mercoledì 28 dicembre 2011

Di come l'alta letteratura descrive un sabato di niente

Scritto il 7 ottobre 2009

Sabato.

La nostra eroina si sveglia alle 5.30 della mattina per prendere il pulman. Le notti che precedono la partenza sono sempre cariche di angoscia, senso di inadeguatezza, smarrimento, fallimento, stupidità, nostalgia, insomma un'accozzaglia di sentimenti deleteri per la psiche di chiunque, che le impediscono di dormire.

Come uno zombie e con il consueto peso sul cuore, asseconda il trillo di una sveglia psicotica, si fa una doccia fredda e cerca di barcamenarsi con un valigiame più pesante del solito.

Lascia un messaggio scritto al brother che sta per tornare da una rapida sortita nella capitale e a lei (anche se lo ha salutato solo martedì) secca partire sapendo che il brother torna. Ma il dolce stare a casa assume sfumature venefiche con contorno di ammorbamenti, quando si prolunga. Quindi parte.

In macchina nota immediatamente uno strano elemento disadorno nello scabro paesaggio plastico del cruscotto: una lumacazza deve essere sfuggita dalle buste che condivideva con le colleghe, verso una insperata salvezza, e ora dorme il sonno degli scampati al pericolo circondata da un'aureola di bava perlescente.

Detta lumacazza, è una delle lumache spropositamente grandi che la mother ha comprato il giorno prima, così epitetata dalla nostra eroina da quando la mother le ha scaricate nella pentola in attesa di un inumano e inlumaco destino.

Lei non ama il viscido sapore delle lumache, invece il resto della famiglia ne ingurgita quintali, sollazzandosi grandemente tra osceni risucchi e sospiri soddisfatti. Cerca, quindi, di staccare la dormnente lumacazza, ma non vi riesce. Non può evitarsi di pensare a come codeste chiocciole di anomala grandezza, soddisferanno i languori lumacheschi dei suoi familiari.

E mentre cerca ancora di staccare l'arcigna ventosa per depositarla nel prato vicino, sente la mother esclamare "Hiiiii e come è scappata 'sta qui?!" e la vede staccare risolutamente la povera malcapitata per lanciarla dal finestrino come fosse un sudicio chewingum di cui sbarazzarsi presto. Non c'è niente da fare: questa famiglia sterminerebbe in un giorno la razza lumachesca se gliene venisse dato il modo.

La mother molla, dopo qualche chiacchiera, la nostra eroina alla fermata degli autobus in balìa dei suoi valigiosi prossimi impieghi, poichè il brother deve essere recuperato alla stazione e il caffè trangugiato al bar: due cose che non possono attendere oltre. La nostra, prende in pullman e finalmente si gode un po del tranquillo sonno dei giusti.

Arrivata all' dell'università scende e se la gode: la preferisce così la bastarda, semidormiente, velata da una luce nebbiosa, con pochissimi studenti tra gli zebedei (dio benedica il sabato). Può percepire l'acciottolìo delle foglie secche trascinate dal vento senza che schiamazzi e caos li inghiottano. Una rarità da queste parti.

E in effetti il silenzio è troppio e troppa poca è anche la gente. Si accorge ben presto che i bar sono chiusi e la soloia vetturina che vende i biglietti dell'autobus non c'è. Spinta dalla necessità, si barda di valigia e  pesantame altro e si dirige al tabacchino, ma codesto non vende biglietti. Quindi va in edicola, ma non li vende neanche l'edicola.

Sconsolata, torna alle pensiline aspettando che un biglietto le caschi dal cielo dritto in una mano e  pregando che non le facciano la la multa. D'altronde - pensa giustamente la nostra eroina - che cazzo di colpa ha lei se quei minchioni non le permettoio di comprare i biglietti?

Sale nonostante tutto sull'autobus. Che scelta ha? Con due quintali tra zaino e valigia, o prende quello o inventa rapidamente il teletrasporto. Ma siccome non ha voglia di inventare niente di prima mattina ( e vorrei vedere voi...) prende l'autobus, avverte l'autista di essere incolpevelmente senza biglietto e quello se ne lava le mani rimettendo tutta l'incresciosa questione nel verificatore.

