mercoledì 28 dicembre 2011

Nomenclatura fatalista

Scritto il 4 maggio 2008


2 anni.
Tanti ne sono trascorsi da quando la possibilità di creare un mio blog fece la sua baluginante comparsa tra le fila delle mie altrettanto baluginanti idee. E, inutile dirlo, ad essa come a tutte le altre meditazioni che si affestellano nella mia capace testolina, è toccata la stessa infausta sorte: sorbire il lento, infinitesimo e periglioso procedimento che traslata l'idea, dal suo essere semplice idea all' attuazione in ciò che l'idea stessa patrocina. Questo sommo processo, accurato e particolareggiato soprattutto nel numero di fasi che attraversa (numero che farebbe invidia al procedimento di trasformazione di un pezzo di grafite in un diamante), intacca come un virus informatico tutti i file stipati nella mia mente e solo pochi riescono a completarlo e ad uscirne indenni. Gli altri vengono eliminati completamente dall'Oblio, programma infausto quanto provvido, dal difficile compito di mondare le cervella dal superfluo che vi si accantona nel corso del quotidiano.
Quest'opera di lindatura gli riesce piuttosto bene in verità e potrebbe anche essere apprazzata dal dichiarante se non fosse che i criteri di definizione di ciò che è o non è superfluo, tendono ad essere ambigui e dai labili confini, col non auspicabile risultato che ciò che è stato tanto faticosamente pensato, finisca fin troppo presto ingoiato dalle tenebre del nulla.
E' così che solo pochissime delle idee che covo in fase larvale, mutano e vedono la luce trasformate in belle farfalle (o in balle farfalle, che dir si voglia) e tra queste inspiegabilmente e inaspettatamente, vi è quella della creazione del blog. Di questo blog per l'appunto. Grandioso! Che si stia di fronte ad una svolta epocale nella quale i miei procedimenti mentali vengono dimezzati e i proponimenti attuati senza reticenza alcuna? Posso solo augurarmelo, invero!

E' anche vero che di prove a carico della veridicità di cotanto grazioso miracolo ne sono state rivelate ben due nell'odierno pensante clamore: codesto blog di cui già le lodi tessute io ebbi, e (l'ulteriore) codesto messaggio, che in base agli standard cui il siffatto grumo cerebrale ci ha abituati, un minimo di 6 mesi avea a maturare prima di prender qualche auspicata forma all'altrui sensibile esperire presente.
Invece dopo appena una puntata dei simpson e una di Lost eccolo primeggiare protagonista al battesimo del suo ospite.
Complice la non trascurabile rivelazione che questo noioso e altrimenti inutile pomeriggio di maggio ha portato con se: l'esistenza di una non ancora meglio precisata ragnatela di coincidenza intessuta magistralmente tra me e il nome che mi è stato assegnato alla nascita. E chi può essere se non il Fato l'artefice di questo intrico non ancora del tutto decifrato?
Ma procediamo in ordine temporale partendo quindi dalla mia infanzia/adolescenza quando immersa quasi perennemente in raptus romanzeschi e alla continua ricerca di spunti di avventura e mistero (nonchè nella speranza inconscia di malleare il nome mio in base alla mia persona e fornirgli mitologica importanza), spennellai la mia noiosa e piatta esistenza del riflesso di quella molto più interessante e passionale, che era stata (o era stata inventata, punti di vista) delle eroine dei romanzi e della mitologia o meglio delle innamorate, belle e impavide consorti dei miei eroi.
Fu così che come una novella Jung (secondo cui "...la nostra psiche risponde al suggerimento di ricordare delle vite passate con un vasto serbatoio di esperienze e immagini introspettive che ci riguardano profondamente e che la delineano...") fui certa di essere la reincarnzaione della Marianna di Sandokan, La Perla di Labuan e della compagna di Robin Hood, Lady Marian.
Ma, dopo anni, come se al mio cresciuto inconscio questo oramai non bastasse, in maniera apparentemente casuale mi sono imbattuta in significati letterali, religiosi, storici e valenze politiche del mio nome (che ormai, mio lettore inesistente, hai campreso, con tanti cari saluti all'intimità e alla privatezza ma chi se ne frega? Visco insegna...) per cui:
  • Marianna deriva dall'ebraico Miryam che a sua volta deriva dell'egiziano "mrj-ima", che significa Amata dal dio Ammon, dio del cielo, dell'eternità, del sole e del mistero. Perciò Marianna significa: "Amata dal Segreto" (inteso anche come "Amata da Dio");
  • La Marianne è la rappresentazione allegorica delle Repubblica francese. Rappresentata come una giovane donna dal cappello frigio, personifica i valori della Repubblica Libertè, Egalitè, Fraternitè;
  • La Marianne è anche il nome di una società segreta sorta nella provincia francese dopo il colpo di stato di Napoleone III. Ne fece parte anche Giuseppe Mazzini!
Oltre all'oramai certezza di essere stata fregiata di un nome altisonante e carico di significati simbolici, non posso fare a meno di ipotizzare l'esistenza di una trama oscura che, in una sorta di profetica rivelazione, scandisce e modella i passi della mia vita.
Troppi film e romanzi? Probabilmente si, probabilmente il mio paradigma causa-effetto è falsato dalla schematica romanzesca delle grandi storie che oramai fanno parte di me, ma pur ammettendo ciò le similitudini svelate restano: i miei venerati e amati eroi sono Robin Hood e Sandokan da sempre; la Rivoluzione francese ha sempre prodotto su di me un fascino particolare tanto da spingermi a studiarla ed informarmi sugli eventi che la generarono con particolare enfasi; riconosco e sostengo i valori di Uguaglianza, Fraternità e Libertà che propugna; sono una fervente sostenitrice della democrazia e propendo per partiti e fazioni politiche democratiche; sono affascinata dalle associazioni segrete e ho una forte tendenza ad affrancarmi dalla realtà che non condivido, lottando per ciò in cui credo e affarmando ciò che la maggior parte rinnega. Inoltre il simbolo del dio Ammon è l'Ariete che è anche il mio segno zodiacale...


Insomma fantasia o no seguirò il percorso che la storia simbolica del mio nome preserva alla ricerca di un probabile sentiero che disveli il mistero della mia presenza su questa Terra e dell'intricatezza del mio essere.
E se il destino di ognuno di noi non fosse scritto nelle stelle, o sulla mano o nei fondi del caffè, ma tra le sillabe del vostro nome? E se anche dietro il vostro nome si cela un intrico romanzesco? E se, grazie al vostro nome, siete destinati a essere i protagonisti della più grande storia mai narrata? Com'è che vi chiamate...?

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