sabato 15 gennaio 2011

Fumo tra dita


Fumo tra dita
Che se la svigna, svicolando dal pugno serrato
in arabeschi fiatati,
anelli di scheletro umano,
d’ectoplasma macabro nastro.
Dai suoi strali trapassano raggi nebbiosi
e condense di fiato bluastre di morte
intrecciano nodi funerei,
precari,
fiocco di un dono svanito nel sogno.

Dono non dovuto, dono non spolpato
tra tutti i doni il più immotivato.

E’ non vita quella vita trattenuta da un pellegrino dell’oceano indiano
fermo al porto sconosciuto e scosceso
col bicchiere sozzo 
che stringe in una mano.
Nell’altra vi è il fumo
Tiepido
Levigato
Trasparente
Della vita impenitente
Trattenuta a stento, ascoltata di rado
Sconosciuta al pellegrino dell’oceano indiano.

Stringe il fumo il pellegrino, piano prima forte poi
Corteggia un pensiero
annusa una domanda fiorita per caso:
“Cos’è che s’attarda, un granulo grigio o un fior di damasco dal guscio spezzato? Qui a un palmo                dal naso un odore speziato”
Or lo sente,
forte prima piano poi,
pizzicare miraggi e deliri,
annaspare in visioni perplesse,
intrecciare dipinti di bruma.
Esalati in miasmi con dita
e suonati in sospiri di fuoco,
i bisbigli profondi
illustrano torri di fari remoti,
celando con luce,
a fatica,
il nero del cuore che pulsa segreto:
dietro la bruma di velo fumoso,
il bozzolo vibra un’idea accennata e la inchioda dietro le sbarre nebbiose,
mai compiuta
per l’eternità.
Eppur viva
Eppur non viva
Per caso o non per caso caduta nel palmo
della mano del pellegrino
prestato dal mare.

Chi la mandò lì
Vita sfiatata
Tra le forti nocche di un navigante solitario,
figlio d’Arcano e d’Acume?

Superfluo è il sapere.
E’ solo fumo
Il fumo non è vita.
Trattenere fumo è vano.
Mani forti sono nate per stringere funi e lanciare comandi
Serrare la vita di donne espirate su scampoli erbosi,
Danzanti nel turbine
nell’universo senziente.

Il pellegrino ignaro,
stringe il suo fumo.
Gli solletica il palmo e si avvolge al suo polso
in spire bramanti contatto,
catena di niente:
facile il frantumo,
Arduo il controllo.

Vorrà contenerlo?
Tenerlo con se nei pascoli bui, allattati dal mare.
O inavvertitamente deciderà di sgravarsi del peso del fumo
E scioglierà il bracciale
di giada leggiadra,
sottile filaccia annientata
in quattro e quattr’otto
da Vero e Scirocco?

Stride la nave un richiamo d’amore.
Sopra garrisce nel vento il rumore
Sotto il gabbiano nero s’accuccia
E guarda venire con passo proteso
- fiero di sale e anima pregna-
Lo sconosciuto del porto scosceso.


Enfad Rinakiro

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