Ma, e sempre santo sia il sabato, il verificatore non sale.

La fortuna stranamente arride la nostra eroina, sarà l'autunno? Questa stagione così in sintonia con lei, con le sue ombre e con i suoi colori?

Probabile perpchè anche il suo umore è indirizzato verso speranzosi approdi, fino a poche ore prima invisibili a occhio umano

A  casa la coinquilina, che dovrebbe esserci, nun ce sta e non tornerà fino a domenica sera.

La casa è tutta per lei e ne approfitta immantinente con una sana dose di beatles/de andrè sparata a tutto volume, dritta nelle tempie.

Dopodicchè si butta sul letto e legge legge legge legge legge perchè una rinascita non può prescinedere da una purificazione letteraria, da una catarsi di pensieri e parole. E' fenice plurirediviva.

Non si rende conto, persa in altri mondi e altre menti, che è giunta la sera. E lo stomaco, vuoto, richiede improvvisamente la dovuta attenzione prorompendo in una sinfonia di pernacchi e lamenti.

Accende il pc, mette a caricare una puntata di Battlestar Galactica e decide che si secca cucinare. Quindi esce a comprare una pizza in una della 7 pizzerie che stanno attorno casa sua e che non ha ancora provato. L'aria della sera è fresca e sa solo lontanamente di gas di scarico. Un vento gentile le scompliglia i capelli e la mette di buonumore. E' davvero la solitudine ciò che la fa star bene? o è la prospettiva di un futuro migliore improvvisamente insinuatasi in lei con l'arrivo dell'autunno, nonostante non veda da che parte possa arrivare?

In pizzeria c'è una fila impressionante, i tavoli sono pieni e deve aspettare un bel po prima che le arrivi la sua barese. Ma il pizzaiolo è gentile e le chiede scusa per l'attesa, le sorride ed è carino: presupposti che rendono l'attesa dolce e non molto noiosa. Si guarda intorno: tutte quelle persone le sembrano così fortunate e felici, ma anche così drammaticamente banali nella loro impressionante egualità, così conformati nel loro stesso essere presenti, nel loro essere insieme. Una scena già vista mille volte, nel volto di uno, la presenza di ognuno, indifferentemente.

Decide di ignorarli, mentre un certo sollievo le riempie il petto: sollievo per le sue scelte che solo la notte prima le erano sembrate inequivocabilmente sbagliate e che alla vista di quel felice e accettato grigiume, di quel divertimento forzato, le paioni brillanti dei colori dell'arcobaleno.

Viene interrotta dai suoi pensieri dal pizziaiolo che la chiama per consegnarle la pizza, che le chiede nuovamente scusa per l'attesa, che le augura buona serata. Che le sorride di nuovo e le chiede di tornare presto. Ricambia il sorriso e se va con il caldo cartoccio in mano, mentre il vento ora spinge l'aria calda dalla pizza sul suo volto, avvolgendo dell'odore del forno e del pomodoro.

Ottima pizza, tè freddo al limone e Battlestar galactica sono il suo sabato sera e fatica al momento a pensare a qualcosa di meglio. Se scavasse tra i suoi tortuosi e scomodi desideri, qualcosa di meglio lo  troverebbe di certo, ma evita di farlo per non guastare il sapore corposo della pizza e della lotta contro i cylon: entrambi l'avvinghiano in una sera che scade in notte, senza che sene accorga.

E mentre chiude il pc per andarsi a tuffare tra le lenzuola fresche, pensa che dovrà aggiornare la lista delle migliori pizzerie della zona: la nuova merita almeno il secondo posto, e potrebbe scalzare la prima

Dovrà provvedere ad aggiornare la lista e per farlo dovrà per forza di cose riprovare la pizza del bel pizzaiolo smily.

Ma questa è un'altra storia. Ora c'è solo il cuscino e il sonno che l'avvolge, stavolta, senza farsi attendere.

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