non sia una scelta sbagliata farlo senza che ci siano implicazioni sentimentali: sarei più serena, più libera di lasciarmi andare senza paure varie, senza aspettative deluse.

Quindi, ho un progetto e sono determinata a realizzarlo.
E siccome i quasi-quattro-mesi voleranno, devo cominciare a organizzarmi.
E se alla vigilia del mio compleanno non ho ancora realizzato il proposito, userò una banana e tanti saluti!

2010 de merda


2010 in cantiere ed è il momento di trarre le somme. Vediamo.
Niente amore.
Amicizia scesa sotto il minimo storico.
Niente lavoro.
Niente scrittura.
Lettura scarsa in netta discesa rispetto agli anni precedenti. Solo 55 libri letti (12357pagine). E pensare dovevo arrivare finalmente ai 500 libri letti su anobii e invece sto forma al 461.
Università in stallo.
Bloccata nel mio paesucolo da strapazzo.

Un anno di merda da archiviare assolutamente. Non fosse per come il fatto che ho preso di petto alcuni miei problemi (per esempio sono riuscita ad andare dalla psicologa ecc…), sarebbe davvero un anno perso inutilmente tra l’alta marea di anni inutili che la mia giovinezza ha visto svanire, inconcludenti.

La sezione amicizia è stata maggiormente soggetta a catastrofi, non che la cosa rappresenti una novità, ma è imbarazzante consatare la costanza con cui, a un certo punto, in un modo o nell’altro, per una ragione o per un’altra, trovino tutti l’oppurtunità di svignarsela da me:
  • C. che diceva di essere il mio migliore amico mi ha bloccata, esclusa dalla sua vita e mi ha anche indirettamente augurato angoscia e miseria. Certo è un po’ malato come atteggiamento chi lo esclude, ma gli volevo bene e mi spiace ancora un po’, nonostante tutto e nonostante con lui, davvero, non ho fatto niente di male:
  • Le quattro persone che sentivo su msn, scomparse nel nulla o le sento molto raramente e senza “pathos”;
  • A. mah…lui poi…tre anni che non ho sue notizie. Aveva detto che voleva sentirmi, che voleva essermi amico, mi risponde a malapena quando gli faccio gli auguri per il compleanno. Che gli avrò mai fatto? Niente ne sono certa. Devo proprio spaventarli…Tra tutti gli “eliminati dal gioco”, nonostante non lo senta da moltissimo, è quello che mi manca di più. Chiaramente non solo a lui non manco, ma gli sono completamente indifferente e se pensate che per tre anni ci siamo sentiti tutti i giorni anche al cellulare per mesi interi a volte 16 ore di continuo su messenger…trovo assurdo che si posso ignorare qualcuno che è stato così presente, come si fa? Ma tant’è;
  • M&M ovvero le mie pseudo-amiche catanzaresi scomparse e visti gli ultimi sviluppi, credo non le sentirò più, ma loro e lo squallore che mi hanno riservato meritano un post a parte;
  • P. che è una mia vicina di due anni più grande di me con la quale sono praticamente cresciuta e con cui non ho contatti seri da anni perché è diventata una scema borghese, da quando mia madre ha smesso di parlare la sua famiglia per problemi condominiali, lei ha del tutto smesso di rivolgersi a me, si è sposata le ho fatto il regalo neanche un sms di ringraziamento mi ha inviato. S’impiccasse, non fosse che sono due notti che sogno che mi manda una lettera perché vuole chiarire, avere un contatto. E’ uno scemo il mio subconscio, dovrebbe capirlo ed evitare di sperare che gli idioti si comportino da non idioti;
  • M.T. amica amica amica, se ne è andata da Cosenza, la sento solo quando le amndo gli auguri per il compleanno, scema io che continuo a fare gli auguri a tutti;
  • R. che era un’approfittatrice e l’ha dimostrato sparendo dopo che ha lasciato l’appartamento a Cosenza;
  • Stefania. Da lei non me l’aspettavo. L’ho chiamata spesso le ho chiesto se ci vedevamo nelle ultime occasioni in cui sono passata da Cosenza. Niente, dice che è impegnata e non può e non si fa più sentire…mha;
  • Paola, da quando si è sposata non si sente più, neanche risponda ai messaggi forse ha prolificato e non ne vuole saperne di niente…;
  • Una ragazza di anobii, cazzo se mi spiace, stessa età, identica a me, una rarità insomma. Mi ero illusa di aver trovato un'amica vera, che potesse capirmi, con cui instaurare una forma di amicizia vera. Mi ha scritto un paio di mail enormi prima di scomparire. Non capisco perché è scomparsa, non capsico perché tutti scompaiono…ma che gli faccio, fa tanto ribrezzo essermi amica??? Era stata lei a voler ampliare la conoscenza e il resto e poi scomparsa. Le ho mandato due mail per chiederle spiegazioni e non mi ha cagata eppure è viva, aggiorna anobii… Ci sono rimasta male, sinceramnete male.

Sono così triste e stanca e triste e stanca per tutto questo….Niente amici più per me, neanche ci spero. 
E così sia.

Questione di semantica


Mi è appena stata ricordata una genialata di imprescindibile semantica firmata me. 
Non so come posso averla concepita, ma meglio inciderla da qualche parte prima che svanisca nei recessi più disastrosamente bui della mia memoria, ovvero quasi tutti i recessi visto che ho una memoria che fa acqua in ogni dove…mi è sempre piaciuto paragonarla a uno scolapasta, credo renda l’idea alla perfezione.
Ah sì, la genialata. Sintetizzabile così:

1.      Il termine dispregiativo “sfigata” non ha motivo di esistere al femminile perché non si può attribuire alle donne.
2.      Perché letteralmente “sfigato” significa “privo di figa” e:
                     
 a) le donne non sono generalmente interessate alle fighe altrui quindi esserne prive non è sinonimo di sfiga;
 b) le donne hanno la figa quindi non possono essere sfigate.

Mi pare lapalissiano, ma non ci pensa mai nessuno…

Pensieri mattutini - 3

Per quale diavolo di ragione continuano a farmi male le ovaie e a dolermi tremendamente il seno senza che il ciclo arrivi? Che a qualche dio ramingo non venisse la malsana idea di farmi concepire senza peccato. Io voglio peccare, voglio tremendamente peccare.

Pensieri mattutini - 2

Se continuo a mangiare cioccolata lieviterò come una mongolfiera. Meglio non pensarci e andare a mangiare cioccolata.

