venerdì 11 febbraio 2011

Sulla spiaggia dai Supersantos flosci

Sole argenteo, criniera verdognaola del mare che scolora in blu smorto, arruffata da brividi di inverno e onde spigolose, distesa di spiaggia piatta e intonsa, gabbiani, anatre che migrano e fanno riposino lasciandosi cullare dalle acque dondolanti, qualche pescatore, vento forte che scompiglia ogni capello della mia criniera, rami, tronchi canne portati dalle onde che ornano la spiaggia lì su, molto in alto, fin dove il mare si è spinto durante le recenti mareggiate, insieme a vari generi di rifiuti portati dal mare ma che non dovrebbero trovarsi in esso, da stufe a scarpe a caschi integrali per moto (ho controllato dentro non c'èra alcuna testa e peccato almeno così avrei potuto avvertire la scientifica e magari mi avrebbero mandato qualche bel figaccione come l'agente speciale dell'FBI Seely Booth...)... Insomma, spiaggia d'inverno e sempre la solita, poetica per carità, ma solita solfa.

Non fosse per una piccola stravaganza. Piccola sì, ma strana forte in verità. Durante la mia brevissima camminata defaticante e animata, ahimè da presupposti meno politically correct del solito, mi sono imbattuta in ben tre, dico tre Supersantos*, quei palloni con cui tutti giocammo da piccoli o da meno piccoli, arancioni con ragnatele nere e irruviditi al tatto da centinaia di microbrividi che rivestono il sottile strato di plastica che li compone e che tende a forarsi per un nonnulla. Vabbè...quelli lì, avete capito.
La cosa strana è che non erano mica insieme 'sti palloni ma, tutti rimpiccioliti perchè sgonfi (immagino) e tutti semipieni di acqua sciabordante, erano lontani l'un dall'altro, spersi tra i rovi che segnano il punto in cui è giunto il mare. Perciò ho  ipotizzato siano vittime prese in ostaggio durante l'estate dal mare e restituiti dalle clementi e ruggenti acque d'inverno.

Non è assurdo? Insomma quante probabilità ci sono che sulla stessa spiaggia, a distanza di qualche decina di metri ci siano tre palloni? E io che ho fatto?
Li ho ricalciati in mare.
Sono rimasta a guiardarli per un po' cullati dalle onde e lucidati dalla salsedine, guadagnare prestissimo l'orizzonte. Alla fine sono diventati tre pallini colorati a punteggiare stonanti la linea azzurra. E ho pensato che con quella velocità avrebbero raggiunto altre coste prestissimo, Puglia o magari Grecia. E ho pensato ancora che qualcuno, vedendoli veleggiare a distanza l'uno dall'altro, giocosi seppur sgonfi e non nel loro ambiente, sarebbe stato attratto dalla loro incoerenza e si sarebbe chiesto il perchè della loro presenza nel suo mare.
E allora, questo pugliese o greco (dubito possa trattarsi di un siciliano perchè andavano in tutt'altra direzione, ma non si sa mai) avrebbe costruito involontariamente, dei possibili scenari in cui, tre Supersantos flosci, giungono nel suo mare. Un miliardesimo della vita di questo sconosciuto, ipotetico individuo, sarà manipolato da un mio gesto che ha alterato lo status quo delle cose e questo, stranamente e inquietantemente, mi fa sentire incredibilmente viva.

Quando ho lasciato la spiaggia il sole calava alle mie spalle, prestando il suo mantello d'argento dorato ora, non più alla linea dritta del mare a est, ma ai bordi frastagliati dei monti a ovest.
I tra Supersantos erano scomparsi alla mia vista.


* In realtà trattasi di Due Supersantos. Il terzo era uno di quei palloni di plastica liscia, leggeri, da spiaggia per bambini, raffiguranti i personaggi del film Disney "Nemo". Ma non potevo certo intitolare il pezzo "Due Supersantos e un pallone Disney-Nemo flosci"! Ci vuole pure un qualcerto virtuoso equilibrio nelle scelte delle parole da usare in una storia e in un titolo. E se la verità più trasparente ne risulterà opacizzata, amen. E vabbè. Pace e bene. Questo e altro per il virtuoso equilibrio.

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