giovedì 31 marzo 2011

Intermezzo

Ho troppo mal di testa per ricodare e scrivere della sera della festa di laurea successiva alla seduta (La seduta), ma sfrutto l'ultimo post marzolino per aggiungere aspetti succulenti che ho omesso nella cronaca precedente.

  1. Primo aspetto, stranamente positivo della giornata listata a nero sul calendario, è la mezza mattinata che ho avuto per me. E me la sono goduta, con piccoli conforti e autococcole volti ad aiutarmi ad affrontare la laurea, la noia, i parenti, le formule, le parole vuote, e le foto. Se avessi saputo il numero di foto ad attendermi, mi sarei concessa qualche sfizio in più, ma non potevo essere pronta a tale scempio di fotocamere. Quindi ho girellato per negozi, mi sono comprata le calze velate nere con inserti argentei, ho letto al parco e mi sono sparata un frappè al lampone e una treccia danese con crema e amarena. Molto remunerativo. 
  2. Mi sono accorta che sorbirsi le sbrodolose lagne degli universitari degustando un frappè al lampone, è molto meno tediante e tanto più divertente che quando il frappè non ce l'hai. Mi sono seduta a sarcasticare tra me e me su chi mi passava davanti, alternando un sorrisetto sgembo a una ciucciata odorosa di lampone vanigliato e ho imparato parecchio sulla fauna locale. L'exploit l'ho raggiunto quando stavo ormai per alzarmi ed ero al culmine del livelli di sarcasmo e di insofferenza per quello che mi aspettava, quando mi passano davanti tre ragazze, emblema dell'universitaria e della banalità al femminile. E una gracchia con stridula vocetta: "Eh no eh...non mi dite che questo sabato ci chiudiamo in quel palazzo! Piuttosto mi taglio le vene!". Al che nella mia mente parte il previsto e non meditato commento: "Oh sì, ti prego, fallo". Non fosse che non era proprio nella mia mente, ma era sulla mia lingua e attraverso le mie labbra, sillabato e ben udibile dalle ragazzuole. Me ne accorgo solo perchè incrocio le loro espressioni sorprese e scioccate, tra l'indeciso se l'essere arrabbiate per tale faccia tosta, e l'incredulo per cotanto scandaloso azzardo. La cosa mi ha divertito parecchio in realtà e ho esposto una faccia alla "Peace&Love babies". E poi sono andata verso il calvario.
  3. Ultima annotazione, la certezza oramai consacrata di non essere io nel torto con quei miei zii e cugini e di certo non sono io la stupida. Perchè ho raccontato a diverse persone la mia divestentissima, esilarante gag dei fiori (che mi secco trascrivere però, restarà esilarante solo per l'etere) e hanno tutti riso di gusto. Poi l'ho raccontata a mia zia e mia cugina usando le stesse parole, le stesse pause enfatiche, mimando i momenti più eclatanti e...niente. Sono rimaste lì, imbambolate, a guardarmi basite e piene di ripugnanza, come se avessi torto il collo a un uccelletto appena nato proprio sotto il loro naso. Anzi, sono abbastanza sicura che questo le avrebbe scioccate di meno. E' affascinante come la loro espressione fosse identica, d'altronde nonostante si passino 26 anni si vestono anche nello stesso modo, si tingono i capelli dello stesso colore, fanno le stesse cose come lavorare a maglia. Stessa espressione di sconvolta intolleranza e disprezzo fintamente celato. Ma loro sono così: identiche e impegnate quotidianamente a giudicare ogni dettaglio dell'essere e del fare altrui, mai perfetto come il loro. Certo cementano il rapporto madre-figlia con affinità inusitate per i tempi che corrono. Sai che pizza.

La seduta

Visto che il terribilissimo marzo volge al termine, direi di levarmi di torno la piaga suppurante della laurea di mio cugino e non ne parliamo più. Anche perchè domani comincia il mio mese, bellissimo, fiorito, verde vergine e primaverile. E non voglio inficiarlo con questioni suppuranti.

Cominciamo con la seduta alla quale sono andata senza madre e fratello. Non c'è molto da dire.
Tutto molto tradizionale.
Tutto molto pataccoso.
Tutto molto inutile.
Più, un sacco di foto.
Loro sono fissati con le foto e i video. Foto di routine, in posa, finte e per me fortemente imbarazzanti. Fotofotofotofoto. Non la finivano più. Tutti gli altri laureati se ne sono fatte due standard, e poi se ne sono andati. Noi? Ah noi no: i laureati dopo mio cugino hanno avuto il tempo di festeggiare, mangiare confetti, stappare, andarsene e noi eravamo ancora lì. A fare foto di gruppo, sulla scala, poi sull'altra scala, poi con ogni membro del parentame, poi solo lui e famiglia, poi un'altra scala, poi sul prato, poi sotto l'albero, poi ancora...indovinello? Scale! Gli pagheranno una percentuale per le foto sulle scale dell'università probabilmente, altrimenti non si spiega questa fissazione per le dannate scale. Mentre ci spostavamo a passo di formica verso le auto, non appena vedevano una rampa, ci costringevano a sistemarci come manichini sugli scalini. Sono arrivata a temerle... speravo di incontrare un percorso pianeggiante o una ripida salita, invece scale scale scale. E foto foto foto. A un paio sono riuscita a nascondermi. Mi abbassavo in mezzo alla folla, tanto chi se ne accorgeva!

La seduta è durata solo dieci minuti grazie al cielo, e io proprio non so come farò ad affrontarela mia (ammesso e non concesso che un giorno ci arrivi) visto che ero nervosa già per questa e non me ne fregava niente. Domande semplici e pertinenti, voto non alto, ma non credo si aspettasse molto.

Ovviamente abbiamo dovuto sorbirci i coriandoli, gli applausi, gli auguri, i confetti, i fiori, tutto previsto tutto morboso ai limiti della decenza. E poi, quelle che temevo di più: infinite, insulse, chiacchiere. Ho parlato con qualcuno giusto per fare presenza, ma mi sentivo talmente a disagio in quelle vesti non mie, che non credo di essere riuscita a celare espressioni di noia e disgusto e mi sono presto trovata una panchina a guardia del fiorame. Il più possibile isolata.

La mia intelligentissima e coetanea cugina mi invoglia, allora ad "amalgamarmi". Che genio, eh! Però è rappresentativo di cosa ella è: un essere amorfo che si confonde incolore e inodore tra la folla omogenea. E' proprio vero che ciò che una persona è, si manifesta scientemente in ciò che dice.
Avrei voluto rispondere che io, be'... io non mi amalgamo, mai, lo lascio fare a chi non ha una personalità indipendente come lei, a chi agisce leggendo un copione già scritto come lei, a chi è bellamente barboso come lei.
Ma ero così annebbiata dall'obbligo di comportarmi bene e dal disgusto nauseabondo, che mi sono fatta coraggio e mi sono fusa tra parenti e chiacchiere.

Grazie al cielo siamo arrivati all'aperitivo, in una specie di pub dallo stile moderno con sedie tra parenti, candele galleggianti, penombra e salottini improvvidi. Ho scolato due bicchieri di spumante con l'intento manifesto di obnubilare la mia mente e di farmi perdere il più possibile la cognizione dello spazio e del tempo. Ma non era forte per niente, dannazione.
Io ero seduta con mia cugina e le sue amiche che erano lì come sempre in prima linea. Una di queste, e anche il suo ragazzo onnipresente, non sonoi malaccio a dire il vero. Abbiamo parlato del più e del meno e mangiato pizzette e calzoncini, e frittatine, e gnocchini, e arancini, e olive ascolanine, e mozzarelline impanatine, e le sante sante sante sempre consacrate patatine fritte, mentre con un occhio contavo i secondi che lentissimamente scorrevano.

Poi ci sono state le riprese al tavolo e le foto.

Poi c'è stata la pausa sigaretta in cui mia cugina si è esibita nella solita commediucola degli orrori: "Oh io una sigaretta ...eh magari.... ma qui non posso, ci sono i miei... mi vedrebbero...e i parenti....eh beati voi che fumate" e sgallettate del genere per manifestare al mondo la sua pantomima di perfezione, fino al segreto sussurrato nell'orecchio di uno di loro per rendere a tutti noto che la sua vita è interessante e i suoi amici intimi e felici, la adddddorano.

Poi ci sono stati i dolci (buoni buonini e mandorlatosi) e le fottute foto con i dolci.

Poi c'è stata la torta (troppo liquore l'ho lasciata ma mi sono divorata la panna) e le fottute foto con la torta.

Poi ci sono stati i regali (non li ho cagati, mi rompevo) e le fottute foto con i regali.

Poi c'è stata la lettura dei biglietti (idem come sopra) e le fottute foto con i biglietti.