Pensieri mattutini

Sarà mai possibile che esiste un principe per ognuna di queste squinzie da favola e non per me. Dove diavolo sta il mio fottuto principe?

mercoledì 29 dicembre 2010

Vigilia con borghese


Vigilia di Natale alla casa "estiva" degli zii romani. Da quando hanno questa casa, ovvero due anni, la vigilia ci tocca passarla con loro e con i parenti di mia zia, il che vuol dire borghesi+borghesi moltiplicato al borghese diviso borghesia spiaccia. Che tradotti tramite un codice meno matematico vuol dire “tortura per me”.
Non che siano proprio malvagi i parenti di zia. Anzi alcuni di loro hanno il pregio di sparare qualche battutina magari superflua e scontata, ma che, espressa in dialetto, aiutata dal vino ancora crudo che vendemmia uno dei fratelli di zia, dalla prospettiva di un buon banchetto e dall'atmosfera ridanciana generale, fanno il loro effetto giubilante e non ci si annoia, diciamo così. Diciamo, anzi e meglio, che la sera della vigilia di Natale mi trovo io in una predisposizione d'animo più accomodante e tendo a sopportare la loro presenza e ad adeguarmi, almeno apparentemente, ai loro ranghi per necessità. E perché ne sono costretta.
Nella fattispecie, ad animare la serata eravamo in diciotto, ovverosia: io, mia madre, mio fratello (mia sorella è in quel di Roma non scesa perché si secca e perché deve, beata lei, lavorare); mio zio, mia zia, il mio cugino ventiduenne, il mo cugino quattordicenne. La compagine della famiglia di zia è la più nutrita (anche se ormai sono quasi un'estensione della mia di famiglia visto che sono quasi perennemente presenti in feste e ricordi. Soprattutto ci sono a costellare le mie estati di infanzia e adolescenza sole e tristi mentre i miei quasi coetanei appartenenti a quella compagine, se la scialavano con le loro compagnie di amici genuini e bighelloni) e comprende due famiglie di quattro componenti ciascuna: padre e madre dottori in una, l’apoteosi più sdilinquita del borghesismo, un figlio di un anno più piccolo di me, perfettino e pseudo genietto, dico pseudo perché non credo che effettivamente lo sia, ma lo hanno sempre sventolato ai quattro venti come tale fin da quando andavamo al liceo, quindi alla faccia della fiducia in se stesso, se uno non ce l’ha te la inculcano fin nel profondo e l’acquisti per forza quindi non puoi che autoproclamarti genio. Semplice. Geniale, è il caso di dire. Insomma sto tizia si è laureato e specializzato in fisica con 106 o 107 non ricordo (108? Non credo 108, ma comunque siamo lì) e ora pare sia fidanzatissimo (e innamoratissimo??? Questo non lo so…) con una ragazza più grande di lui non so di quanto e quindi urge per loro la necessità di sposarsi per metter su famiglia. Mah. Resoconto della sua vita non richiesto, ma mi serve per mettere ordine perché devo ammettere, che il morboso borghesuccio antipatico e montato, ha lasciato il posto a un pasciuto e dolciastro ragazzo che mi ha ispirato tenerezza. Ho cercato di instaurare un qualche tipo di conversazione, anche se in realtà non è che sia stata molto brava, non è che neanche mi ci sia impegnata granché. Volevo davvero farlo, davvero parlare con lui. Il punto è che non so perché. Posso tranquillamente affermare che fino a qualche anno fa ho odiato questo ragazzo perché incarnava esattamente tutto quello che io non ero, aveva tutto quello che avrei voluto avere e nello stesso tempo che detestavo: aveva una vita serena e perfetta, era sicuro di sé, brillante, con una famiglia che lo amava, lo viziava, lo ergeva su un piedistallo, aveva un sacco di amici, faceva un sacco di viaggi, era considerato carino, aveva anche amici americani molto carini. Una volta in spiaggia mi chiamò perché io me ne stavo da sola, credo sotto dritta dei genitori e il suo cretino-ma-carino amico americano mi disse qualcosa in inglese che io non capii (anche se col senno di poi interpretai, ma ero così nervosa in quel momento…) arrossii come un’idiota e gli diedi comunque la mano che mi tendeva e lui mi afferrò e mi attirò con uno scossone nel mezzo del gruppo, facendomi cadere sulla spiaggi. Tutti quegli stupidi seduti lì intorno, amici del nipote di zia che chiameremo Trex, risero. Inutile dire che avevo un groppo in gola ed ero… mortificata, imbarazzata, triste…avrei voluto sprofondare. Scappai via e non tornai in spiaggia per un sacco di tempo e mi tenni lontana da loro il più possibile. Dopo qualche anno ritentai la sortita, provai a fare amicizia e cercai di comunicare con qualcuno di quelle ragazzine carine e viziate. Rispondevano a monosillabi e consideravano a malapena ciò che dicevo loro o mi guardavano perplesse e si giravano dall’altra parte. Stupide catanzaresi viziate. Le odio. Li odio tutti. Per come mi hanno fatto sentire inutile e non alla loro altezza. Mi ci sono voluti anni per capire che erano loro stupide e cattive e convinte di essere superiori. Lui apparteneva e questo codazzo di esseri e se ne vantava orgoglioso. Lui e la sorella, una ragazzina di 4 anni più piccola di me più stupida del cucco, incredibilmente mentecatta e dalla mente limitatissima impegnata a seguire le tappe prescritte senza eccedere di un millimetro, senza personalizzare il suo percorso ma solo seguendolo, come un cavallo con i paraocchi. Basta citare qualche stralcio dei suoi discorsi del 24 sera per rendersi conto del tipo di fanciullina: “…be’ ci tocca stare con la famiglia il Natale fin quando non c’abbiamo la fede al dito” ; “…capodanno noooo…capodanno si festeggia con gli amici perché Natale con i tuoi, Capodanno con chi vuoi…”. E via con banalità di tale staffa pronunciate per giunta con accento simil pisano…cosa mi sono dovuta sorbire per tutta la sera… beata mia sorella che l’ha scampata, la furba. In realtà non sono riuscita a trattenere un’espressione sconcertata quando ha nominato le fedi e lei ha ritrattato: “…vabbè per Dafne dico fin quando con convivremo…”. Ma guarda, non ti preoccupare per me bella, segui pure il tuo percorso prescritto e pace e bene sorella. Questa ragazza mi fa pena. Si crede tutta lei e vabbè, ma so da intime rivelazioni che nonostante stia con un ragazzo da anni e sono praticamente quasi ufficialmente fidanzati, non èmai neanche riuscita ad avere un orgasmo… Be’ neanche io ho avuto mai un orgasmo degno di nota, ma solo perché non ho mai fatto sesso…in quel modo deve essere difficile e…insomma non so bene come funziona non dovrei parlare, ma è triste e secondo me non è innamorata la tizia e sta insieme al coso lì perché….perchè è scema.
L’altra famiglia prevede invece lo stampo da paese dei miei, stile i miei parenti paterni per intenderci, con due figli amici dei miei cuginetti con cui dividono la passione per la chiesa e la frequentazione del vescovo e altri intrattenimenti e organizzazioni festaiole da paese. Uno è più piccolo di me di tre anni e uno più grande di uno. Il secondo molto compreso nelle attività del paese pare sia il presidente eletto di qualche associazione e fa comunella con la mia cugina ominima e coetanea, piace loro stare sempre sulla cresta dell’onda del paesucolo, al centro dell’attenzione, impegnati a organizzare eventi e recitine e cose così, si divertono così loro. Inoltre sono entrambi membri di un gruppo rock (???????????????). Ok non ce la faccio proprio a chiamarli rock non sono rock, non sono niente in realtà ma si credono molto. pare si rifacciano ai negramaro e siano arrivati anni fa secondi in un concorso indetto dal festival di Sanremo e ora hanno registrato un album che DEVO assolutamente ascoltare per farmi una stracavolo di idea anche se una volto ho sentito qualcosa e stavo per vomitare…e sono tutti molto compresi nel ruolo di promesse emergenti abbiamo anche brindato “a un futuro di successi e soddisfazioni per il loro gruppo” che chiamaerò in citazioni future, Klinex. Io stavo per sghignazzare perché mio fratello mi guardava e mi faceva ridere. Bello essere così sicuri di se ma almeno fanno qualcosa e poi non sono malaccio, montati ma simpatici, con la battuta sempre pronta, non sempre brillante, ma sempre pronta. Quindi perdonabili. Tutti abbastanza stupidi questo è da ammettere. Ma sono i capi sociali del paese, religiosi, devoti, festaioli,con la battuta pronta, promesse del rock mondiale, carucci…non si può avere tutto dalla vita suvvia.
Invece di parlare della cena di Natale sto parlando di loro, quindi concludo con il padre e la madre di zia, anzianotti dolcissimi, e il fratello più piccolo della nidiata, scapolo convinto e abbastanza scemo e fifone quando oramai ha più di quarant’anni, quarantacinque mi sa.

