mercoledì 30 marzo 2011

Disastro in bilico

Sto ancora ingoiando le mie lacrime successive a una crisi di pianto notturna, ticchetta la lancetta dei secondi dell'unica sveglia rimasta in vita nella mia stanza, la più rumorosa, of course. 
L'ora segna l'una e ventitrè, ma potrebbero tranquillamente essere le due e ventitrè perchè non ricordo assolutamente se l'ho aggiornata con l'orario nuovo. 
Ma che importanza ha? La mia non vita non presuppone nessuna alzataccia, nessun orario fisso da rispettare, quindi che siano le due e ventitrè o l'una e ventitrè che differenza fa?

Non controllo il flusso di pensieri, lo scorrere delle lacrime, il soffocare dei singhiozzi, l'azione delle mie dita.

Mi risveglio stamane alle 6.40 con il cellulare in mano e gli occhi incrostrati di lacrime secche. 
Tra le bozze c'è un messaggio nuovo, che ricordo vagamente, come non fosse mai realmente stato scritto, ma solo pensato, in cui bofochio, tra l'altro, una zoppicante richiesta di aiuto disperato. 
Ricordo però benissimo a chi era destinato. 
Se non mi fossi addormentata e le mie dita lo avessero inviato sarebbe successo l'irreparabile. Sarebbe stato l'sms più disastroso e patetico della breve storia degli sms. 


O forse non sarebbe successo niente. 


Non l'ho ancora cancellato. 
Se lo sdoppiamento drammatico si riattua e io mi risveglio con le palpebre scricchiolanti e il messaggio non più tra le bozze... 
Potrebbe succedere se non lo cancello. 
Non sono sicura di non volere che accada. 
Ma non sono neanche abbastanza sicura di volere che accada al punto da imprimere io stessa, lucidamente, alle mie dita, l'ordine di inviarlo. 
Succeda quel che deve.

O non succeda niente. Come ora, e come per sempre.

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