Poi si sono presi il caffè e chissà che non si siano messi in una bella posa plastica con la tazzina di caffè e non si siano fatti le fottute foto anche con la tazzina di caffè. E la caffettiera, magari.
Io leggevo il Messaggero, intanto, e lanciavo maledizioni contro il coglione degli amici di mio cugino che conosco e che non si è neanche degnato di salutarmi. Brutto tamarro impomatato.

Poi mi sono intrattenuta ancora un po' con cugina e amiche e mi sono sciolta d'invidia per loro che stavano progettando il viaggio estivo.

Poi, grazia volle che il parente di mio cugino con cui io avrei dovuto tornare a casa se ne dovesse andare presto. Allelujia! Sono saltata dalla poltroncina, ho corso come un razzo in sala per recuperare la borsa, salutato gli zii, salutato i cugini, salutato gli amici di mia cugina e fuori di lì, come un fulmine.

Aria fresca e via un peso sul cuore. Ero talmente sollevata e felice di essere fuggita prima del tempo previsto che la prospettiva di un viaggio in auto di un'ora e mezza con  i due zii di mia cugina, non mi toccava proprio.
E invece, piacevole e imprevista sorpresa: il tipo si è rivelato un uomo intelligente e interessante, una rarità da queste parti. Abbiamo parlato per tutto il viaggio, il tempo è volato e, cosa più importante e sorprendente era d'accordo con tutto quello che dicevo. E chi è d'accordo con me non può che essere un gran signore, senza ombra di dubbio.
Gli ho anche citato uno scrittore e De Andrè e lui ha risposto alle mie citazioni con altre citazioni! Ero in sollucchero. Lo so che basta poco per rendermi felice, ma a me questo poco non capita mai e quando capita me lo godo a 360°. Abbiamo anche toccato la per me spinosa questione dell'università. E lui è stato molto accomodante. La cosa bella è che non ribatteva ferocemente pieno di sè, per imporre la sua critica sottesa (come fa mia zia sempre), ma mi ascoltava attento e si vedeva dallo sguardo che apprezzava ciò che dicevo. Ripeto, un gran signore.

E poi sono arrivata a casa. E c'era Bob Dylan ad attendermi. E meno male la prima è andata.

Patatrac aggirato

L'ho fatto.
Imprevedibile responso.
Mi ha tranquillizzata.
Per una serie di ragioni che non sono quelle che temevo e sono molto molto felice e sollevata per questo.
Che succederà?
Che farò?
I don't know. Ma davvero, I don't know.

Bastava solo che qualcuno mi dicesse che posso farcela per farmi stare meglio e rendermi serena.
Nessuno lo aveva fatto. Il che dovrebbe farmi riflettere.

Ovviamente nottata sveglia fino alle 4 del mattino. Come ai vecchi tempi e ora un gran mal di testa a ricordarmelo.
Ma fa parte del gioco.

Americani: creativi o disgustosi?

Entrambe le cose direi. Estendono la creatività fino ai limiti e degenerano spesso e volentieri. Ma a me questo modo di essere piace. Primo perchè li porta a sperimentare esperienze suggestive, disparate, estreme. Poi perchè li rendi mai banali, monotoni e prevedibili. Per questo credo che in America io ci starei da dio. Sempre meglio che in Calabria, il calabrese doc è il contrario dell'americano tipo: barboso, prevedibile e piatto.

Così loro imbastardiscono le culture altre e sperimentano sensazioni assurde. Prendiamo la nostra sacra e italianissima pizza. Loro la mangiano anche con i cereali o al gusto d'ananas, da noi sarebbe inconcepibile!
E in Alabama hanno addirittura un distributore di pizza!

Pizza con la pasta sopra...andiamo è geniale! Disgustoso ma geniale!


All'arancia, allo yogurt, alla pesca
Pizza fruit
Pizza al cheesecake

Pizza al gelato
Pizza noci e miele

Pizza broccoli uvetta e nocciole
Pizza muffin
Pizza brownies

E poi tantissime altre come quella al chili, alle polpette, la pizza dessert, ma un vero spasso è il pizza burger che ti intasa le coronarie sì, ma non deve essere niente male. Consiste nell'utilizzare la pizza come panino già condita e poi aggiungere quello che vuoi più l'hamburger.

Pizza con caramelle e cioccolata e al marshmallow!!!!








Questa al cioccolato e marshmallow la provo di certo!!!
Ce ne sono moltissime...il senso del tutto oltre che vivendo in america igrasserei come una balena, è che ho una voglia matta di pizza. Non si era capito?

mercoledì 30 marzo 2011

Sognando Paris...


Non dormo molto non combino niente durante il giorno e tendo a trascinarmi per la stanza dal letto alla sedia, dalla sedia al letto, qualche volta stramazzo a terra senza una ragione solo per cambiare prospettiva della stanza e ossigenare un po' i miei neuroni visivi.
Non  è un bel momento, assodato.
E ne risentono anche le mie notti spesso e volentieri tormentate, altre volte addirittura raccapriccianti o tachicardiche o immerse in sogni munchiani e carrolliani nel senso peggiore delle accezioni. Il paradosso è che, nonostante non siano propriamente uno sballo, uno spasso, una gran baldoria e ancora molti altri sinonimi di "divertimento", le notti risultano di gran lunga più interessanti delle mie giornate. Il che è un gran dire.

In ogni caso, seppure le ore destinate al sonno sono state ben poche nel 2011, le ultime notti le ho trascorse a fare sogni astrusi o bizzarri, di certo con un grande bagaglio simbolico, anche se non sempre manifesto. Mi hanno reso protagonista di qualche cosa, però, e io non sono mai protagonista nella realtà, quindi sono grata alle mie notti nefande. Neanche Proust credo sia mai giunto a dichiarare una cosa del genere. Il che mi conferisce un miscuglio di fierezza e nausea di me stessa che, devo ammetterlo, mi dona.

SOGNO n.1:
C'è un complesso di case e casolari rustici che connettono varie abitazioni, qui arrangiate in stile bicocca da pescatore del dopoguerra, lì nuove e lussureggianti in ghirigori ferrosi e portici fioriti. Mi ricorda una specie di ranch situato in riva al mare e abitato da una famiglia vecchio stampo di artigiani e pescatori, molto conosciuta nel mio paese. Ma qui non siamo sulle ridenti coste ioniche, bensì inoltrati in una fangosa e bigia pianura. Sono con mia madre e mio zio che mi guardano, al solito, con espressioni di disapprovazione l'una, di dubbia e rassegnata compassione l'altro. E io devo entrare per forza in quel casolare semidiroccato per dare i miei auguri alle persone che ci sono dentro. Non so per quale ragione debbo auguri e non so chi diavolo sono le persone che abitano quelle pietre fangose. Quel che so, è che io non ho nessuna voglia di farlo, che mi sento violata e forzata a stare dove non vorrei, a fare quello che non dovrei, a essere chi non sarei se potessi essere me stessa. 
Alla fine mi ritrovo a fare gli auguri alla mia maestra di matematica e scienze delle elementari: golf nero a collo altro, espressione dura e arricciata da nuove rughe non più lenite con i colori sgargianti del trucco, ma con gli stessi capelli biondo sole, alta ed eretta in posa da gendarme, mi fissa aspettandosi le mie dovute e sincere congratulazioni e il resoconto spiacevole della mia vita. 
Credo di sapere perchè proprio lei: perchè gli auguri a lei sarebbero adeguati in questo periodo e perchè dal suo punto di vista io sono piccola e inutile in confronto alle sue preziose nipoti, tutte belle, giovani e di successo nella vita, qualsiasi sia il tipo di vita che hanno liberamente intrapreso.

SOGNO n.2:
Mi vogliono ammazzare. E io cerco di nascondermi e scappare. Ho casualmente ascoltato una conversazione compremettente, di notte, in un parcheggio oscuro e isolato della città di New York. Ho fatto finta di niente, ma non è servito e ora mi ritrovo a scappare per edifici fatti di scale antincendio ed enormi tubi, su marciapiedi dalle strisce e dai lampioni di vernice rossa, in caffè eleganti e affollati, blanditi da una luce nebbiosa e giallastra, molto anni 20. E come nei film del genere, uomini senza scrupoli, in completo gessato, si confondono tra la folla, pronti a perpetrare la loro vendetta. 
Decido di ordinare un cappuccino con molta schiuma e un croissant alla marmellata di albicocche, per passare inosservata e per far loro credere che in effeti non ho sentito nulla della loro conversazione, perchè nessuno che teme di essere ucciso può stare traquillamente seduta in un caffè anni 20 a sorseggiare cappuccino schiumoso e a tranguggiare croissant alla marmellata di albicocche. 
Ma non riesco a papparmeli perchè si avvicina qualcuno e mi dice che io non dovrei essere tra loro e soprattutto non dovrei mangiare il croissant. Ma perchè mai non posso mangiare un croissanti alla marmellata di albicocche!? Cerco di giustificare il perchè mi ritrovo con in mano un croissant anche se non dovrei, ma attiro l'attenzone dei sicari in gessato e mi tocca scappare di nuovo.