La serata? Si è riso molto, si è mangiato tanto, è saltata tre volte la luce e meno male che c’erano le candele accese, i miei Omini di pan di zenzero sono stati usati come segnaposto e forse per l’anomalo sapore speziato hanno avuto un sacco successo, mi hanno anche fatto l’applauso! Carini…ma non fanno per me queste cose mi mettono in imbarazzo e mi fanno diventare rossa rossa rossa. Il pandoro al tartufo di pizzo è stato straspazzolato spero lo riprenderemo alla cena in famiglia con soli mamma e fratello e io, il 31 perché era ottimo (non mi spiace per niente sta cena da soli così posso farmi gli stracazzi miei). C’è stato qualche intoppo nella successione delle portate perchè mia zia era ubriaca, quindi le cozze impanate sono state servite dopo il pesce fritto e l’insalata, tirata fuori dopo il dolce, ma questi sono dettagli.
Di solito la parte “scambio dei regali” è la mia preferita e avviene sotto la supervisione di zio, ma pare che tutti dovevano scappare di qua e di là chi per andare in chiesa chi per gestirei coro dei musicisti sempre in chiesa quindi è stata una cosa rapida.

C’è di positivo che ho sconvolto i più limitati con il mio look metal-punk (descritto nel precedente post) e che più di uno dei giovanotti continuava a fissarmi. Ora, la cosa non vuol dire niente né mi frega granché, anche perché probabilmente mi fissavano più per il mio abbigliamento alternativo (neanche poi tanto in realtà ma ‘so bigotti). Però fa un certo piacere riuscire a catalizzare l’interesse e l’attenzione dei bigottini, qui. Speravo di poter instaurare un qualche tipo di discorso/conversazione con qualcuno di loro ma nessuno si è trafelato per parlare con me e amen. Volevo solo sapere se ne ero in grado, volevo che per una sera, non mi considerassero scema. Solo per una sera…
Poi la sera è finita e se ne andassero affanculo. Loro e le loro cretinaterie.
E buon Natale a tutti.

Vigilia in punk

Il mio look della viglia di Natale ha sconvolto i più. Vero è che i più erano bigottoni perchè non che fosse così truculento, ma creare sconvolgimenti e provocare i benpensanti, anche solo per permetter loro di attivare i neuroni, è una cosa che mi galvanizza. E mi ha, in effetti, galvanizzata alquanto.
Ho provato a fare foto ma i risultati non sono entusiasmanti quindi descriverò.
  1. Leggings in finta pelle, aderenti con birchie e stelline metalliche alle caviglie a ai polpacci;
  2. Scaldamuscoli di lana bianca;
  3. anfibi neri;
  4. gonna corta di 24 centimetri di pelle terranova;
  5. maglia aderente a collo alto nera con disegni celeste metallico;
  6. golf senza maniche e asimmetrico di lana bianco;
  7. polsini con teschi;
  8. Guanti di cuoio neri senza dita;
  9. cinta con borchie;
  10. orecchini con spille da balia e cerniere.
Reazioni:
  • Mio zio: "Ammazza oh..che ti sei messa i guanti di tua sorella che ti vanno piccoli?!" Ho comunque apprezzato.
  • Mio cugino il piccolo: "Come sei punk". Carino.
  • Mio cugino il grande:" No no Dafne non andiamo bene che gonna corta dobbiamo fare un discorsetto". Borghese fino al midollo ma si preoccupa per la mia virtù il ragazzo. Caruccio ma la mia virtù è ben salda. Purtroppo.
  • Gli altri: fissarmi fissarmi fissarmi con a seconda dei casi: stupore, perrplessità, forseun tocco di ammirazione, sconvolgimento, sorpresa per l'esistenza di unlook, guarda guarda diverso dal loro, interesse, ecc...

martedì 28 dicembre 2010

Fannullona

"Però...tu sei una fannullona!". Sentirselo dire dal proprio cugino imberbe...alla vigilia della scadenza dell'ennesimo anno di fallimento, non ha prezzo.
Che posso farci baby? Mi disegnano così...
Fuck you. And fuck me.

Meno carie...

...più punk. Non mi calerò nella parte di un patetico Bin Laden del Natale augurando angoscia e sfortuna alle persone, parte per giunta brillantemente interpretata da qualche stizzito sfigato senza palle del web. Non ho alcun desiderio del genere, e me ne rallegro, invero. Ma troppe zuccherosità mi circondano e mi pare giusto controbilanciare.
Così, dopo giorni in cui qualche mio vicino (non sono ben riuscita a individuare la fonte precisa) fa risuonare per la sfera-quartiere canzoncine di natale ancora ancora e ancora senza dar tregua ai mieie vibranti timpani, e ancora e ancora e ancora oggi, oramai il 28 dicembre, ho deciso di frantumarglieli io i timpani con musica, diciamo, più altolocata. Non per elevazione sociale di riferimento, bensì per audiometria in grado di raggiungere.
Ecco dunque gli urlanti sproloqui punk-rock di Never mind the bollocks, rintinnare per vetri e mura del palazzo, ballerino improvvisato dalle frementi membra ubriache.
Le sfiziose canzoncine natalizie non si sentono più da quando ho offerto loro, ripetutamente e a volume elevatino elevatuccio, la versione rivista, corretta e punketizzata alla Sex Pistols, di Jingle Bells. Che il messaggio sia stato colto? Che l'hi-fi promulgaore di tanta tradizionale natalità si sia arreso vergognoso all'evidente superiorità rockeggiatrice?
Mai lo sapremo.

