lunedì 8 novembre 2010

Una giornata nel mondo dei vivi-viventi


Giornata nera come la pece, non solo metereologicamente parlando. In realtà pur volendo non avrei saputo godere delle influenze di un tempo più clemente o di quelle melanconiche che tanto mi si addicono.
Sono rimasta segregata in camera con le persiana serrate tutto il giorno, un giorno lungo eppur veloce che è fuggito sotto i miei occhi senza che me accorgessi, nonostante fissassi ripetutamente e con scoramento le lancette della sveglia percorrere il loro giro e ricominciarlo.
Sono stata intontita e sonnacchiosa tutto il giorno, ma non beneficavo di quell’intorpidimento piacevole, che fa capolino nelle domeniche oziose e che propizia un sonno ristoratore, era quello più arcigno e inestinguibile che attanaglia le palpebre in una morsa di piombo difficilmente scrollabile, offuscando la mente di pensieri astrusi che ronzano come un vespaio e impediscono qualsiasi attività, producente e non. Anche la luce del giorno, prima calendula, poi grigiastra che filtrava dalla finestra, mi irritava tanto che le ho sbarrate definitivamente in mattinata.
Sono a malapena uscita dalla stanza se non per andare in bagno e mangiare qualcosa non senza rimorso visto che ieri ho esagerato con troppe golosità e oggi volevo digiunare per ristabilire un equilibrio, ma con il ciclo arrivato e la prima delle sei confezioni di pillola forte da dover prendere da oggi, ho mangiato, onde evitare ripercussioni, soprattutto interruzioni di ciclo per debolezza.
Ho quindi ondeggiato in uno stato catatonico, raccolta a bozzolo sul mio letto con i libri davanti, a tentare di memorizzare qualche nozione, leggere qualche rigo per immediatamente essere presa da ansia, rabbia e scoramento. Ho indugiato troppo sulla possibilità di non farcela, di fallire con gli esami di dicembre, sul pensiero delle ripercussioni nefaste che questo avrebbe su di me e sulla mia vita e l’aria si è bloccata in gola come un conico ghiacciolo, impedendomi di respirare e nutrendo un mal di gola noioso che stasera è diventato doloroso e mi ha fatto partire completamente la voce. E pare che sia particolarmente lenta a studiare perché c’è chi riesce a memorizzare pagine e pagine in pochi minuti, ma la mia stupidità è ben nutrita da una memoria scarsa e insieme formano un’accoppiata da concerto pirotecnico. Pace.
La borsa con ancora dentro il libro iniziato ieri, pulsava pulsava pulsava davanti ai miei occhi: lo sapevo che sarebbe stato difficile resistere alla tentazione di leggerlo, ma pur cedendo al richiamo, oggi non ho concluso granché neanche lì, perché le palpebre continuavano a pesare intricando le trame delle lettere come alla vista di un dislessico e nutrendo il vespaio che, sghignazzoso, ringraziava. Ho passato la giornata così, senza accorgermene, fino a questo momento.