SOGNO n.3:
Vecchia scuola, liceo, ma alquanto diversa, un misto di prigione e di idea di scuola perfetta che mi sono fatta. Io sono stata malata, sono rimasta indietro e ho gli esami di stato. Non ho studiato e non so niente e sono in prima fila a cercare disperatamente di rimettermi in pari, di studiare, di ascolatere il prof, ma pare che non ne sia in grado, che per quanto mi sforzi resti indietro e nel panico per gli esami, mentre altri miei compagni riescono facilmente in tutto. Tra loro c'è una mia ex compagna delle medie che mi guarda altezzosa (quella che ora lavora a Terranova e mi fissa ogni volta che entro), ci sono poi le mie ex amiche M & M, che hanno trovato qualche altra che passi loro i compiti in classe di latino e matematica e inglese e che ora possono tranquillamente non parlarmi come fanno da mesi, tanto non servo più loro a niente.

SOGNO n.4 (di gran lunga il mio preferito del quartetto):
Devo trovarmi sotto la Torre Eiffel nel minuto esatto in cui si accendono le luci a illuminarla, ovvero alle 4.00 del mattino (va a capire perchè), mentre tutta Parigi profuma di blu, i fornai sfornano vasi di Viole del pensiero calde e fasci di Bocche di leone bianche, rosse, rosa, gialle e fragranti. E proprio mentre le luci si accendono, e io mi siedo alla panchina di legno e ferro posta isolata, esattamente al centro della Torre Eiffel,  qualcuno in giacca, cravatta, basco francese e dopobarba al sentore di mango e papaya, arriva porgendomi un mazzo di Baguette...
Peccato non ricordi cosa succede dopo....

Commemorazione di un post mai pubblicato

Ok.
Avevo scritto un bellissimo post, molto poetico, ispirato, sottile, su un commento che ho letto su internet, scritto da una mia vicina idiota e vuota e idiota e vuota e così idiota e così vuota che non riesco a  trovare altri aggettivi abbastanza calzanti per descriverla. E poi...

E poi l'ho riletto e mi sono accorta che era troppo cattivo, troppo intriso di odio e malevolenza e sapere che quella roba che spandeva odio e malevolenza l'avevo scritta io, mi ha fatto un effetto ripugnante e ho cancellato il bellissimo e ispirato post.
E così nessuno avrà mai l'opportunità di leggerlo.

Erà così profondo e intelligente che qualcuno, che ne so, un certo Tippete per esempio, passando di qua e leggendolo per sbaglio, ne avrebbe beneficiato. Quelle frasi supreme gli avrebbero sicuramente cambiato la vita, perchè parole così intuitive, argomentazioni così acute, non possono essere lette e lasciare persone e cose e storia invariate.
Oppure l'avrebbe letto un magnate dell'editoria, tipo Rupert Murdoch, e mi avrebbe ingaggiata per tenere una striscia di opinioni di carattere culturale e sociale su uno dei suoi magazine.
Ecco: la mia coscienza ha impedito che il mio brillante post mi cambiasse la vita. Fantastico! Davvero grandioso continuo a zapparmi i piedi da sola siccole le cose mi vanno già così bene, mi vanno...

Si intitolava "Cretina". Che titolo intuitivo. Quale esplicita pregnanza in una parola sola. E nonostante non lo pubblichi la cretina in questione, resta una cretina, questo è ovvio.....
Terribile, terribile perdita...

Disastro in bilico

Sto ancora ingoiando le mie lacrime successive a una crisi di pianto notturna, ticchetta la lancetta dei secondi dell'unica sveglia rimasta in vita nella mia stanza, la più rumorosa, of course. 
L'ora segna l'una e ventitrè, ma potrebbero tranquillamente essere le due e ventitrè perchè non ricordo assolutamente se l'ho aggiornata con l'orario nuovo. 
Ma che importanza ha? La mia non vita non presuppone nessuna alzataccia, nessun orario fisso da rispettare, quindi che siano le due e ventitrè o l'una e ventitrè che differenza fa?

Non controllo il flusso di pensieri, lo scorrere delle lacrime, il soffocare dei singhiozzi, l'azione delle mie dita.

Mi risveglio stamane alle 6.40 con il cellulare in mano e gli occhi incrostrati di lacrime secche. 
Tra le bozze c'è un messaggio nuovo, che ricordo vagamente, come non fosse mai realmente stato scritto, ma solo pensato, in cui bofochio, tra l'altro, una zoppicante richiesta di aiuto disperato. 
Ricordo però benissimo a chi era destinato. 
Se non mi fossi addormentata e le mie dita lo avessero inviato sarebbe successo l'irreparabile. Sarebbe stato l'sms più disastroso e patetico della breve storia degli sms. 


O forse non sarebbe successo niente. 


Non l'ho ancora cancellato. 
Se lo sdoppiamento drammatico si riattua e io mi risveglio con le palpebre scricchiolanti e il messaggio non più tra le bozze... 
Potrebbe succedere se non lo cancello. 
Non sono sicura di non volere che accada. 
Ma non sono neanche abbastanza sicura di volere che accada al punto da imprimere io stessa, lucidamente, alle mie dita, l'ordine di inviarlo. 
Succeda quel che deve.

O non succeda niente. Come ora, e come per sempre.

Desideri imprevisti

Una penna scanner.
L'mmagine di questo post, raffigura una penna scanner. Minimal, bianca, fredda, tecnologica. Esattamente il contrario delle immagini che solitamente costellano i miei post o le mie percezioni visive.
Eppure, questa fredda bacchetta priva di magia alcuna,è esattamente quello che deisidero in questo periodo più di ogni altra cosa.
E basta conoscermi un minimo per capire quanto sia un desiderio inconsueto per i miei standard (che solitamente comprendono torte al gianduia e panna, gelato con miriadi di ciliegine e boschi fatati dai colori fruttati); quanto, fino a qualche mese fa avrei riso di me stessa a crepapelle se avessi anche solo ipotizzato che da lì a qualche tempo, il mio più grande desiderio sarebbe stato quello di possdere un aggeggio per il computer, potenzialmente utile, ma alla lunga inservibile.

E' che trascrivere pagine e pagine di libroni di filosofia per la tesi non è solo sfiancante, ma lungo e irritante e scoraggiante e palesemente inutile.

Solo che costa un occhio, molto più di quanto possa permettermi, molto molto più di quanto contenga ora il mio bel portafogli di jeans pagliuzzato d'oro, molto molto molto di più di quanto posso anche solo immaginare di possedere da qui ai prossimi mesi. Quindi niente. Dovrò farne a meno.
Speriamo almeno di riuscire a combinare qualcosa. Solo oggi sono riuscita a riprendere in mano i libri della tesi e a scribacchiare un po'. E' poco, ma è anche meglio di niente.

martedì 29 marzo 2011

Identità funeste. E pallosissime anche.

Ecco il messaggio che accompagna il nickname di mia cugina su messenger:
   "DOTTORESSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA"
 E' così, invariato da quando si è laureata, quasi un anno.

E ora, ecco il messaggio che accompagna il nickname di mio cugino su messenger:
    "DOOOOOOTTTTTTTTTTOOOOOORRRRRRREEEEEEEEEEEEEE"
Aggiornato qualche giorno fa, dopo la sua laurea.

A parte l'entusiasmo del secondo annuncio che ha creato qualche confusione nella scelta delle doppie della parola "dottore" - il che è paradossale perchè un dottore, in quanto tale dovrebbe avere superato i problemi sulle doppie, ma tant'è - direi che è evidente la tipologia di antropomorfo in causae che è notevole l'identità delle loro coscienze, la parità nei motivi di gioie e traguardi, la sostenza del loro pensiero, la potenza del loro ardore, l'uguaglianza dei loro intenti, la suggestione dei loro poco suggestivi animi, la fissità dei loro vitrei e lobotomizzati orgogli.

Ho esagerato? Forse.
Bisogna dare atto ai miei zii comunque e al lavoro che hanno fatto sulle (povere e derelitte, consentitemi l'aggiunta) menti dei figli: perfettamente robotizzati e beleggianti. Un po' carenti di spirito, ma lo spirito si sa, è sopravvalutato e poi meno ne vogliono loro, più ce n'è disponibile per me di spirito.
Dunque di che mi lamento? E chi si lamenta? Soloun dettaglio. Se mi fosse capitato un cugino più interessante e meno idiota ne sarei stata felice e sarei anche riuscita a giovarne, forse. Ma visto lo status quo delle cose, mi accontenterò dello spirito in eccesso che traborda e traborda inutilizzato, da queste parti, in attesa...