Il teatrino del Natale

Per ricreare l'illusione di un Natale normale non occorre granchè. L'ho testato sulla mia pelle e siccome io di normale non ho molto, se ci sono riuscita io, chiunque con una vita meno scapestrata può riuscirvi.
Basta avere ben visualizzata in testa l'idea festosa e posticcia del Natale, quello da pubblicità con tanto di Santa Claus che scivola dal camino sul morbido panettone che il bimbo pone nel punto dove le trabordanti chiappe del vegliardo in rosso dovrebbero atterrare. Roba, insomma, da mieleggiante film anni '80.
Associare a questo la certezza di un invito a cena per la sera della vigilia, che impedisca alla cullante sensazione di solitudine e abbandono, sotto le feste tendente alla decuplicazione, di esplodere incostrastata inficiando le bazzecolaggini di serenità a fortiori che un Natale impacchettato ad arte da alberi e frasette e presepelli e panettoni, presuppone.
Alla ricetta potete aggiungere quello che vi pare basta che delinei una visione di tradizionalistica festa in famiglia.Voi saprete che è un quadro, un presepe vivente, un'esposizione teatrale, una recitazione insomma. Altri beatamete lo ignoreranno, convinti di non impersonare un ruolo che gli è stato assegnato, ma se si divertono così chi diavolo siete voi per romper loro le uova nel paniere?
Non posso fare a meno di pensare a quanto il tutto sia dannatamente subdolo. Chi fu a costruire questo scadente teatrino natalizio e a riproporlo sul palcoscenico ogni dicembre? Arriva il Natale e ognuno si comprende nella parte da recitare, come fa il resto dell'anno per carità, ma con una condiscendenza e una mancanza di opposizione che sconvolge.
Per quanto mi riguarda la mia recita è stata ineccepibile e straordinriamente divertente: soppesare ogni tassello e ogni dannata battuta e vedere come i miei coprotagonisti reagissero ammiccanti e stuzzicati, contenti di avere la risposta perfetta, esatta, giusta al contesto. Come un copione stampato, tutti a interpretare il proprio ruolo, senza sgarro. E' stato un piacevole diversivo devo ammetterlo. Solitamente alle mie battute rispondono sguardi perplessi e sconcerteti... La gente tende a uniformarsi perchè è straordinariamente semplice e rinfrancante. Non l'avevo mai vista sotto questo punto di vista. Il mio retaggio da pecora nera mi aveva oscurato i lati positivi del belare a coro.
E allora ho incartato regali, alacremente arricciato i fiocchetti dei pacchetti, sgranocchiato mandorle caramellate e sniffato il caldo aroma speziato di quanto di più natalizio il nostro forno ha partorito in questi giorni (povero forno e povera corrente quanto spreco!). Intendo gli omini di pan di zenzero, per carità preferisco scordare l'orrido sentore di pesce che da noi si mangia alla vigilia per tradizione.
Tutto molto Christmas. Quanto davvero Merry, devo ancora valutarlo...

lunedì 27 dicembre 2010

Scuse dispeptiche

Scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate...
Scusatemi per quel che sono.
Scusatemi per quel che non riesco a essere.
Scusate i miei fallimenti.
Scusate le mie stranezze.
Acusate la mia idiozia.
Scusate la mia antipatia.
Scusate la mia diversità.
Scusatemi per l'arroganza di sentirmi diversa.
Scusate i miei silenzi.
Scusate le mie freddure.
Scusete quando ci sono.
Scusate quando manco.
Scusate il mio essere fuori posto quando ci sono e quando manco.
Scusate se do adito a pettegolezzi.
Scusate quando non ne do.
Scusate per come mi vesto.
Scusate per come non mi vesto.
Scusatemi il pomeriggio quando non studio.
Scusatemi la mattina quando non lavoro.
Scusatemi la sera quando non esco.
Scusatemi la notte perchè sogno troppo.
Scusate la mia invidia.
Scusate la mia antiborghesità coriacea.
Scusate se sono questa.
Scusate se non riesco a essere altra.
Scusate i miei gesti.
Scusate se sono codarda.
Scusate se sono insicura.
Scusate se sono inadeguata.
Scusate i miei insulti.
Scusate i miei giudizi.
Scusate quando rimprovero chi giudica.
Scusami mamma perchè sono una merda.
Scusami zio perchè sono una delusione.
Scusami parentado perchè sono poco presente.
Scusami paese perchè sono aliena.
Scusami università perchè non ti venero.
Scusami mia vita perchè ti ho distrutta.
Scusami mia amica perchè non ci sei.
Scusami mio amico perchè te ne vai.
Scusami mia amica perchè non ci sono (?).
Scusami mio amico perchè me ne vado (?).
Scusami tu, per tutto quello che sono stata, che continuo a essere, che sarò. Scusami perchè non sono chi hai desiderato che fossi.
Scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate scuate scusate scusate scusate scusate....

venerdì 24 dicembre 2010

Come andò che superai Lingua dei segni


Era una solita mattina di metà dicembre a Cosenza, con qualche spruzzo di giallo a riverberare qua e là l’erba brinata che circonda il campus universitario cosentino.
Avrei dovuto cogliere in questi meteorologici segni, un cenno di buona speranza, ma appena scesa dall’autobus il mio solo pensiero era:
  1. ingoiare boccate d’aria forzando l’ansia che serrava la mia gola;
  2. eludere accuratamente tutor minchioni appartenenti, in un remoto passato al mio corso, e solitamente intenti a fissarmi dall’alto in giù chiedendomi con infida curiosità che esame devo (ancora?!) dare;
  3. proteggere le mie stanche membra dal gelo di prima mattina;
  4. sottrarsi alla tentazione di saccheggiare i distributori di merendine che rigurgitavano cioccolata e patatine davanti ai miei occhi;
  5. evitare di vomitare dopo essermi rimpinzata di sdolcinerie caramellate.

