mercoledì 28 dicembre 2011

Maschere sul nulla

scritto il 7 settembre 2009

"Quando un ragazzo di quattordici o quindici anni si scopre più portato all'introspezione e all'autocoscienza d'altri suoi coetanei, cade facilmente nell'errore di ascriverne il motivo al fatto che è più maturo di loro. Nel mio caso fu indubbiamente uno sbaglio. Il motivo semmai stava qui, che gli altri ragazzi non provavano quel bisogno di comprendere se stessi che in me era così impellente: potevano esplicare la loro personalità con la massima naturalezza, mentre a me incombeva recitare una parte, e questo doveva richiedere un acume e uno studio considerevoli. E quindi non era la mia maturità, ma il mio senso di malessere, la mia insicurezza, che mi forzavano a acquistare il controllo della mia coscienza; giacché una coscienza del genere era semplicemente un trampolino di lancio verso l'aberrazione, e tutti i miei pensamenti di allora, nient'altro che congetture incerte e campate in aria". (Yukio Mishima, Confessioni di una maschera)



Se Mishima in altro tempo, altro loco e cultura altra (giapponese tradizionale nella fattispecie) è arrivato a postulare accorgimenti sulla sua persona  tanto simili a quelli in cui alla stessa età io stessa mi identificavo (anche se scaturite da ragioni differenti le mie), allora tre sono le cose:

  1. Diversità e unicità umane sono solo uno dei sottonsiemi dell'uniformità più drasticamente omologata;

  2. Tutto il mondo e paese e il manierismo sociale è atle che a prescindere da cultura e latitudine sfocia in equivalenti integrità o abiezioni, condotte o perversioni;
  3. Entrambi le cose.

Sia come sia noi anime esacerbate dovremmo rappresentare un "consorzio umano" (sempre per citare Mishima) ragionevolmente ricco di adepti.

Allora pechè intorno a me c'è solo vuoto ed eco? Mentre fuori è in atto una conflagrazione di colori...

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