mercoledì 28 dicembre 2011

La donna ha bisogno dell'uomo come un pesce della bicicletta

Scritto l'1 febbraio 2009

L'elegante proposizione che dà il titolo a questo post è uno dei motti tra i più rappresentativi di quell'ampio e stratificato movimento che è il femminismo. Non è mia intenzione fare un'apologia del movimento o un riassunto della rivoluzione storica che lo ha accompagnato, nè strillare slogan pro-female. E non perchè sia una persona moderata e non di parte (io sono indiscutibilemnte di parte, sia chiaro), ma perchè mi prospetto di farlo in altre e più accreditati discussioni.

Mi riservo invece di rovesciare la mia bile verso il nuovo Neofemminismo o quello che vogliono sfacciatamentre spacciare per tale. Ovverosia una sorta di ribellione sessuale tardiva e lasciva all'ennesima potenza, in cui pare che la donna affranchi se stessa dal virginale pudore che, secondo l'antica tradizione, le sue virtù dovrebbero immancabilmente contemplare. Pare che la definizione sia scaturita da un libro molto in voga in Europa e millantato come opera d'arte summa, vero manifesto del femminismo del XXI secolo. Non vi nego che queste premesse mi avevano incuriosita e anelavo con fervore a leggere questo capolavoro con il serio intento di ergerlo, se avesse confermato le previsioni, a caposaldo della mia filosofia di vita.



Ad esser messo in discussione qui non è libro che non conosco, non l'ho letto, non lo giudico e non lo nomino. E che mi riservo comunque di leggere.

Quello che, da femminista, non tollero è che mi si propini come modello neofemminista, una semi-ninfomane grottesca nel suo pensare e fortemente maschilizzante nel suo agire.

La donna deve ricorrere a una sessualità spinta, volgare e malata e d indulgere esclusivamente sugli attributi del suo corpo? Perfetto. Fateci pure mille libri, ma non mi innalazate questa scabra figura a prototipo di una nuova rivoluzione femminile, perfavore. Qualche mentecatto potrebbe anche crederci. Credere che le donne, oggi, mirino ad uniformarsi ad atteggiamenti e desideri fallocratici, spacciandoli per desideri propri.

E non inficiate il nome del neofemminismo che, al contrario, è esploso per diversificare con furore la donna dall'uomo e renderla una indipendente padrona di sè e del suo destino.

Che poi io sia fermamente convinta che questo obiettivo non sia stato ancora del tutto raggiunto e che sono molto poche le donne che non cedono ai ricatti istitutivi-morali, è un altro discorso.

E comunque sempre "Io sono mia!".

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