Nostalgie...

lunedì 28 marzo 2011

Fruit, Love e fondi di caffè

Per la seconda volta in una settimana, sul fondo della tazza da cui ho sorseggiato un qualche tipo di bevanda pseudo calda, ho rinvenuto una forma cuoriforme, presago di passioni devastanti.

O almeno mi illudo che sia così. D'altronde che male c'è a illudersi un po'? Certo dovrei vivere con i piedì più piantati in terra. Ma avere i piedi be piantanti in terra fa tanto terreste, Sancio Panza e business woman, insomma è una gran pizza! Preferisco appartenere ai Do Quijote di questo mondo, anche se siamo una stirpe misera, in estinzione.

E poi non è colpa mia non ho certo ideato io questa tradizione dell'interpretazione dei fondi delle tazze che siano caffè o foglie di tè. Mi limito semplicemente a prenderne atto e a reinterpretarli a modo mio. E non ci vuole un genio a interpretare un cuore, da sempre simbolo di passioni e lovvvvve. Secondo le mie tazze, quindi, mi si prospetta una primevare da sentimenti impazziti o un estate in amore... più probabile l'estate credo, spero... ora c'ho troppo da fare con esami e tesi. Non me lo godrei o forse se succedesse avrei una spinta in più per laurearmi e farla finita.
A meno che i miei fondi tazzi non stiano tenacemente e disperatamente cercando di avvertirmi sulla possobilità di un infarto prematuro. E io da bella sognatrice non mi fossilizzi sulla storia d'amore tanto desiderata. In effetti stanotte non ho chiuso occhio e avevo tachicardia... mi sa che è più probabile la seconda opzione... Ma sai che pizza anche questo. Meglio ignorarlo e continuare a sognare di baci appassionati e fughe nelle notti d'Oriente. Be' non che in Oriente versi molto bene la situazione in questi giorni, meglio optare per un saldo occidente va...finche regge l'occidente almeno.

Il tutto, ovviamente, sempre ammesso che siano passabili di vaticini futuri anche i fondi di una tazza di caffè americano piuttosto che quelli del caffè espresso e, al posto delle foglie di tè, quelli dell'infuso al lampone, vaniglia, ibisco, rosa canina, mela, aroma d’arancia e bacche di sambuco. 
Una particolarità divertente a questo proposito è che l'infuso in questione appartiene alla linea "Fruit Love" (o "Heibe Liebe"), infusi aromatizzati e fruttatu della Pompadour. Una coincidenza che il fondo della tazza da cui ho sorsegiato per mezz'ora la tisana Fruit Love abbia generato un cuoricino nebbioso, ondulato, sdoppiato, dai colori ambrati e rosa lampone? Ci sanno fare questi della Pompadour!  

sabato 19 marzo 2011

Notizie a grappoli, pensieri a scampoli

Scampoli di notizie che devo pur dare. Non che interessino effettivamente a qualcuno. Ma nelle mia visione demenzaile e deviata delle cose, trascrivere le stesse significa renderle savie, polpose, comprensibili e degne di essere anche solo pensate da me. Se invece non lo faccio permangono in un limbo di pensieri sfatti, ubriachi e incerti, senza importanza e vitalismo.

Mio cugino romano ventitreenne parte per due mesi, se la fila in Irlanda a seguire un corso di inglese e a fare l’esperienza di vivere in una famiglia. E a fare l'esperienza di vivere all'estero. E a fare l'esperienza di esperire e vivere vivere vivere più che mai, più che può, altrove. Non so che darei per avere l’opportunità di fare una cosa del genere. Ho sempre invidiato molto chi lo ha fatto. Anche la mia quattordicenne cuginetta se ne andrà in Inghilterra quest’estate a fare la stessa cosa. Quindi? Quindi rosico d’invidia per non averlo mai potuto fare.
Tediante.

Ho incrociato per le scale la mia ex amica-vicina dal pelo fulvo (la chiamerò così d'ora in poi, aggiunge un tono poetico laddove la poesia scarseggia). Breve riassunto: ci siamo cresiute insieme, lei ha due anni più di me, è diventata presto una borghese bigotta e idiota, io ho preso le distanze come da qualsiasi altro borghese bigotto in cui mi sono imbattuta ma occasionalmente parlavamo; recentemente mia madre ha litigato con i suoi per ragioni condominiali; io le ho portato il regalo per il matrimonio e lei non c’era: non mi ha mai neanche mandato un sms di ringraziamento. Ora è incinta e tutta fiera di sé: l’ho salutata e le ho anche sorriso, lei ha detto un ciao distratto ed è tornata a rivolgersi al marito chiamandolo “Ammmmore”. Ma che non fosse 'sta grande persona lo sapevo, abbisognavo della conferma.
Viscido.

Quel ragazzo con sono uscita tempo fa mi ha fatto proposte piccanti: mi ha chiesto di scopare, in pratica. Risparmio il perché e il percome, ma riporto lo squallore intrinseco visto che dice di essere innamoratissimo della sua ragazza che ha lasciato il marito per stare con lui. Dice che per me e solo per me farebbe un’eccezione. Dovrei sentirmi lusingata non so? Qualcosa del genere? In realtà mi fa pena. Lei più di lui.
Nauseabondo.

Quel gentiluomo del mio migliore amico è sparito dalla circolazione dopo avermi mollata a parlare da sola domenica scorsa, col suo contatto in linea. Non si è fatto più vivo neanche per chiedermi se sono viva o scusa per essere scomparso senza neanche un saluto o una sillaba. Ovviamente non vuole più essere mio amico nè tantomeno il migliore mi par di capire né più un cazzo di niente. Non che questo gli conferisca la corona del primato o dell'originalità. Avesse avuto le palle di dirmelo quando gliel’ho chiesto sarebbe stato di certo coronato per il primato e l'originalità. Esarebbe stato decente, e grandioso, aggiungo. Ma trovare una persona che si comporti correttamente, senza secondi fini è praticamente impossibile. O si aspetta che io lo rincorri nuovamente, o semplicemente, non avendo più mire nei miei confronti non gli serve più parlare con me.
Triste.

Ogni volta che entro da Terranova, quella mia ex compagna delle medie e la sua collega-commessa mi fissano e si scambiano occhiate. Che parlino di me è scontato, ma che avranno mai da dirsi su di me è un mistero. Non me ne importa sono due beghine. Il punto è che mi irritano e finisce che mi faccio pure problemi a entrare nell’unico negozio che mi piace qui e in cui riesco a comprare qualcosa ogni tanto.
Seccante.

Non riesco a trovare su internet gli episodi in streaming delle ultime quattro stagioni di Gilmore girls in inglese con i sottotitoli e non ho i soldi per comprare i cofanetti (le prime tre stagioni le ho in DVD e le ho riviste di recente). Avevo un progetto: volevo riverdere tutte le puntate in lingua originale per apprezzarle meglio visto la traduzione italiana comletamente sballata in qualche punto. Stavo inoltre segnandomi le citazioni più interessanti. Ora dovrò interrompere. Che farò per distrarmi un po'? Briscola?
Snervante.

Basta così per ora. Ho fame.

E la settimana prossima la laurea del cugino! Evviva evviva!

Giusto giusto per restare in tema parenti serpenti. 
Sta per laurearsi il figlio della matriarca e come per la sorella maggiore grandi festeggiamenti sono previsti:
  • Seduta di laurea con tanto di parenti e mazzi di fiori;
  • A seguire banchetto di augurio;
  • Festicciola a casa;
  • Sabato sera tutti al ristorante!;
  • Consegna e spacco regali pubblico;
  • E chissà quale altra celebrazione destinata ad amici a cui sono contenta di non dover presenziare.
Quanto al resto, la mia presenza è data per scontata. Di certo mi tocca la seduta di laura, perché mia madre e mio fratello non possono andarci. Volevo quantomeno risparmiarmi il ristorante questa volta. Ma se mio fratello e mia madre hanno ottime scuse per potersi defilare, queste a me non sono concesse. Tutti sanno che non ho orari, che non esco il sabato sera (per la cena al ristorante) e che quindi sono disponibilissima per unirmi ai festeggiamenti. E, si presuppone, ben lieta di farlo. O forse si presuppone che mi umili, ma che devo farlo. Un po' e un po' mi sa. Una mia mancata presenza, verrebbe comunque vissuta (o solo così recitata io temo) come egoistica e ingiustificata.

