sabato 15 gennaio 2011

Pensieri merdosi di una merda infida

Ho sempre fermamente creduto che la mia morte non causerebbe troppa sciagura e disperazione. Sì i miei se ne rattristerebbero e mia madre ne soffrirebbe molto perché sono, dopotutto, sua figlia. Ma ecco, solo per questo.
IO, DAFNE NON MANCHEREI DAVVERO A QUALCUNO. Ok, forse a un paio di persone sì, all’inizio, ma non sarebbe una mancanza trascendentale, della serie: “non mangio, non dormo, non sogno, non vivo più, la mia unica certezza è smarrita per sempre e ora latito senza la forza di fare altro che aspettare, piangendo e invocandola urlante, il giorno in cui forse, mi ricongiungerò a lei”. Perché non sono importante per nessuno, fondamentale per nessuno. Se esisto o no il mondo non cambia e chissene. Il punto è che non cambia nemmeno la vita di un componente, mollusco, crostaceo, oviparo o mammifero della galassia.

Il che è assodato.
Mi è capitato però, ultimamente, di prestare i miei neuroni alla realizzazione di un pensiero affine ma opposto: cosa succederebbe in caso contrario? Io condivido un affetto, un rapporto tale che la mancanza di qualcuno, per quanto mi rattristerebbe e sconvolgerebbe per carità senza dubbio, inciderebbe sulla mia non vita? Per esempio: mia madre c’è e la amo, e impazzirei dal dolore per la sua perdita che spero non avvenga prima del 2100 o prima di me, ma considerato che il nostro rapporto non è così pregnante e simbiotico, che a malapena mi caga e a volte neanche mi risponde, cambierebbe davvero molto da un punto di vista pratico se lei non ci fosse?
E soprattutto, quanto l’aver formulato questo pensiero mi rende la merda più infida e merdosa dell’universo?

Fa pensare…

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