E pensare che ieri è stata una bella giornata. La mia uscita con un essere umano dopo secoli, è stata divertente e ricca di eventi e mi serviva proprio. A. è davvero un ragazzo simpatico e dal vivo anche abbastanza carino. Purtroppo a volte ha delle cadute di stile troppo esacerbate che stonano un po’, ma non avevo motivo di desiderare che tutto fosse perfetto o che lui lo fosse visto la precarietà del nostro rapporto e la mia mancanza di un interesse che non fosse puramente amicale nei suoi confronti, quindi queste “cadute” non hanno influito negativamente sulla giornata, forse soprattutto grazie al mio umore ieri, insolitamente solare. Nel complesso, comunque, mi ha fatto un’ottima impressione dal vivo più di quanto non me ne abbia fatto virtualmente in questi anni.
E’ arrivato in ritardo e questo non gli fa onore visto che diceva di desiderare ardentemente uscire con me e all’inizio eravamo entrambi in imbarazzo. Mi ha sorpreso un po’ l’imbarazzo da parte mia del tutto ingiustificato e infatti mi sono ripresa e rasserenata subito. Siamo andati fino ai Due Mari in auto ed è stato un bene ci fosse un intermezzo che ci ha permesso di “rompere il ghiaccio”, soprattutto a me congeniale, perché mi ha messo nella situazione di chiacchierare chiacchierare chiacchierare e tirare fuori qualche battuta e storiella che ha riempito il tragitto e lo ha reso vispo. Mi ha dato i cd che mi ha masterizzato comprensivi anche della trilogia del padrino (!!!!!!) e io i biscotti che ho fatto ieri, non se li aspettava e credo gli abbiano davvero fatto piacere. Abbiamo passato tutta la mattinata per negozi del centro e tra risolini - anche abbastanza previsti in realtà - ma mi mancava tutto questo davvero tanto e mi è piaciuto o me lo sono fatto piacere non riesco a capirlo. Ovviamente non sono mancati i guai che genero, a cui sono oramai irrimediabilmente abbonata: già la mattina mentre aspettavo che arrivasse, ho fatto un giro a Cz e mi sono imbattuta in una merceria nella cui vetrina erano esposti di gomitoli di una ciniglia particolare che mia madre sta lavorando e c’era il modello di una borsa fatta con la ciniglia che stavo fotografandola col cellulare per poter mostrarglela, ma il proprietario del negozio, un orso mastodontico e puzzolente, mi si è parato davanti dicendo ce non posso fotografare la vetrina (perché mai siamo in una strada pubblica!), che non è un monumento e che sono…udite udite, una stupida. Avrei dovuto mantenere la calma e fargli capire che lo stupido era lui visto che mia madre avrebbe potuto essere una sua cliente se mi avesse permesso di fotografare la borsa, ma ho risposto insultandolo e dicendogli di imparare a usare l’italiano e il sapone, il che lo ha lasciato di sasso. Quando ripassai vidi che aveva abbassato le tapparelle della vetrina il che mi ridette il buonumore: fesso lui che celava la merce alle 10 della mattina! Altra bella figura me la sono sparata nel centro commerciale parlando, sparando una battutina contenente la parola “trombatina” neanche pronunciata soffusamente. Il che ha fatto arricciare il nasino bigotto e scandalizzato di una signora dabbene che passava in quel momento con marituzzo e pargoli e l’ultima, e meno male, caduta di stile l’ho avuta uscendo dal centro sul terrazzane ovviamente attraversando la porta sbagliata, quella d’emergenza che ha fatto trillare l’allarme allegramente, richiamando la guardia e la curiosità delle persone. Almeno il ragazzo-guardia che è accorso era carino ed è stato gentile e ha riso alle mie battute il che lo rende decisamente interessante, non è da tutti comprendere il mio humor.
Alle 14.00 in punto abbiamo pranzato al messicano cosicché io possa finalmente dire che ho mangiato messicano e abbia una cosa in meno nella “Lista delle cose da fare prima di tirare le cuoia”. Il locale era bellissimo: ricreava il vecchio west alla perfezione in ogni dettaglio dell’ambiente, dall’insegna all’entrata che cigolava sopra le testa con la scritta “Oregon 1854”, ai tavolini-caravan, alle teste di bufalo impilate alle pareti, agli sgabelli con selle vere al piano bar, al palco rialzato con l’ufficio dello sceriffo, alle insegne di “wanted” e ricercati con le taglie, alle frecce indiane e i fori di pallottole su tutte le pareti. Indecisa tra Tortillas e Burritos alla fine ho preso una composizione di tre piccole tortillas da preparare da sola con pollo e verdure alla griglia e tre tipi di salse (salsa taco, salsa guaca mole e salsa chipote) da abbinare  a mio piacimento. Mi sono divertita un sacco a combinare i vari sapori ho fatto una mini tortillas anche ad A. e gli è piaciuta quindi ho un futuro da combinatrice di sapori messicani se il resto andasse a rotoli; lui ha preso un hamburger “Dakota” che a me non piaceva perché c’era il bacon, il resto lo abbiamo diviso così abbiamo provato più roba: crocchettine di patate alle erbe e formaggio molto speziate, ottime; anelli di cipolla con un ketchup anomalo e rossissimo e le patatine fritte con una salsa rosa alle erbe di cui non siamo riusciti a distinguere il sapore.
L’idea iniziale era quella di passare il pomeriggio al cinema del centro ma non c’erano film decenti o che non avessi già visto (peccato non esserci andata nel week end di uscita dei Doni della morte) e abbiamo deciso di andare dalle mie parti, complice anche una giornata tersa con un sole scarlatto. Non aveva mai visto la località di PG (un pezzo di costa del mio paese particolarmente suggestivo, ci vado spesso) e credo che se se ne ha la possibilità, sia un posto da vedere per obbligo nei confronti dei propri occhi assetati di bellezza. In realtà quando siamo arrivati già il sole calava e saliva una scomoda a fredda umidità, ma all’inizio non ce ne siamo accorti, passeggiando in spiaggia e saltellando sulle rocce, poi è diventata evidente e pungente e siamo tornati in auto. Nella fretta di andar via avevamo dimenticato di fare una capatina al negozio di dolciumi per fare incetta di caramelle, di quei panetti di liquerizia di vari colori che ti fanno perdere la sensibilità della lingua a qualsiasi altro gusto che non sia liquerizia stessa e di marshmallow grondante rosa e verde pastello, ma non ci mancavano i dolciumi. C’erano i miei biscotti e dei cuoricini di pan speziato ricoperti di cioccolato e con un cuore di albicocca che gli aveva regalato la tizia con cui ha una storia, che a me non fanno proprio impazzire, ma che ho mangiato con un certo femminile orgoglio visto che lui mi ha raccontato che il dono, fatto in uno spasmo di romanticismo, doveva fare da sottofondo zuccheroso al loro sabato insieme, sabato che lui le ha preferito trascorrere con me e glielo ha anche detto! Tanto di cappello non lo immaginavo così sicuro di se. Mentre passeggiavamo per corso, lungomare e piazza della città vicina il mio paese prendendo in giro i ragazzetti borghesucci tutti uguali e delle foto di donne molto grasse nude esposte in un bar, mi ha aggiornato sui risvolti della sua storia libertina con questa tizia sposata che vuole lasciare il marito per lui e che ha continuato a mandare messaggini tutto il giorno, scritti in pessimo italiano e pieni di frasi da harmony molto scadente, e lui continuava a farmeli leggere perché sapeva che mi divertivano nonostante conoscesse la pessima stima che nutro per lei e per gente come lei.
Per concludere abbiamo ascoltato le mie canzoni preferite di Elvis Costello in auto perché la fredda umidità che saliva come una cappa dal mare per adagiarsi pesante su ogni cosa, soprattutto sulla mia testa, era diventata per me intollerabile ( e il mal di gola di oggi me lo conferma) e abbiamo mangiato un sandae al caramello al Mc Donalds: non lo aveva mai assaggiato e non si può non far ballare le papille gustative con quel caramello come non si può non concedere agli occhi il sollievo del paesaggio di P.G. Mi ha dato ragione in entrambi i casi e mi piace avere ragione.
E mi piace quanto non credevo fosse possibile essere viziata, coccolata e al centro dell’attenzione di qualcuno. Non mi succedeva da tanto di quel tempo che lo avevo scordato: i piccoli gesti come offrire il pranzo, dare la propria porzione di patatine, aprire la portiera dell’auto, proteggere da piante spinose, aiutare a salire le rocce, farsi viziare, suscitare risate e apprezzamenti, scegliere il peluche che volevo da prendere con l’artiglio, salvo poi non riuscirvi perché quei cosi sono spudoratamente truccati e io volevo uno Stiwie Griffin a grandezza naturale, mannaggia….insomma tutte quelle cose molto standard e già scritte da soap opera e mieloso film per adolescenti che ho sempre trovato barbose, essere l’oggetto di queste attenzioni in effetti cambia un po’ lo scenario e poi, sono così abituata a cavarmela in ogni circostanza da sola che per una volta ho voluto concedermele e godermele senza sensi di colpa