Chissene sbatte della tal cosa? Nessuno, of course. E non sono infatti sicura che andrò al ristorante. Trovo quasi stuzzicante l’idea di generare un’impasse nel loro giusto percorso di festeggiamento: “Oh non è venuta…mamma lei che doveva fare di tanto importante, poteva passare una serata con noi!” Poi sarei giustamente dimenticata.
Però penso anche (che incredibile lavorio si svolge nella mia mente! Al confronto quella di Einstein sembra una tangenziale domenica mattina!): sarebbe un ennesimo sabato passato in casa a non fare assolutamente niente. Almeno lì ho qualcosa da guardare e commentare e sminuzzare e immagazzinare e passare al microscopio e deridere e sorprendermi di quanto possa la gente essere conformista stupida e banale. 
Niente giudizi, please. Mi annoio ok? Devo pur fare qualcosa e in mancanza di valide alternative una si aggrappa a tutto. Devio la monotonia del percorso delle mie giornate. Chi può permettersi di castigarmi per questo?

Le domande sulla mia laurea e le occhiate di sottecchi per gustare le mie reazioni me le aspetto già alla seduta, non possono essere peggiori al ristorante. Anche se in effetti non ci saranno proprio tutti i parenti alla seduta…. Oh chi cavolo se ne sbatte di loro?! Vorrà dire che nei prossimi giorni, oltre a scegliere la mise meno banale da indossare, inventerò delle risposte adeguate a domande scontate. Taglienti devono essere. O criptiche. Meglio criptiche. Così, potranno soffermarsi a parlarne nei giorni successivi, e l'evento riecheggerà negli annali più a lungo. Inoltre in questo modo, non solo colorerò le loro esistenze che paragonate ai miei fallimenti sembreranno brillare di luce propria e sfolgorante alimentando quindi una fiducia in se stessi che non si aspettavano di trovare in una fonte così inattesa come me, ma darò adito a focolai di conversazione che altrimenti non nascerebbero. Ecco finalmente che il mio corso di laurea trova la sua utilità e la sua ragione d’essere!

Che poi per me sarà anche e soprattutto una vera noia e una santa tortura, è indubbio. Me la merito. Immagino. E’ qualcosa come il giudizio divino che si attua o che so io. Non se la meriterebbe mia madre, ma d’altronde ella non merita neanche una figlia come me, quindi…

Inoltre mi trovo a dover sfasare anche proponimenti che avevo tenacemente messo in atto. Prima su tutti la decisione di non leggere se non dopo la laurea, ma come posso stare ore ad ascoltare di tesi in economia di cui mene frega quanto della vita delle coccinelle? Oddio magari la vita delle coccinelle  è avvincente a confronto che ne so io… 
Devo portarmi un libro. Magari non lo aprirò, ma devo avere qualcosa con cui estraniarmi, con cui evadere, scappare se le cose dovessero mettersi troppo male per me... Mi serve il portale delle parole, che non uso da un po' a dire il vero. Funzionerà ancora? Sennò picche.

Sarà una lunga e tediante giornata. In più il viaggio di ritorno sarà con qualcuno di loro, e sarà anch'esso lungo lungo e tediante tediante, contribuendo così a rendere sempre più lungo e sempre più tediante la giornata già di per sè lunga e tediante. Vorrei avere qualcuno da poter chiamare alla fine del tutto, o durante o prima o perennemente. Che mi aiuti. Che mi guidi. Che mi salvi. Che mi protegga. Ma non ce l'ho.
Che siano gli dei allora, a proteggermi.

Festività marzoline al macello

Poche righe per dire che odio questo giorno (San Giuseppe o Festa del Papà che dir si voglia) per poche e indiscutibili ragioni:

  1. perché be…avercelo un papà da festeggiare;
  2. perché anche quando lo avevo, ero piccola e ricordo solo di una sporadica festa in cui stavo male, avevo la febbre alta e gli detti per regalo un pacchetto di pocket coffee con una cravatta, insomma un’edizione speciale per la festa del papà, e la cosa mi mise così in imbarazzo che finsi di stare malissimo per rifugiarmi a letto. Non so perché reagivo così certe volte. Ero così timida e chiusa già allora…che scema. A sapere che non lo avrei ancora avuto per molto, probabilmente mi sarei avvinghiata a una sua gamba senza mollarlo;
  3. perché tutti si abboffano! Sono passata dalla pasticceria che spandeva lumi e fumi prelibati come solo nelle giornate festive accade, e coloro che ne uscivano erano carichi di stuzzicanti vassoi infiocchettati e zeppole di San Giuseppe grondanti crema e amerene nelle mani. Non esco matta per le zeppole di San Giuseppe ma per la crema e le amerene sì!
  4. perché queste celebrazioni forzate di marzo mi hanno messo di pessimo umore più di quanto già non fossi. Passi la festa del papà (anche perché dolciumi di passaggio e ceci a pranzo a parte, l’ho ignorata alla bene e meglio), ma quella cazzata della festa dei 150 anni dell’Unità d’Italia proprio non la reggo. Primo perché non c’è una mazza da festeggiare. Secondo perché tutte quelle bandiere italiane in resta ai balconi e le sfilate militari a Roma, mi hanno dato lo spiacevole sentore di un nazionalismo forzato, malato, più simile a quello fascista che a quello fiero dei partigiani.  
  5. perché sono di cattivo umore e odio tutti soprattutto chi ha motivo di festeggiare perché io non ne ho manco mezzo. Ingiusto e vittimistico? Forse. Ma anche tragicamente vero.

venerdì 18 marzo 2011

Odio vivifico 2, ovvero il giudizio sempiterno del parentado

2)      i miei parenti che per buone ragioni o pessimi proponimenti hanno sempre finito per umiliarmi;


Non credo di essere l'unica ad avere subito disagi di qualsivoglia tipo da famiglia e parenti e dico ciò con dispiacere perchè mi piace da matti considerare me stessa diversa, speciale anche solo per le angustie subite. Poter quindi immedesimare la parte dell'incompresa ribelle che si rifugia nell'indifferenza e usa dardi di sarcasmo per controbattere critiche e mancanza di consensi.
Armi necessarie sarcasmo e indifferenza, ma non bastevoli quando devi continuamente rendere conto e se non rendi conto è peggio che se ne rendi. E la gente che non sa, la gente che non conosce e non capisce ti dice di ignorarli, ma non si può. Certo è la soluzione giusta. La gente che non sa ti sa dare ottimi consigli di solito. Ma è una soluzione irrealizzabile se i parenti sono parte costante della tua vita e della tua famiglia. 
Tu puoi provarci e ci tenti perchè hai bisogno di sapere che un modo per zittirli deve esserci. Ti serve saperlo. Ma poi lo fai e ti rendi conto che è inutile.


Ho passato anni a dire a me stessa che non è colpa loro se io sono diversa e loro non lo capiscono, che non usano cattiveria nel stare continuamente a soppesare e giudicare ogni mia mossa e soprattutto, non mossa , nell'umiliarmi e ....io non ho le parole per spiegare come mi fanno sentire ok? Non lo so. 
Mi hanno fatto stare male e li odio per questo, per tutto quello che mi hanno fatto passare in questi anni. Posso sentirmi in colpa perchè li odio e sì... mi sento dannatamente in colpa per questo ma li odio ...ed è patetico che continui a non ammetterlo solo per sperare di essere qualcosa di meglio di quanto non sia in realtà. Non sono niente di meglio e ogni persona che ho conosciuto me lo ha confermato con l'atteggiamento che ha usato nei miei confronti, ogni aspetto della mia vita è un lampante esempio di quanto non sia una persona neanche lontanamente decente.
Assodato ciò tutto il resto viene da sè.


Che cazzate sto scrivendo.... Sto solo girando intorno alla questione perchè in realtà non voglio trattarla se non in schietti termini.
Odio i miei zii materni perchè so che loro provano affetto per me, ma in realtà non sono io, Dafne, la ragazza per cui provano affetto. Non mi conoscono neanche. Loro si sono sempre aspettati che io facessi la cosa giusta, ma non hanno mai saputo cosa è giusto per me. Sono un'egoista del cazzo a pensare che la situazione in cui mi trovo sia il risultato di scelte impostemi dagli altri, della merda in cui sono stata spinta, della fiducia che nessuno mi ha dato, dell'affetto che per meritarmi ogni volta chissà che devo fare perchè nessuno me lo ha mai dato gratuitamente, non quello vero e sincero almeno, un affetto che fosse solo mio, dedicato a me, suscitato da me, e non da qualcuno che è figlia o nipote, che sia dedicato a me e non a chi è buona ora perchè vi intrattiene e non è più buona quando non sta abbastanza bene per essere allegra e frizzante. Egoistico o meno, questo penso e non posso, non voglio più, fare finta di non pensarlo.

Non ho voglia di parlare neanche dei parenti paterni. Pensano che tutti devono essere come loro, pensare come loro, agire come loro... insomma il peggiore degli atteggiamenti mentali, il più infino e triviale dei modi di essere. E io, che a proprio non sono così, sono stata passata sotto il loro giudizio...ma non è solo il giudizio, dannazione.... non riesco a spiegarmi oggi. L'unico è fare un esempio.