Per schivare l’ostacolo tutor, come in un videogame di scarso gusto, ho aggirato il cubo del mio corso prendendo un’astrusa e lunga strada e mi sono rincantucciata sugli scalini gelidi davanti ai distributori.
Avevo trascorso una nottata intera insonne per ripetere e non avevo nessuna intenzione di continuare a farlo, ma tenere il quaderno tra le mani mi dava un certo conforto.
Era ancora presto quando mi sono recata all’ufficio della professoressa, c’ero solo io: ho sperato fino alla fine che nessun altro si presentasse, che lei non si presentasse, che l’esame venisse rinviato. Perché?
Dopo tutta quella fatica, dopo tutto il tempo passato a studiare, nonostante sapessi che così avrei dovuto continuare a perpetuare l’ansia per tutte le vacanza, nonostante sapessi che avrei dovuto continuare a studiare e ripetere Lingua dei segni oltre che riprendere il terribile Filosofia della mente. A dispetto di ciò, mi auguravo non venisse, mi immaginavo gironzolare serena e senza l’opprimente peso dell’ennesimo, prossimo, fallimento sulle spalle, per la Cosenza natalizia cui da anni le mie pupille sono abituate e che quest’anno mi è mancata. Parecchio.
Poi è arrivata una tizia del mio stesso corso ma di diverso anno che doveva dare lo stesso esame.
Porella! Immagino volesse ripetere, ma io non comunicavo con umano da 13 ore oramai e dovevo trovare il modo di distrarmi per scaricare l’ansia. Non che si sia fatta pregare la fanciullina in corso, anzi! Mi ha spiattellato i risvolti della sua perfetta esistenza, di come è in Erasmus da sei mesi e ora prorogherà la permanenza per altri sei, di come si diverte, di come è grandioso, di come sia perfetto il suo inglese, di come aveva addirittura scalato la classifica dei pretendenti all’unico posto per Cambridge (oddio… pensa che sarebbe studiare a Cambridge, non posso neanche lontanamente aspirarci io…con la mia inconsistente competenza e nullezza, neanche sapevo che università prestigiose e private come Cambridge fossero propense ad accogliere studenti dell’Università della Calabria!!! Figurarsi, tant’è vero che la tizia non ci è andata alla fine …) ma ha dovuto rinunciarvi perché il nostro corso idiota e improponibile di “Filosofie e scienze della comunicazione e della conoscenza”, non ha un riscontro in nessuna università rispettabile e il professore doveva seguirla a Cambridge, non ha ritenuto il suo piano di studi adeguato a un’ammissione nel prestigioso campus inglese; di come abbia poi, invece e felicemente, scelto Varsavia dove vive abbondantemente e come un pashà, con soli 100 euro al mese, riuscendo con questa cifra a pagare affitto, bollette, libri, cibo e altro, perché in Polonia con 100 euro sei ricco, in pratica; di come si diverta con feste e viva con tre ragazzi proveniente da svariate parti d’Europa; di come le manchino pochi esami per laurearsi ma se la prende con comodo e si gode l’Erasmus; di come poi, il suo ragazzo sia un quasi ingegnere anche lui in Erasmus in Irlanda; di come i suoi viti siano altissimi ecc ecc ecc.
Ho invidiato la ragazza? Assolutamente sì.
Ho desiderato essere nei suoi panni? Sì.
Mi sentita una merdina sfigata con rinnovato fervore davanti a queste parole? Sì. sì. Più che abbastanza.
Ho pensato di mollarle un cazzotto per l’esaltata soddisfazione che usava nel vantarsi della sua perfetta esistenza fatta di divertimento e vita vita vita e ancora vita davanti alla mia così scarsa di suddetta vita? Sì…certo.
Ma questo è, inutile prenderla a pugni sarebbe stato.

Quando arrivò la professoressa me la stavo facendo letteralmente sotto. Col fatto che l’annuncio dell’appello fosse stato inserito nel blog solo la sera prima, e che eravamo praticamente a un giorno dalla chiusura dell’attività universitaria per le feste, eravamo solo una ventina all’appello, ma ero così incerta e gravata dal riflesso dorato della carriera universitaria della “polacca”, che se non fosse arrivata presto la prof e non mi avesse chiamata subito, me ne sarei andata a gambe levate.

In realtà, quando ha chiesto se qualcuno voleva rompere il ghiaccio mi sono offerta.
Ok… sì sono esterrefatta anche io, non so perché cazzo mi sono offerta, non è da me. Credo per la subconscia paura di non resistere al nervosismo dell’attesa, di scappare.
Lei si è rivelata essere l’osso duro che dicevano: non solo mi ha chiesto un sacco di cose, ma pretendeva chiarimenti e precisazioni che nel libro non c’erano. Un paio di volte mi ha anche chiesto dove avessi letto quello che dicevo e io sapevo il libro talmente a memoria che non ebbi difficoltà a trovarle le pagine cui mi riferivo. Credo la cosa l’abbia colpita e le abbia fatto piacere. In più, il libro l’ha scritto lei e ha commentato con un “mi faccia vedere chissà che ho scritto” che mi lascia perplessa sulle modalità di stesura dei libri da parte dei professori, ma tanto oramai l’ho dato quindi chissene. S
ono rimasta sorpresa da me stessa. Credo che pensassi reconditamente, che non avevo niente da perdere se non uscire al più presto da lì e questo mi ha conferito un’anomala sicumera, una particolare calma che mi ha permesso di rispondere a tutto e argomentare bene e la professoressa malvagina ne gongolava soddisfatta. A onor del vero è stata puntigliosa e ha preteso molto, ma non è stata questa malvagità che mi avevano descritto. Forse perché aveva capito che avevo studiato o forse perché era reduce della morte della madre (a proposito bisogna darle credito per essere venuta a fare l’esame più che altro…mi ha fatto una gran tenerezza) e questo l’ha ammansita, non lo so. So solo che mi ha dato 30 e non me l’aspettavo di certo; so che mi ha salutato calorosamente facendomi gli auguri di Natale; che ha precisato che per due crediti ho fatto lo stesso corposo programma di altri cui invece l’esame assegna quattro crediti (il che più che rendermi orgogliosa mi fa incazzare di brutto ancora una volta col mio corso del cazzo); e so che sono fuggita da lì senza assistere all’esito dell’esame della “polacca” o altro, sono scappata dall’università verso i luccicori della natalizia Cosenza, con un peso in meno, con un esame in meno, con un 30 in più.

Ora resta solo lo scoglio enorme di Filosofia della mente, mod. A e mod. B. Dovrò affrontarlo, l’esame degli esami a febbraio, per forza. Ma febbraio è ancora lontano, il 30 ancora leggero a darmi fiducia, Natale ancora alle porte con le sue promesse di serenità sognante.
E ora vado a vestirmi per la cena della vigilia da zio…

