martedì 2 novembre 2010

Mangio nuvole nate dalla terra


Sto crollando ma voglio provarci ora a fare sta cosa. Ora che ancora mantengo nel naso l’odore della mia cena, che la lingua ne ricerca il sentore di vita esplosiva e la dolcezza ineguagliabile. Domani avrà un altro colore, il ricordo di un altro gusto, sbiadito dai miasmi della notte.Voglio provare a descrivere i sapori della futta di stagione che ho mangiato famelicamente, questa sera, sorvolando nuovamente sulla dieta, ma di mangaire ancora merluzzo non c’avevo voglia. E poi la composizione di quel piatto era così bella che se è vero come è vero che anche l’occhio vuole la sua parte, allora la soddisfazione è multisensoriale e i medaglioni di merluzzo non ne escono bene per niente. Su tutti i fronti.
Mi sono resa conto, scrivendo in questi giorni, che descrivere un gusto, una forma, un colore e farli combaciare agli stati d’animo del momento, alle situazioni, è difficile e interessante, perchè esistono in realtà aggettivazioni ben precise, parole perfette a definirli, frasi da comporre ma che una volta azzeccata la forma più giusta, sono uno spettacolo, più che per palato e occhi questa volta, per la mente. Esercizio simile a quello di “Al mercato con mamma”, ma più sfizioso. In realtà credo di aver scritto un sacco di baggianate ma non mi sono posta censure in questo blog e questo è quello che c’è nella mia testa. Non molto confortante direi…
Secondo giorno che mi spazzolo un piattone tutt’altro che poco calorico come qualcuno può pensare (anche se sono composte da zuccheri semplici sempre zuccheri sono), di frutta autunnale. In questo c’erano: cachi, pera, mela, chicchi d’uva chiara.

PERA: nient’altro ha la forma confortevole e ridente della pera. Tenerla tra le mani mi dà sempre l’impressione di stringere un oggetto fatato, scolpito dal più abile degli artigiani del il piccolo popolo, con questa forma  seducente apposta per incantare i pittori che l’hanno dimpinta in centinaia di nature morte. Una forma che ha una ragione particolare che a me sfugge. Per aprire una porta? La forma della pera può aprire una porta? Il peduncolo sarebbe l’estremità della chiave, il fondo fatto apposta per confortare la mano che impugnerà la maniglia, per girarla ed entrare.
Quella che ho scelto è una pera particolarmente distinta, sottile fortemente periforme, gracile in cima, arcuata in vita e improvvismante tondeggiante di fianchi, sferoidale e tornita, piena come una donna gravida, matura come la terra che l’ha prodotta in questa stagione. Il peduncolo di corteccia secca e legnosa, estende la sua abbronzatura a quasi tutta la buccia spugnosa: la metà superiore della pera, contamina l’altra metà con lentiggini di tabacco su sfondo giallastro soffuso di verde blando, timido, appena accennato. La buccia si sfalda in ruggine liquida tra le mani mentre la sbuccio e cela una polpa avorio all’etremità superiore, dove scrocchia sotto i denti come biscotto fresco e duro. La parte tonda si sciolglie già al tocco dato il grado di maturazione: è di un bianco-giallastro, cremoso. Ogni morso sprigiona rivoli di succo liquido e “granuloso sulla lingua” (questa la rubo a “La città degli angeli”…), sugosa. Zuccherina, rinfrescante, aromatica. Semini al centro, un cuore di lacrime nere, il vero tesoro non era la chiave, dunque….

MELA: o meglio pomo, imparo ora che è un falso frutto. Da wikipedia: “Il carattere di falso frutto del pomo deriva da una particolarità che lo contraddistingue da altri veri frutti; di fatto quello che si considera "frutto" (inteso come parte commestibile) è solo il ricettacolo fiorale che cresce formando parte prevalente (come massa), rispetto alla parte centrale (torsolo) che è quella derivata dalla fecondazione; tale parte centrale, (che per definizione è definita invece "frutto"), avvolge e contiene i semi. Quindi la parte del torsolo che contiene i semi è il vero frutto delle pomacee (mele, pere, cotogne), la parte accresciuta attorno non è originata della fecondazione e quindi non è botanicamente definibile come frutto
Falso frutto o no è regale come pochi, forse per la carica leggendaria e favolistica che ha ispirato nell’uomo nei secoli. Da bambina cercavo la mela perfetta, la più rossa possibile, per morderla e perdermi nel sogno rotto solo dal bacio del bel principe, ma non è mai successo per quanto riprovassi: il mio destino e quello di Biancaneve non coidono, evidentemente. Non so quanto sia un male alla fine quella lì mi pare tanto una bambocciona! Sempre wikipedia “La mela è da sempre alleata della bellezza: ha un bassissimo apporto calorico e, grazie alla pectina, aiuta ad eliminare dal corpo le sostanze tossiche”. Ecco perché è stata scelta da Paride come pomo delle discordia… non lo sapevo. Devo leggere e interpretare le leggende greche: sono così ricche di simbologie che potrebbero essere quel genere di letteratura perfettamente adeguata a me che ancora non ho del tutto trovato.
Golden è il tipo di mela che mangio più spesso. Con tutte le mele che mi sono sparata nella mia vita dovrei essere bellissima, ma non credo abbia funzionato nel mio caso. Gialla, giallissima, colore del sole, forma del sole che si è fuso con un cuore. Anche il colore del cuore ha ereditato perché è striata di rosso scarlatto. La polpa è compatta, piena, densa, solo a tratti farinosa, plastica e porosa se ne succhi il sangue cremoso. Ma per lo più è croccante. Aromatica, agrodolce, tenera, polposa, balsamica.

CACHI: E’ troppo buono, è troppo bello. Soffice, di una consistenza anomala che deve appartenere più al cielo che alla terra. Sembra di stringere una nuvola troppo matura, da spremere e assaggiare. Le nuvole possono avere solo un sapore così buono e la bellezza soffusa dello zucchero filato. “L'albero del kaki è infatti oggi considerato "l'albero della pace", perché al devastante bombardamento atomico di Nagasaki, dell'agosto1945, sopravvissero soltanto alcuni alberi di Kaki.” E’ dolce e non ci sarebbe altro da dire. Ma non è un dolce stopposo e melenso. E’ morbido e profumato, vanigliato, mielato. Scivola in gola senza resistenza, viscido in alcuni tratti, filaccioso e resinoso in altri. Buccia fragile e opaca, dal colore dell’autunno maturo. Spalma una trasparenza vischiosa sulle dita che se “non lecchi godi solo a metà”. E’ unico ed è un peccato che duri così poco. O forse no perché la sua precarietà lo rende una sfera preziosa dal ciuffo elaborato, compete con l’orbe del Papa e vince. Ha parecchie calorie quindi forse meglio che duri così poco…per me.
 
UVA: Chiara, gemmata, dagli acini levigati, arrampicati al grappolo carico e triangolare. Dolce, vellutata sulla lingua, asprigna se si mordono i semini, con un leggerissimo retrogusto di mosto. Ha l’odore dei campi seminati e sterminati di vite. E’ succosa, rinfrescante, morbida, sprigiona mille sensazioni ad ogni morso e non riesci a distinguerli perché si amalgamano per scomparire subito. Ma è un sapore lucido per un attimo ti abbaglia e non ti fa smettere di mangiarla. 60 calorie ogni 100 gr.: auguri.

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