In quella fatidica giornata che ho trascorso, qualche settimana fa con quella mia zia che incarna il capostipite matriarcale dei parenti paterni (e di cui non ho ancora scritto perchè mi viene la nausea al solo ricordo), dopo una mattinata di noiose commissioni e discorsi con vecchie di turno sul punto a croce e punto mattino e punto giorno o come cavolo si chiamano i ricami che fanno (credo di aver desiderato una pistola per la prima volta in vita mia, il che la dice lunga su quanto incidano le persone che ci circondano nelle scelte estreme...), questa ha passato tre ore a sentenziare sulla vita degli altri. Le seguenti due ore sono trascorse nel paragonare le loro famiglie-scelte-vita alla sua di vita-scelte-famiglie, e ne è uscito che la sua è retta e giusta e amorevole e calda al confronto dell'ambiguo materialismo altrui. Mezz'ora è stata dedicata agli ex fidanzati di mia cugina e all'attuale ragazza di mio cugino, a quanto loro siano imperfetti per i suoi figli, in quanto non agiscono come farebbe lei e quindi come lei si aspetta.

Infine, finalmente, l'ora restante prima dell'arrivo dei figlio, è stata dedicata a me, come temevo e mi aspettavo, al fatto che io sono così, che sto in casa, che non partecipo alla vita di paese come loro fanno, che "non sono mai stata propositiva", che devo lasciare l'università visto che non riesco a finire e andare via, che mi la vita è breve e devo trovare qualcuno, tipo un uomo ("e tu ancora niente?"). Ovviamente evito di commentare perchè si commenta da solo. Mi sembra di sprecare parole inutilmente. 
Il tutto nel tono propositivo e dolcificato, quasi affettuoso della zia preoccupata. Il brutto con lei è che - sia effettivamente così o pervenga così a me perchè sono oramai prevenuta e mi aspetto questi atteggiamenti da lei, non lo so giudicare - non manca mai di aggiungere seppur in tono dolcigno, seppur fingendo premura, un'accusa nei tuoi riguardi inappellabile. 
"E' così con lei, è trattata male dal marito ma lei se l'è voluta"
"Sei bloccata in questa situazione all'università, ma sei statica non reagisci" 
"Tua madre e tuo padre? Storia sfortunata, bella stodia d'amore? Sì, ma tuo padre aveva lasciato tua madre, poi ha fatto la cosa giusta"
Roba del genere e tralasciamo l'ultima frase... l'ha detta per qualche ragione lei non dice mai nulla a caso. O forse era solo un altro modo per glorificare la sua di storia perchè prima mi aveva fatto due palle così su lei e zio. 


Questo post è confuso e inutile e senza senso e mal scritto. Tanto quanto la mia famiglia. Non ho intenzione di rigovernarlo.

Parentesi (lettura)

E' che non ho neanche la testa per leggere.
O è solo l'inconscio timore che se prendessi un libro in questo periodo, mi rammenterebbe immediatamente quanto sia benefica la lettura per me e smetta di studiare del tutto.
Non leggerò nessuno libro che non sia di studio, fin dopo la laurea.

mercoledì 16 marzo 2011

Odio vivifico 4, ovvero Università del cazzo


Partiamo dal punto 4 perchè ce l'ho ancora fresco fresco sul gargarozzo e non va nè su nè giù neanche a pagarlo oro e in più sono in fase linguaggio scurrile, un bel po' di imprecazioni alla "marinaio in licenza" non possono che essere catartiche: 

4)      l’università della Calabria che ha infossato le mie speranze davanti alla mano irta e inalienabile della cultura.

Mi ha rovinato la vita quest' Università del cazzo. O forseme la sono rovinata io tramite lei. O forse me la sarei rovinata anche senza Università del cazzo. Com'è come non è, qui è tutto una vera merda. E ancora più merda deriva dal fatto che nessuno se ne accorge, ma sono tutti belli belli contenti di annasparci, nella merda. Non sapendolo? Sapendolo e fregandosene in nome di un bene superiore? Ma che ne so....
So solo che li odio.
Non riesco a laurearmi e senza dubbio la causa del tutto sono io non sto mica cercando di alleggerirmi il carico, no no. Sta lì ben piantato sul gobbone dove lo avevamo lasciato l'ultima volta. Nonostante ciò il mio corso fa cagare e non me ne sbatte una beneamata minchia del 90% della cazzate che mi hanno fatto inculcare. 
Ma non voglio passare il tempo a sciorinare le solite lagne su come sono ancora, a quasi 28 anni, bloccata in questi liquami.
Mi limiterò ad avallare mozioni a sostegno della mia tesi sulla merdosità dei quest' Università, e ovviamente a sostegno della mia perdizione, del mio ritardo negli studi, della mia inadeguatezza a essa, delle mie ragioni. 
E lo farò perchè gettare fiele mi ringalluzzisce e mi compensa di una miserrima parte della sofferenza passata, presente e futura. E lo farò perchè questo è il mio fottuto blog e io riempirò d'acqua il mio mulino quanto e come mi pare. Se non vi sta bene, cambiate blog, chissene sbatte.

Mozione n.1
sono tutti degli incompetenti e spillasoldi qui. Ricapitolando il fattaccio: un libro difficile da trovare perchè fuori catalogo era in biblioteca, ma scomparve dopo un mio battibecco con la malafarina, bibliotecaria stizzita e bruttarella che pare non abbia apprezzato le mie ragioni e il mio sarcasmo nel declamarle. 
Piccolo appunto: mai più discutere con chi ha il potere di complicarti la vita. E lo ha fatto la malafarina, eccome. Non che abbia la certezza matematica, ma tutte le altre certezze ce lo ho. Altrimenti non riesco a spiegarmi davvero come un libro che un'ora prima era lì, sparisca senza che nessuno sappia che fine abbia fatto e non si ritrovi più. Allora prenoto il libro col prestito interbibliotecario e mi arriva dopo due mesi e mezzo impedendomi di dare almeno il modulo A dell'esame che mi manca nella sessione di febbraio e gettandomi in uno stato di disperazione totale perchè devo dare due esami e fare la tesi entro giugno e sono in mare altissimo anche perchè come mi metto a studiare mi sento soffocare e non riesco a fare niente. Ma anche questa, altra storia, altra lagna destinata ad altri lochi. 
Dicevo che 'sto libro della malora me lo hanno fatto pagare nove euro per poterlo tenere solo quattro giorni visto che la responsabile del prestito interbibliotecario mi ha avvertito in ritardo del suo arrivo. Se inoltre vi sommiamo i soldi spesi per fare le fotocopie e per i biglietti dell'autobus per andare a prenderlo e restituirlo, arriviamo alla modica cifra di 28 euro. Ovvero: me ne sarei comprata tre di questi libri. Affanculo il prestito interbibliotecario. Non vogliano gli dei che debba ancora usarlo.

Mozione n.2
ero nervosa come non mai mentre mi aggiravo per quella stupida Università, con un sole incomprensibile e 26 gradi a sbattermi sulla nuca, affamata e incazzata nera e cosa mi tocca sentire, da chiunque mi sfiori, da chiunque mi passi davanti, di lato, di dietro: solo cazzate, inutili accozzaglie di parole che irritano talmente tanto, ma talmente tanto le mie orecchie da farmi desiderare due spilloni per forarmi i timpani pur di non sentirle. 
Ripensandoci a mente fredda, tutto questo non mi spiace del tutto perchè mi dà l'insperata opportunità di sentirmi fiera di non essere come loro e risponde al mio ancestrale quesito: perchè non riesco a stare bene con gli altri e a essere parte dell'umanità che mi circonda. 
Perchè gli altri sono scemi. Perchè l'umanità che mi circonda mi annoia da morire. Perchè, che cazzo, mi irrita solo ascoltare di striscio quello che hanno da dire, figurarsi se dovessi intrattenermi con loro più di 5 minuti. Morirei. 
D'altro canto mi spiace perchè questo conferma la mia diversità e che non sono riuscita a trovare nessuno che sia degno di essere frequentato e questo rende di conseguenza me infrequentabile. E io sono sola. Anche all'università, come altrove.  
Be' comunque, a scanso di equivoci, riporto qualcuno di questi scampoli:
  1. "Oh ma dddddaiiii! L'anno scorso mi sono portata il libro per studiare a mare tanto che dovevo studiare così sono andata alla grande agli esami! Ma amooooo il mare e non rinuncerei ad andarvi per niente al mondo. E il libro mi è caduto in acqua!!!" [qui seguono risate chiocce del codazzo di colleghe];
  2. "Quello ti ha guardata" - "Ma no, dai. Tu dici che mi ha guardata? No perchè io non ne sono sicura" - "Ma sìììì, che sguardo ti ha lanciato (e qui un tocco di classe e intelligenza insperato che l'ha illuminata di giusta fierezza ndr): magnetico" - "ihihih" - "ghugghuggghuhhuuu".
  3. "Sì mi sono specializzata e ora devo entrare peffffffforza nel dottorato, ma non so se ci riesco. Tu dici che ce la farò di certo?...Be' sì dai penso anche io con i miei voti e il proffff...";
  4. Basta... mi viene da vomitare al solo ricordarle. Ora datemi torto se mi sono andata a rintanare in un cubo desolato a mangiare Mars e scarabocchiare frasi nefande sulle mura... Quale essere sano di mente non andrebbe a rintanarsi e mangiare Mars scrivendo frasi nefande sulle mura dopo aver sopportato questo?! Avanti? Chi?

