mercoledì 28 dicembre 2011

Inutili parole vergate ale 5.00 am

Scritto il 7 novembre 2009

Don.

In qualche favolistica latitudine di questo mondo, in questo istante una qualche semi-sfortunata Cenerentola abbandona il ballo della sua vita, seminando scarpette di cristallo.

Nel medesimo istante, alla mia latitudine, tutto fuorchè favolistica, scocca anche per me la lancetta, più rumorosa di una mannaia. Non mi ridesta da un sortilegio, ma da quello che esperti definirebbero "imbambolamento dell'insonne", una rara distorsione del pensiero che spinge il malcapitato ad annichilire il rovello della sua mente tramite una rigida fissità nel suo sguardo, orietato (lo sguardo) verso un indistinto punto della notte.

A una mente attiva (o anche no) quel guardare un paesaggio immobile, identico a quello delle migliaia di notti precedenti, può sembrare quantomeno...inutile o strano? No, meglio: assolutamente inquietante.

Questa presunta mente pseudo- attiva però (che in realtà non esiste perchè chi, sveglio alle 4.37 della notte, mette in moto i neuroni per comprendere dove va a parare la traiettoria dello sguardo di un tizio che fissa per ore la notte?), ignora che ciò che quegli occhi fissano senza scostarsi di un millimetro, da due ore, orologio alla mano, è il buio. Non il buio tipico della notte, sai....quello che ammanta la terra, il blu cobalto degli universi, il sacro oscuramento del sommo sole etcetera etcetera.... bensì un buio più buio del buio stesso.

E' vero. Esiste. Non è uno scherzo. Io l'ho visto.

Puoi vederlo anche tu, basta che:

  1. stipi la tua mente di orridi spettri, loschi presentimenti, marci demoni del tuo passato;
  2. resti sveglio...pardon, che tu sia impossibilitato a dormire fino a quell'ora della notte in cui l'unica altra anima sveglia è un altro povero insonne, insonne vero però. Quello fasullo, stile "re zotico della notte", sta abbondantemente ronfando a quest'ora;
  3. scruti la notte per un'ora o due, quanto serve. I più tendono a poggiare la fronte sul vetro per sostenere la testa, ma anche la variante più romantica della mano sotto il mento può andare, basta che lo spazio che con la vista riesci a cogliere, sia limitato a ciò che è al di là del vetro;
  4. abitui il tuo sguardo ad andare oltre la staticità del niente notturno, a cogliere il fermento insito oltre il mero sensibile.

Se lo individui te ne accorgi: un definito fulcro di inchiostro liquido che mordicchia la posticcia luce aranciata dei lampioni. E sai immediatamente che potresti non staccartene più, che le due ore scandite dal Don di cenerentolese memoria, potrebbero trasformarsi in duemila e a te starebbe bene. E' balsamico annullamento nell'orgoglio della scoperta.

Più lo guardi, più il vortice ti risucchia.

Più lo guardi, più arduo diventa, poco a poco, realizzare che il tuo volto si riflette sul vetro e non è l'epicentro di quel buio più buio del buio stesso.

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