venerdì 1 aprile 2011

Feccia e beltà

Ero ferma tra due bancarelle oggi, al mercatino, e mi sono ritrovata nel bel mezzo di una conversazione tra i proprietari dei rispettivi tavoli. Da una parte una signora grassoccia e scapigliata; dall'altro un signore di carnagione scura, dietro la tipica bancarella di oggetti inutili che gestiscono solitamente, nel nostro paese, queste persone africane (credo) immigrate.
Io, non c'entravo niente, ero come al solito fuori luogo, lì per caso e casualmente li ho ascoltati. Stavano parlando di quanto sia dura tirare avanti e il signore, che in realtà non poteva avere più di 35 anni, diceva che non ci sono i soldi per mangiare, che oggi non ha venduto niente e che quindi non avrebbe mangiato, digiuno. Ma non era un lamento: rideva e faceva battute, con rassegnata moderazione certo, ma senza disperarsi. Forse perchè è abituato e ha capito che non serve a niente sfiduciarsi e piangersi addosso, forse perchè sa che c'è di peggio che saltare un pasto, o forse stava solo facendo buon viso a cattivo gioco e celava le lacrime per dopo.

Be' comunque dice questo e poi si volta verso di me, ferma lì come un allocco inutile, mi rivolge quel sorrismo avorio brillante che hanno le persone dalla pelle scura, che risalta tra il rosato delle labbra e il cioccolato della pella. Mi sorride e mi dice: "Se non si guadagna niente non si mangia, ma meglio, così sto a dieta. Non è vero bella ragazza?". Io gli sorrido, ma temo che sia un sorriso spento, nullo, disonesto, che stona col bagliore puro del suo. Abbasso gli occhi e me ne vado.

Io avrei dovuto fare qualcosa, avevo solo tre euro, ma sarebbero bastati per un pasto. Poteva mangiarsi un panino e una bibita e magari un dolce, piccolo, forse, ma un dolce è sempre un dolce. Con tre euro puoi spararte tre cheeseburgers al macdonald's, o un panino e una porzione di patatine e un frappè. Poteva comprarsi un paccone di biscotti e del latte che saziano e nutrono e magari una bella tavoletta di cioccolata. Ma non l'ho fatto. Volevo farlo ma mi allantanavo, le mie gambe mi portavano da sole e mi uccidevo di insulti e non l'ho fatto. Temevo di farirlo, di umiliarlo, ma almeno avrebbe mangiato no?
No...la verità è che volevo tenermi stretti quei tre euro fetidi perchè sono gli unici che ho e quel povero ragazzo morirà di fame, e io li spenderò per qualche vizio...perchè sono una puttana infida e merito di soffrire e crepare. Queste persone splendide vivono e sorridono nonostante la loro vita sia un'incognita continua, nonostante probabilmente non sappiano cosa sia la serenità o l'avere un tetto sopra la testa e io sto tutto il giorno a lagnarmi per quanto sono derelitta solo perchè non sono viziata e non ho la bella vita di qualche borghese insulso.

Non posso andare venerdì prossimo, ma dovessi passare tutti i venerdì restanti della mia vita in quel mercato, ci riandrò e comprerò qualcosa da lui. Così gli assicuro un pasto. E non lo umilio. Ma oggi non mangerà. E avrebbe potuto mangiare... mentre io sono tornata nella mia confortevole casa ad assaporare la mia fresca insalata di cavolfiore e lui starà da qualche parte e sentire rombare il suo stomaco.

Bene. Sono ufficialmente parte della feccia del mondo. Mi faccio schifo. Sono una fottuta merda e merito di fare la fine delle fottute merde, ecco perchè tutti continuano a scaricarmi, come lo sciacquone che espelle merda dal cesso.

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