Parentesi (apnea)

Turpitudine e smarrimento. Stringo le gambe al petto e aspetto che passi. Che il respiro torni.

Parentesi (fame)

Atavica fame, mangerei il mondo. Per poi vomitarlo. Ho troppo vuoto.

martedì 15 marzo 2011

Vivifico, rinvigorente, giustificato odio


Li odio, li odio con tutta me stessa, li odio e non mi sento in colpa per questo. E’ la prima volta dacché sono viva che non mi sento in colpa per qualcosa che penso sento mangio o riciclo.
E per raggiungere l’ obiettivo serviva il più becero e bistrattato dei sentimenti umani: l’odio. Ma perché sorprendermi, sono anche io così, becera e bistrattata. Normale che le nostre strade s’incrociassero prima o poi, che diventasse l’odio il dardo con cui staffilo fiammate in pensieri ed emozioni.
Un passo avanti verso la salvezza? Se così fosse l’odio sarebbe il passepartout  per questa, in contraddizione con le regole della società più candida e del buonismo più sadico. Oppure è un passo verso la perdizione definitiva. Se così deve essere, allora così sia. Non combatterò più con moti contraddittori e moralismi stantii. Lascerò che qualsiasi sano o insano sentimento si impossessi di me come se fossi un fuscello in balìa delle onde nella tempesta perfetta. Mi lascerò completamente andare, mi farò trasportare, fustigare da esso se è necessario. Non importa. Mi importa solo che questo mi conduca da qualche parte. Può condurmi alla vita o alla rovina, alla realizzazione o alla morte. Non me ne importa.

Nel secondo in cui ho realizzato che li odiavo tutti, il respiro affannato si è rilassato, le lacrime riassorbite, il groppo in gola sciolto. Per un attimo, ok, ma è stato così. Finora fare la cosa più giusta mi ha solo fatto morire ogni giorno un po’ di più, perché era sempre la cosa più giusta per gli altri, mai per me.
Era l’odio quell’agitazione che sentivo e che non realizzavo? Che bloccavo nelle viscere trattenendolo come in una diga dagli argini troppo stretti e angusti per farlo sopire dimenticato? Anche se poi ci sono voluti due Mars e uno Snickers per farlo ritornare giù, ringoiarlo impastato al caramello…l’odio, la bile, la delusione, o qualsiasi cosa fosse. Ma quei secondi in cui è stato su, è stato tutto più bello, più vivido, più sensato, più leggero. Ed ero all’università, stamane, quando è successo. E all’università non c’è niente di bello, vivido, sensato e leggere per me. Qundi è ancora più strabiliante.
Ho respirato. E io non respiro mai. Vivo in apnea o meglio l’aria mi sembra troppo spessa per attraversare i miei bronchi, corposa, pesante, solida, anzi…liquida. Respiro perennemente aria liquida come se vivessi sott’acqua e io non sono un pesce! Magari lo fossi! Magari fossi la sirenetta, così potrei nuotare libera di combinare guai, libera di avere una storia con un pericoloso pescecane, libera di fare accordi con la strega del mare, libera di innamorarmi di bel giovane di Manhattan e decidere di rinunciare alla mia itticità per amore. Ma non sono la sirenetta, io. Sono un fottuto, inutile essere umano, niente itticità, niente branchie. Ho quindi bisogno di respirare patetica e volgare aria e se l’odio può renderla più leggere, se solo il più infimo e infido dei sentimenti umani può ossigenare i miei stanchi polmoni, allora che sia il benvenuto.

E sapete qual è il bello? Che sono stati coloro verso cui il mio odio appena svincolato si riversa a generare l’odio stesso. Come l’umanità che si ammazza con le sue mani producendo gas tossici ed edificando centrali nucleari in zone fortemente sismiche. Lo hanno creato, cullato, alimentato e ora questo si riversa - silente ancora per quanto? - su di loro come una furia.
Io ero una brava ragazza. Magari non perfetta, magari non platealmente angelica in parte perché le vesti diaboliche si confanno precipuamente alla mia indole sarcastica e in parte perché tutta quella perfezione riconosciuta e ammirata da tutti, senza neanche una stigmate che lascia sottendere una personalità indipendente, mi fa vomitare. Ero studiosa, gentile, disponibile, cortese e simpaticona. Ciò non toglie che avevo le mie idee che somigliavano più a certezze indiscusse tale era il mio fervore nel perseguirle e la mia fiducia in esse. Ma piano piano tutto e tutti le hanno corrose fino a ridurle in un cumulo di macerie inservibile.
Chi fu:
1)      mia madre sempre preoccupata di evidenziare le mie pecche, mai i mie seppur pochi pregi, sempre pronta a ignorare qualsiasi cosa dica o faccia con quel suo gesto stizzito;
2)      i miei parenti che per buone ragioni o pessimi proponimenti hanno sempre finito per umiliarmi;
3)      il mio paese di sciroccati e insulsi bifolchi che mi ha indicata come strana e discussa fin dalle medie;
4)      l’università della Calabria che ha infossato le mie speranze davanti alla mano irta e inalienabile della cultura;
5)      i miei presunti amici, a cui avrei dato tutta me stessa e che non l’hanno voluta, nonostante si sforzassero di dire il contrario, avessero almeno le palle di dire che non mi vogliono come amica invece di fare i preziosi del cazzo.

Svilupperò i punti nel dettaglio domani. Ora ho voglia di punk, edificante spacca timpani, urlato e sputato punk.

Pasteis de Belem

Ecco cosa mangerò quando, in un tempo non ancora precisato, con una persona non del tutto delineata, andrò a vivere a Lisbona. E li mangerò per sempre. Come Pessoa.

L'importante è avere un piano

Diventerò strega e taglierò la testa al toro.
Poi userò questa in una cerimonia wicca e troverò un prescelto che mi soddisfi.
Sessualmente e non.
Dopodichè insieme, voleremo sulle scope e vivremo felici e contenti con altre streghe a Hogwarts, mangeremo crostata al rabarbaro e gelatine tutti i gusti più uno.
Figlieremo e governeremo sugli essere fatati della foresta.

Quando tutto intorno a te è scemo e patetico, cita Shakespeare e tornerà dolce e interessante

"Non lasciare che l'unione delle menti sincere conosca sorta di impedimenti, l'amore non è amore solo nell'animo degli alteri quando si alterano o dei proni quando si ribellano alla mano che li opprime, oh no, è un marchio indelebile che indomito sfida le tempeste e non mostra timore, è la stella a cui qualcunque randagio abbaia e lo sconosciuto nel bisogno nel buio della notte si appella ad essa"

William Shakespeare, 
sonetto CXVI, ''The marriage of true minds'', 1590

Se il mondo non ti sorride ascolta David Bowie e tutto tornerà a essere bello

domenica 13 marzo 2011

Saggezza

"E' importante avere sogni abbastanza grandi per non perderli di vista mentre si perseguono" - Oscar Wilde

"Diventa chi sei" - Picasso

Domande (in)attese

"Per giugno ti laurei vero?"
"Sì, per forza".

Sto ancora tremando.