La cucina è un gioco di ruolo

Esplosione di nouvelle cousine per questo Natale. Se l'anno scorso mi avrebbero detto che avrei passato il Natale volentieri, in cucina, con mamma, a sfornare prelibatezze, gli avrei riso in faccia sdegnosa con un: "Io?! Seeh, figurarsi se perdo tempo ad armeggiare con mestoli e farine! Meglio leggere un libro".
Inveceè proprio divertente e anti-stress cucinare. Ma credo che la parte piùi mi affascina del tutto, sia la componente sensitivo-sperimentale, nonchè quella alchemico-magica che la cucina comporta: mi sento una stramaledetta strega a mescere ingredienti, ad affondare le mani in impasti dagli afrori e dalle consistenze più disparate. E' come se potessi sperimentare risposte sensoriali cui finora non ero stata iniziata.
Particolarmente eccitante è stato fare gli omini di zenzero, i Gingerbread men della tradizione inglese, non solo perchè mi ha assorbito in una dimensione da Natale americano molto da telefilm, ma per gli odori e il sapore anomalo per la cucina prettamente mediterranea. Zenzero, cannella, noce moscata, chiodi di garofano, burro, miele, insieme, sprigionano profumi deliziosi di paesi lontani e culture nordiche. E poi sono così belli, ma così belli...peccato, non riesco a fotografare i miei e metterli, ma non sono molto diversi da...
...Zenzy.
Mi sono poi cimentata in ricette non proprio comunissime, così, tanto perchè nella mia vita non c'è molto altro da fare. Quindi per l'aperitivo di stasera ho fatto frollini di parmigliano a forma di albero di Natale, anche se non sono molti e stasera saremo venti persone da zio e tutti mangiano un sacco...ma si dovranno accontentare: chi prima arriva, meglio mangia.
Io li ho arricchiti con del rosmarino secco e della paprica

E poi, per il pranzo del 25 (saremo con degli amici di famiglia a casa nostra) ho fatto il ciambellone al gorgonzola e noci, che ancora non so neanche come è venuto ma dall'aspetto sembra una bontà.
In più, per ricreare un Natale all'american sit-com, ho rischiato una ricetta di pane all'aglio. Lo ordinavano sempre le ragazze Gilmore negli episodi di Una mamma per amica, insieme alla pizza mi pare di ricordare, e mi sono sempre chiesta come fosse. Ho trovato una ricetta su internet, ma l'ho modificata per adeguarla a uno dei programmi della nostra macchina del pane. Non so come uscirà. Controllo ogni due minuti e ancora deve stare dentro per un'ora e mezzo. In realtà ci sono due tipi di pane all'aglio: uno già pronto con aglio secco nell'impasto, uno che vede il pane normale aromatizzarsi in forno con aglio e olio. Io ho scelto la prima versione, ma è, come tutto, una prova, e un modo per fare qualcosa piuttosto che non fare niente. E comunque, mangiarlo, domani, mi farà sentire come una delle Gilmore Girls e questo me gusta mucho ed è perfettamente attinente col tipo di Natale bislacco-giocodiruolo che ho deciso di costruirmi intorno per difesa dal mondo che mi è ostile.
Il pane che sta lievitando nella mia macchine del pane;
L'altra versione che prima o poi proverò...

...tanto non è previsto che baci qualcuno al momento e se anche dovesse succedere (eh...chissà che non mi porti bene questo Natale sognante e culinario...), tizio dovrà accontentarsi di baci piccanti.

Credo che sia proprio per questo che cucino, Cioè non per riempire di baci all'aglio qualcuno, sia chiaro...anche se...no, no scherzo, non è per questo. Ma non avevo realizzato prima, anche se mi ero domandata spesso, da cosa dipendesse questa nuova propensione alla culinaria. Cucino solo cose che possono farmi sentire in un modo o nell'altro, lontana e aiutare a stringere le maglie dell'incantesimo atto a farmi evadere da qui. E quindi il solo nome del "Pane all'aglio" mi catapulta nel Connecticut; con l'odore di zenzero e miele in luoghi esotici e altre culture; con la forma dei Gingerbread men nelle tradizioni natalizie favolistiche nordiche...

Mica sono una principiante dell'evasione, io! Le studio tutte, anche incosciamente, metto in atto stratagemmi di ogni tipo per arricchire e rendere più tangibile possibile, il mondo alternativo che fa da contraltare al reale in cui vivo. Così posso vivere in entrambi: uno è una facciata e gli altri mi percepiscono lì con loro; l'altro è solo mio, nella mia testa ed è lì che vivo realmente, compressa e compensata in me stessa.
Triste, ma che alternativa ho? Nessuno vuole far parte del mio mondo reale qui...quindi mi organizzo alternetivamente. A questo proprosito, sarà meglio che vada a controllare il mo pane all'aglio...

L'avvoltoio

Come un palloncino pieno d'elio che fa presto a sgonfiarsi.
Ero tipo sette metri da terra, ieri sera, quando mia sorella, nella sua fase più incazzosa,mi chiama per scaricare i nervi. Chiama me! L'ascoltavo appena e continuavo a ripetermi come un mantra da cuore in subbuglio: "Me, me, me...è incazzata e delusa e triste e chiama me. Perchè mai?!"
Mia sorella che sente il desiderio, il bisogno di un mio appoggio, che vede me come una valvola di sfogo, qualcuno cui confidare le sue delusioni e capace di aiutarla.
Invece pare abbia chiamato altre due o tre persone oltre me...me magra consolazione.Pare che le cose con la sua migliore amica con cui condivide casa non vadano poi così alla grande anzi lei si è rivelata una gran bella egoistona. Mi spiace. Perchè è sola e triste a Roma per queste feste, ma lo ha scelto lei. Io che posso fare? Penso siano i risvolti dell'avere una vera amicizia doversi beccare una delusioncina di tanto in tanto. Posso solo immaginarlo io, non sono ammessa al dorato mondo delle amiche per la pelle. E' comela storia di Dio che distribuisce il canto e lepiume agli uccelli. Poi arriva all'ultimo e il povero avvoltoio deve accontentarsi di una tutina spennacchiata senza cappuccio e di un gracchire che sa di carcassa decomposta.
Io sono come l'avvoltoio: niente amici per me. Tutti già assegnati.

Zenzero, miele e cannella

Navigano venti esotici, stanotte per casa. Smarriti attraverso passaporte di forni, li vedi ambrati o di lapislazuli dorati, arricciarsi tra lampadari troppo occidentali, incuranti.

Sciogliersi nel nocciola dei capelli per ambrarlo di cannella.

Dare alla forma dei corpi la consistenza traslucida e selvaggia del miele.


Ho dormito con mani di zenzero.

mercoledì 22 dicembre 2010

Morfologia divina

I miei conflitti con il mio aspetto si sa, sono proverbiali. Di certo sono una di quelle che “non si piace poi tanto”. In realtà mi faccio proprio schifo. E in questi giorni di irrequietezza sono tornata desiderare ardentemente di accoltellare il mio riflesso nello specchio.Quindi quindi, indovina un po' cosa mi sono andata a cercare per confortare i miei riflessi stantii?
Un programma di cui avevo letto, che confornta la morfologia dell'immagine di un viso e la paragona quella delle persone di spettacolo per ricavarne somiglianze in percentuali.
Risultato: le mie sosia presunta non mi dispiacciono nemmanco un po', anzi! Sono tutte donne bellissime! Quindi per proprietà transitiva devo per forza esserlo anche io, ti pare (chiunque tu sia o non sia a leggere ste cazzate che sto scrivendo)?! Ecco questo aiuta molto a risollevare il mio spirito. E il mio ego.
Certo, magari fosse vero...
Ma ho per fugare eventuali dubbi scontati, ho fatto la riprova: l'autentica funzionalità del programma è attestatadal fatto che pur inserendo mie foto diverse, i volti a cui vengo paragonata sono sempre gli stessi con percentuali differenti, mentre cambiano totalmente se inserisco la foto di qualcun'altro. Quindi facciamo finta che sia vero perchèè una cosa troppo spassosa e che io somiglio:

Per ben l'80% a Rose McGowan, che io ho sempre considerato dannatamente meravigliosa con quella carnagione diafana, i tratti morbidi,gli occhi profondi, le labbra carnose ecc... quindi pensa te, benedetto lettore fantasma, come sta cosa mi ringalluzzisce!!











