mercoledì 30 marzo 2011

Sognando Paris...


Non dormo molto non combino niente durante il giorno e tendo a trascinarmi per la stanza dal letto alla sedia, dalla sedia al letto, qualche volta stramazzo a terra senza una ragione solo per cambiare prospettiva della stanza e ossigenare un po' i miei neuroni visivi.
Non  è un bel momento, assodato.
E ne risentono anche le mie notti spesso e volentieri tormentate, altre volte addirittura raccapriccianti o tachicardiche o immerse in sogni munchiani e carrolliani nel senso peggiore delle accezioni. Il paradosso è che, nonostante non siano propriamente uno sballo, uno spasso, una gran baldoria e ancora molti altri sinonimi di "divertimento", le notti risultano di gran lunga più interessanti delle mie giornate. Il che è un gran dire.

In ogni caso, seppure le ore destinate al sonno sono state ben poche nel 2011, le ultime notti le ho trascorse a fare sogni astrusi o bizzarri, di certo con un grande bagaglio simbolico, anche se non sempre manifesto. Mi hanno reso protagonista di qualche cosa, però, e io non sono mai protagonista nella realtà, quindi sono grata alle mie notti nefande. Neanche Proust credo sia mai giunto a dichiarare una cosa del genere. Il che mi conferisce un miscuglio di fierezza e nausea di me stessa che, devo ammetterlo, mi dona.

SOGNO n.1:
C'è un complesso di case e casolari rustici che connettono varie abitazioni, qui arrangiate in stile bicocca da pescatore del dopoguerra, lì nuove e lussureggianti in ghirigori ferrosi e portici fioriti. Mi ricorda una specie di ranch situato in riva al mare e abitato da una famiglia vecchio stampo di artigiani e pescatori, molto conosciuta nel mio paese. Ma qui non siamo sulle ridenti coste ioniche, bensì inoltrati in una fangosa e bigia pianura. Sono con mia madre e mio zio che mi guardano, al solito, con espressioni di disapprovazione l'una, di dubbia e rassegnata compassione l'altro. E io devo entrare per forza in quel casolare semidiroccato per dare i miei auguri alle persone che ci sono dentro. Non so per quale ragione debbo auguri e non so chi diavolo sono le persone che abitano quelle pietre fangose. Quel che so, è che io non ho nessuna voglia di farlo, che mi sento violata e forzata a stare dove non vorrei, a fare quello che non dovrei, a essere chi non sarei se potessi essere me stessa. 
Alla fine mi ritrovo a fare gli auguri alla mia maestra di matematica e scienze delle elementari: golf nero a collo altro, espressione dura e arricciata da nuove rughe non più lenite con i colori sgargianti del trucco, ma con gli stessi capelli biondo sole, alta ed eretta in posa da gendarme, mi fissa aspettandosi le mie dovute e sincere congratulazioni e il resoconto spiacevole della mia vita. 
Credo di sapere perchè proprio lei: perchè gli auguri a lei sarebbero adeguati in questo periodo e perchè dal suo punto di vista io sono piccola e inutile in confronto alle sue preziose nipoti, tutte belle, giovani e di successo nella vita, qualsiasi sia il tipo di vita che hanno liberamente intrapreso.

SOGNO n.2:
Mi vogliono ammazzare. E io cerco di nascondermi e scappare. Ho casualmente ascoltato una conversazione compremettente, di notte, in un parcheggio oscuro e isolato della città di New York. Ho fatto finta di niente, ma non è servito e ora mi ritrovo a scappare per edifici fatti di scale antincendio ed enormi tubi, su marciapiedi dalle strisce e dai lampioni di vernice rossa, in caffè eleganti e affollati, blanditi da una luce nebbiosa e giallastra, molto anni 20. E come nei film del genere, uomini senza scrupoli, in completo gessato, si confondono tra la folla, pronti a perpetrare la loro vendetta. 
Decido di ordinare un cappuccino con molta schiuma e un croissant alla marmellata di albicocche, per passare inosservata e per far loro credere che in effeti non ho sentito nulla della loro conversazione, perchè nessuno che teme di essere ucciso può stare traquillamente seduta in un caffè anni 20 a sorseggiare cappuccino schiumoso e a tranguggiare croissant alla marmellata di albicocche. 
Ma non riesco a papparmeli perchè si avvicina qualcuno e mi dice che io non dovrei essere tra loro e soprattutto non dovrei mangiare il croissant. Ma perchè mai non posso mangiare un croissanti alla marmellata di albicocche!? Cerco di giustificare il perchè mi ritrovo con in mano un croissant anche se non dovrei, ma attiro l'attenzone dei sicari in gessato e mi tocca scappare di nuovo.

SOGNO n.3:
Vecchia scuola, liceo, ma alquanto diversa, un misto di prigione e di idea di scuola perfetta che mi sono fatta. Io sono stata malata, sono rimasta indietro e ho gli esami di stato. Non ho studiato e non so niente e sono in prima fila a cercare disperatamente di rimettermi in pari, di studiare, di ascolatere il prof, ma pare che non ne sia in grado, che per quanto mi sforzi resti indietro e nel panico per gli esami, mentre altri miei compagni riescono facilmente in tutto. Tra loro c'è una mia ex compagna delle medie che mi guarda altezzosa (quella che ora lavora a Terranova e mi fissa ogni volta che entro), ci sono poi le mie ex amiche M & M, che hanno trovato qualche altra che passi loro i compiti in classe di latino e matematica e inglese e che ora possono tranquillamente non parlarmi come fanno da mesi, tanto non servo più loro a niente.

SOGNO n.4 (di gran lunga il mio preferito del quartetto):
Devo trovarmi sotto la Torre Eiffel nel minuto esatto in cui si accendono le luci a illuminarla, ovvero alle 4.00 del mattino (va a capire perchè), mentre tutta Parigi profuma di blu, i fornai sfornano vasi di Viole del pensiero calde e fasci di Bocche di leone bianche, rosse, rosa, gialle e fragranti. E proprio mentre le luci si accendono, e io mi siedo alla panchina di legno e ferro posta isolata, esattamente al centro della Torre Eiffel,  qualcuno in giacca, cravatta, basco francese e dopobarba al sentore di mango e papaya, arriva porgendomi un mazzo di Baguette...
Peccato non ricordi cosa succede dopo....

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