In realtà ho dovuto richiamarlo all’ordine in qualche occasione di troppo, per gesti che lui beffardamente giustificava come affetto e amicizia ma che sottendevano palesemente altro: continua ricerca della mia mano, sfioramenti continui, abbracci superflui, frasi sussurrate nelle orecchie, sedersi sempre molto vicino, annusarmi platealmente e dirmi che il mio profumo lo fa impazzire finché non ha esagerato con la scusa di una stanchezza incipiente e mi si è letteralmente buttato addosso. Mi ha irritata abbastanza e gliel’ho spiegato, ma devo dire che non si lascia abbattere facilmente il ragazzo e ha continuato a provarci nonostante ammantasse i tentativi di virginei e amichevoli e giocosi contatti. Ma non me ne importa più di tanto: io ho avuto la mia giornata nel mondo dei vivi-vienti e sono felice di essermela goduta e di essermi divertita.
Oggi ho pagato un po’ lo scotto con questa giornata all’opposto, irritata e scomposta, ma spero domani di ristabilire il rigore che la settimana scorsa mi ero imposta. Uscirò di nuovo con lui? Bah perché no…sperando che nelle prossime discussioni su msn si metta in testa che è inutile mirare al altro oltre l’amicizia, sennò può diventare pesante.

Intanto vado a prendermi un’aspirina per poter godere di un sonno pesante e lenire le influenze di un mal di gola sempre più focoso… e gli strascichi della certezza di essere, dopo una breve parentesi vezzosa, ritornata tra i vivi-solo-a-metà.

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