Moran Atias, 75%.












Kajol, 73%.













Josie Marial, 70%

Carmen Electra, 67 % (ma doveeeee)










Estella Warren, 66%. Eh sì, porca miseria siamo assolutamente identiche non c'è paragone che non regga!










Natalie Imbruglia, 64%.















E altre. Insomma sono una dea, e lo ignoravo...Buono a sapersi.

E' un Natale sbagliato. E' un Natale mio.


Oggi è il giorno in cui mi riapproprio della libertà, delle vacanze del Natale come le concepisco io. Forse è meglio dire dell’unico (e non so quanto sano) modo che posso concedermi per concepire un Natale che discosti le mie giornate-copia da quelle di tutti gli altri giorni.

Voglio stare serena, voglio divertirmi. Non mi è concesso avere amici da frequentare o posti dove andare o serate da organizzare, o notti di Capodanno da festeggiare. Ma è talmente normale che sia così, da parere scontato, come l’esito indubbio di un percorso segnato.
Inutile cercare rimedio: sola sono, sola resto, il parterre di parentado a costellare qualche cena non cambierà questo assunto, non colmerà il vuoto. Inutile stare a pensarci, ad elucubrarci su: è così, passo la mia vita con questo pensiero spillato a lettere fiammeggianti che bruciano viscere e cervello, impresse sul retro delle palpebre, nella vibrazione del mio timpano, perennemente, tanto da non concedermi alcuna via di fuga possibile dal loro lucore rimbombante.
Voglio solo questo dal mio Natale. Non chiedo che le fiamme che alimentano quella verità incontrovertibile si spengano del tutto perché è francamente impossibile: c’è, esiste, è così, è là, è qua, è ovunque, è parte di me, sono io. Impossibile cancellare, cancellerei me stessa. Impossibile conviverci senza attuare una perenne battaglia. Vorrei solo attenuarle quelle fiamme, ridurle a braci, ciocchi aranciati, ardenti di note luccicanti, calde ma non dolenti. Dormienti.
Vorrei vivere un Natale “sereno”, dove per sereno intendo non ottenebrato dalle mie solite paranoie, dal mio vivere compassato e faticoso, con la certezza di essere un errore umano che mi deprime, il senso di inadeguatezza che mi comprime, il paragone con altre persone più degne di me che mi reprime, il fallimento in tutto che mi sopprime.
Vorrei dimenticare di essere sola perché nessuno tra le persone che mi circondano, brama dal desiderio di stare con me; dimenticare di non aver realizzato niente.
Vorrei solo vivere. Stare tranquilla e vivere questi pochi giorni seguendo le mie anomale modalità come non fossero aliene e stranianti, ma giuste e compensanti.
Vorrei leggere, finalmente, dopo tanto tempo, perdermi nei misteriosi meandri di incanto che la parola genera, senza sentirmi in colpa per togliere tempo allo studio.
Vorrei deliziarmi con dolci e cioccolosità senza pensare alla dieta, al pericolo che ingrassi espandendomi come una mongolfiera e autorendendomi ancora più repellente agli occhi altrui. Vorrei assaporare con perizia le dolcezze natalizia, assimilando ogni stilla di magia che la loro alchimia produce. Usarla come bacchetta per creare, far si che apra porte sprangate e riversi fuori ciò che ancora non conosco.
Vorrei generare sogni che posso attuare, materializzandoli in qualche modo, anche fasullo, anche inutile, non importa ma vorrei calarmi nella parte trasformandomi nel personaggio di un gioco di ruolo duplice e realizzante.
Vorrei aprire contemporaneamente le mille finestre che arieggiano la mia mente conscia e inconscia con afrori di mondi altri, saltellando dall’una all’altra senza pormi freni, senza affrettarmi per tornare indietro, nella realtà. Vorrei che quella fosse la mia realtà. Perché cosa è la realtà se non la manifestazione che noi facciamo della nostra vita? E chi dice che deve avere lo stesso pigmento, la stessa melodia per tutti? Ecco. Vorrei tingere il mio Natale con la precipua melodia della mia realtà, come faccio sempre, ma senza percepirla come straniante e sbagliata. Voglio viverla serenamente e animatamente, fremendo e godendo per ogni blandente e arzigogolato pensiero di fantastico e di sogno.
Questo vorrei.
E’ un Natale poco sano. Un Natale sbagliato. Un Natale solo.
Ma è il mio Natale.

Quando viene dicembre...

... Torna vivido quel ricordo, di lui che ormai da anni più non c'è e che sta abbandonando anche i miei ricordi. Cerco di trattenerli, riportandoli alla luce della mia memoria ogni giorno, affinchè non se ne sfuggano come sabbia tra le dita. Vorrei tanto pensare che non mi odi, che non disdegnerebbe ciò che sono, ma non ci riesco. So che sarebbe così.





sabato 18 dicembre 2010

Caduta

Non posso crederci di aver mangiato di nuovo quelle maledette zeppole! A meno di una settimana da natale, sono una stupida bulimica malata che ingurgita roba senza tregua. Sono terrorizzata dalla bilancia. Terrorizzata dall'idea di perdere un anno di sacrifici non ce la farei, non mi rialzerei. Non che ora mi senta a mio agio con me stessa + di tanto o che sia questa gra cima di bellezza, ma quantomeno riesco a guardarmi allo specchio, rabbrividendo, tentennando, storcendo il naso, ma mi affaccio fuori dalla soglia senza grossi problemi.

Natale sarà tremendo.Metterò di certo su qualche kilo. Ma poi li riperdo è ora che non dovevo cedere per stare serena a natale.
5 giorni di magra. Ti prego, fa che ce la faccia...