E se non ci riesco?

sabato 12 marzo 2011

Solo marshmallow

Nel mio stomaco galleggia, stipato alla bene e meglio, un intero pacco di marshmallow cotto, sciolto alla fiamma e divorato. Il che miha reso molto americana e mi ha fatto momentaneamente dimenticare la mia non vita. Ora sto di un male boia e ben mi sta. Non mi va più neanche di scrivere qua. Non mi va più neanche di respirare. Non penso neanche più. Come posso scrivere se non penso? Voglio altro marshmallow così mi esplode lo stomaco e amen.

mercoledì 2 marzo 2011

Follia e pateticità a livello di rotta

In brevis... senza stare qui a gingillarmi troppo, dopotutto non c'è assolutamente niente di entusiasmante nella mia vita, nè un avvenimento, nè un pensiero, degno di essere lasciato ai posteri, oggi:
  1. Ho sognato di essere pugnalata dalla Madonna e da un santo, forse San Giuseppe difronte una chiesetta diroccata. In realtà non erano loro ma dei matti che si credevano tali, non ricordo altro ma è esemplificativo dei livelli di follia che solitudine e studio mi stanno facendo raggiungere. Supererò il livello di follia dello scienziato pazzo del Rocky Horror Picture Show.
  2. Questo in quella scarsa oretta di sonno che sono riuscita a racimolare. Il resto della notte l'ho trascorso in bagno, piegata in due dai crampi allo stomaco. Ieri ho mangiato chiacchiere, castagnole e un dolce di carnevale tipico di queste parti la cui onomatopeia dovrebbe suppergiù essere "Cunurieddhi". Suppergiù. Solita storia: stomaco non più abituato al fritto pesante, anche se ne ho mangiati pochi e non ho mangiato altro tutto il giorno, ho visto le stelle.
  3. Il fatto più interessante della giornata, soprattutto perchè promette succulenti risvolti, è che ho preso il coraggio a due mani, ho chiamato la zia montaurese più chiacchierina che mi aveva invitato a passare una giornata con lei e le ho detto che accettavo l'invito per domani. Quindi passerà a prendermi alle 8.30 di mattina, faremo colazione, poi un giro e poi via felici e contenti in quella gabbia di parentame assatanato e pallume che è il paese dei miei. Certo non mi aspettavo che venisse a prendermi all'alba, che cavolo devo dirle dalle 8.30 di mattina fino alle 8.30 di sera? Già mi vedo servita il menu completo: nipote sciagurata fatta a pezzi dai parenti. Se ho accettato è solo perchè lei sta passando un brutto periodo per la storia della sua malattia, e siccome non sono in grado di fare altro, quantomeno posso accettare l'invito e soffrire un po' per la sua causa. Speravo quantomeno che venisse a prendermi dopo aver fatto quegli esami in ospedale, invece mi sa che andrò con lei; speravo di riuscire a vedermi tranquilla i due episodi di "Una mamma per amica" come faccio ogni mattina da quando li trasmettono su italia uno, sorseggiando la mia tazzona di caffè americano per rilassare i nervi e perdermi in un altra vita migliore della mia, prima di essere sbattuta sul ring, invece la zietta è mattiniera. Speriamo basti Pollon a distrarmi un po', ma non credo: domani sarò ipernervosa...
  4. Mia sorella si è fatta viva. Strano ma vero mi ha lasciato un link con una specie di gioco, non ho capito bene cosa perchè non sono ancora andata a vedere, che pare dovrebbe piacermi molto per chissà quale ragione. Mi ha fatto piacere. Dopo la lite della scorsa settimana non c'erano più stati contatti e il fatto che mi abbia scritto una cazzata del genere, significa che il senso di colpa le rimacina e che sente un po' la mia mancanza. Mi correggo: mi ha fatto molto piacere. Le risponderò senza troppi entusiasmi, perchè se sciolgo troppo presto il ghiaccio lei tornerà troppo in fretta a rivestire il ruolo della stronza con me. Meglio lasciarla in bilico un po'. Ma le risponderò: anche se sono ancora delusa e furiosa per quello che mi ha detto, mi è mancata molto anche lei a me.
  5. Oggi volevo evadere un po' dalla solita routine e fare un dolce, magari qualche specialità carnevalesca visto il periodo, così...per rimettere in gioco le mie ambizioni culinarie e sfogarmi un po'. Ma visto che non sto ancora bene dopo la mangiucchiata di ieri, credo che il dolce attenderà. Magari farò una torta per l'8 marzo (ogni data leggermente festiva è una buona scusa per fare qualcosa di diverso), quando credo mi concederò una pausa da...be' da me. 
  6. Da quando è saltato l'esame di Filosofia della mente, ho sempre studiato, quando più quando meno, quando lavorando alla tesi, quando concentrandomi sugli esami, quando entrambi. Oggi non ho toccato libro, un po' perchè sto ancora male, un po' perchè sono assonnata, un po' perchè continuo a temere e tremare per domani, un po' perchè non mi va granchè di studiare, un po' perchè ho una voglia matta parlare con chi so io, ma non posso. Considerato, però, che domani lo studio salta, devo almeno farla qualche paginetta di qualcosa. Sennò so' cazzi. Quindi vado e buono studio a me (prego notare come anche il livello di pateticità, oltre a quello di follia, sta in me raggiungendo vette inimmaginate neanche dai più fantasiosi, visto che sono costretta ad augurarmi "buono studio" da sola...).

martedì 1 marzo 2011

Oscar 2011 e i beoni di fm

L'intenzione era quella di passare tutta la notte immersa nell'atmosfera hollywoodiana degli Oscar anche perchè il sito ufficiale dell'Academy Awards trasmetteva in diretta. Ma la sfilata di divi sul red carpet mi ha sfiancata e sono crollata. Poco male perchè sinceramente non credo avessero poi trasmesso la cerimonia in diretta dal Kodak Theatre, misero contentino la passerella.

Potrei anche scrivere qualcosa sugli Oscar di quest'anno, ma che c’è da dire? 
Che avevo azzeccato i vincitori? In realtà erano abbastanza scontati, ma hanno rispecchiato i miei gusti e questo mi piace. Non solo in questo caso, generalmente quando i miei gusti vengono rispettati mi sento ringalluzzita. 
Quindi: Colin Firth è un grande attore e un bell’uomo, elegante inglese, ma non abbastanza da sembrare un  sir palloso, con la puzza sotto al naso, e la sua interpretazione di re Giorgio VI magistrale, anche se io avrei decisamente preferito vincesse l’Oscar come migliore attore protagonista lo scorso anno: in "A single man" si è superato. "The king’s speech" un gran bel film, decisamente tra i migliori della scorsa stagione anche se non propriamente questo capolavoro, ma non ci sono capolavori in giro quindi Oscar meritato per la regia, un po' meno per la sceneggiatura: in quel caso avrei optato per "Another year" di Mike Leigh, davvero un ottimo film, splendidamente interpretato per giunta.
Natalie Portman perfetta in "Black swan" quindi anche per lei Oscar come miglior attrice protagonista meritato, un po’ meno quello assegnato a Christian Bale (miglior attore non protagonista) in "The fighter" perché Bale, anche se non è un pessimo attore, lo trovo una persona odiosa.
Ma quello che veramente mi rende fiera è il fatto che "Inception" di Christopher Nolan non si è beccato niente di sostanziale! A me questo film non ha mai convinto del tutto: ottima idea, buoni effetti speciali (che infatti hanno preso l’Oscar), pessimi effetti sonori (che però hanno, ahimè, vinto l’Oscar), svolgimento troppo confusionario per rendere il sovrapponimento scenico e onirico che la trama pretendeva. 

E mi ricordo di aver fatto un commento del genere sul forum di Fm per ritrovarmi sbeffeggiata dai soliti arroganti montati come la panna, convinti di essere loro soli in possesso delle competenze per giudicare un film solo perchè loro stanno appiccicati a guardarne motli o almeno credono di guardarne molti e di essere molto competenti, ma questa è una peculiarità della vecchia guardia (o parte di essa) di quel forum, si spalleggiano e si danno le pacche a vicenda, tra di loro, sbeffeggiando quelli che non fanno parte della loro risma, così possono credersi più competenti degli altri e sentirsi qualcuno nella loro misera nicchia. Quindi siccome loro lo ritengono un capolavoro, ogni persona che pensa il contrario è obnubilata e ignorante. Ma la cosa che più mi urta, una delle ragioni per cui non frequento più quel forum insieme al fatto che è diventato di una noia spaventosa (ragione per cui, immagino, non c'è più l'affluenza e la partecipazione di una volta), è l’irritazione che mi provoca l’atteggiamento di questi quattro dementi che usano un mezzuccio come un messaggio in un forum per rimpolapare il loro ego che altrimenti risulterebbe secco come un’arancia spremuta. 
E’ indicativo della cretineria di quella gente. Mi ero dimenticata di questo episodio, evitai anche di risponder loro tanto ero annoiata da questi atteggiamenti squallidi e ricorsivi. Mi è sovvenuto mentre mi congratulavo con me stessa per aver azzeccato quasi tutti i vincitori e ora sono così galvanizzata che la Academy Awards mi abbia dato ragione, ragione a me e non a loro, che sarei tentata di sbatterglielo in faccia se non mi fossi ripromessa di non perdere più un secondo del mio tempo a scrivere su quel forum! 
Be' non è detto che non lo faccia: dopotutto in questo periodo, mi annoio a morte un po’ di sarcasmo a spada tratta e una bella discussione sanguinolenta mi stuzzica parecchio…

No sono troppo stupidi perchè perda del tempo con loro... vadano a cagare. Magari guardandosi Inception...