Robin Hood degli agrumeti

Ho rubato le arance! E i mandarini. Qualche clementina. Sette limoni.
Un bel bottino solare e profumato.
E' che ne avevo una voglia matta e quegli alberi erano così carichi da piegarsi sotto il peso delle sfere. Sembravano dei piccoli soli cincofusi dalla luce del mattino catturata e riflessa dai residui di brina. Ovviamente sono su un terreno proprietà privata ma non c'è nessuna recinzione ad arginarne i confini o impedirne l'accesso. Anzi suppongo di non essere stata la prima ad intrufolarvisi perchè mancavano tutti i frutti più bassi, mentre i rami più alti ne erano colmi.
Mi sono addentrata nel folto per evitare di essere scorta dalla strada e ho piacevolmente scoperto che la sensazine non è poi tanto diversa da quella che si prova attraversando un bosco. Il sole non riusciva a penetrare i rami fogliati e io ho potuto bighellonare indisturbata certa di non essere scorta dalla strada. In realtà ho rischiato di scivolare più volte. Il terreno più interno non aveva erba e il fango insieme agli agrumi caduti e in decomposizione, rendevano arduo destreggiarsi senza sprofondare in limacciose mini-sabbie mobili.  Meno male avevo scarpe semi-adeguate:
Le mie sono grigio scuro però...

Non è stato facile prendere i frutti alti, ma sono riuscita a racimolarne una bella busta. E' stato inaspettatamente divertente. Aggirarsi per quel sottobosco improvvisato dall'odore di arancia e dai suoni simcopati, con ancora qualche ciuffo di neve a infiocchettare i recessi più scuri e l'erba tenera su cui camminare... è come calpestare cotone friabile. E la sensazione di fare qualcosa di "proibito".
Ci avrei vissuto volentieri l'ho capito perchè Robin Hood mi ha sempre affascinata e oggi più che mai, sono assolutamente certa di essere la reincarnazione di lady Marian, altrimenti non so spiegarmi perchè rifuggo la civiltà e ricerco l'ammaliante brivido del selvaggio e del proibito per quanto...caspita tra tutte le cose selvagge e proibite fatte dall'uomo nel corso della storia, le mie imprese non meritano la palma d'oro, neanche il cucchiaio di legno, invero. Ma è pur sempre un inizio no? Oggi aranceti, domani uliveti, tra un anno boschetti, tra tre foreste; oggi frutta fresca, domani castagne, tra un anno lip gloss, tra tre il principe Giovanni.
Ora ho una missione. Amen.

Stanchità 2

Stanca stanca stanca...
...di non concludere mai niente,
....anche delle immagini di inedito sofficie brillante bianco-neve-spuma-panna, che ricopre monti e prati e strade e case e tutto tutto tutto tutto è dappertutto che abbaglia e morde gli occhi, sulla spiaggia baciato dal mare, lambito dalle onde, spuma che mangia spuma, confusione di bianchi antitetici, neve che si dissolve in mare e lo corona di silenzio pulviscoloso e dondolante, mare calmo piatto all'inverosimile fagogita petali di giaccio così come raggi di sole birichini, che fendono nuvole incinte, di piccoli partorienti precoci che svincolano urlanti silenzio dalle cosce di nebbia della madri bigie, troppo lente, ancora smarrite nei cieli del sud, dalla Calafrica abbottonata ora al nord, che ne richiede le vestigia quantomeno, visto che il resto non può averlo, ma poi si stanca troppo presto di essere come lui e si (ri)vendica, inghiotte tutto, la sabbia bianca, ingoia la panna tra i suoi granelli adescando i fiocchi giocosi con promesse di splendori da paese dei balocchi "venite fiocchetti, oh... non siete mai stati qui non sapete che cos'è non sapete com'è, venite....qui c'è il caldo non lo conoscete il caldo? Peccato dovreste conoscerlo è uno slegamento dei sensi, un tiepido lucore che ti scioglie fino a prosciugarti la vita.". Stupidi fiocchi troppo precocemente venuti alla luce, dovevano restare ancora nell'utero tuonoso della mamma-cirro, avrebbero visuto, sarebbero cresciuti ammantando i boschi o le città mastodontiche del nord, invece di accontentarsi di ulivi che si spezzano, di case sparse e bottoncini di paesi incastrati nelle valli, di canne che si piegano fin terra, agrumeti dal colore troppo, troppo vivo per compensare il non colore del bianco. Come me...anche io sono fuggita in anticipo dalla pancia di mamma. Che abbia sbagliato? Che la voglia di libertà mi abbia giocato lì il suo tiro mancino?
"La libertà non è una cosa che si possa dare; la libertà uno se la prende, e ciascuno è libero quanto vuole esserlo" - James Baldwin 
...stanca di sentire rimbombare nelle orecchie le frasi di rivalsa e finta amicizia e indifferenza e stronzate di expseudoforsemaiesistite amiche, stanca di dover leggere su internet le loro rimostranze e battutine infantili senza che facciano loro qualcosa, stanca di continuare, dopotutto, a leggerle, 
...stanca di dover sempre io rincorrere, elemosinare, fare la prima mossa, ma che senso ha? Se nessuno mi vuole, se nessuno mi cerca ok, non imporrò la mia presenza a nessuno e non farò più la prima mossa. Basta, chiudo i battenti, sono stanca,
...sono stanca dopo la corsa assurda per negozi con mia madre a cercare regali e pacchi e pacchi-regali e cianfrusaglie inutili,
...stanca di incontrare ovunque parenti, di dovermi sopportare i loro sguardi languidi e soppesatori,
...stanca di dover svialare da chi cerca soldi per i bambini in ospedale, orrendamente stanca e in colpa per dover abbassare lo sguardo e chiedere scus, ma io soldi non ne ho davvero non ho una lira sputata, e se riuscirò a mandare 'sti cavoli di due euro a telethon sarà grasso che cola,
....stanca di non riuscire a trovare la ricetta dei bastoncini di zucchero americani,
...stanca di vicini imbecilli e menomati, borghesi e lobotomizzati, tutti tutti tutti,
...stanca di non riuscire a studiare bene,
...stanca di provare sentimenti di affetto e amicizia che si rivelano a senso unico e stanca, poi, di restarci male,
....stanca di non poter leggere o scrivere quando ne avrei una voglia matta,
...mi si chiudono gli occhi e non so come faccio a sare qui, una forza strana e portentosa che non è la prima volta che percepisco, muove le dita per conto proprio, mentre la mente sonnecchia, depositata in altri corpi alberiformi, alieni, spiritosi e totemici, strani non miei. Se stacco le mani dalla tastiera crollo dal sonno. Come fosse questo blog a tenermi in vita, a fornirmi energia e sostentamento adeguati a vivere visto che altrove non lotrovo, come se esistessi solo in quanto scrivo, sporadicamente, qua. E mi piace.


Stanca di tutto. Ho voglia di evasione...libri? No, quelli più a Natale, o meglio a Capodanno, quando tutti sono felici e io sola e triste. Ho voglia di distrarmi, di non pensare più a tutto questo lerciume...Domani compro le spezie e faccio i biscotti allo zenzero, ho finalmente trovato le formine dei Ginger bread men!
Sì, domani faccio gli Omini allo zenzero con la glassa colorata e i confettini per bottone.

And fuck everything else.