Sai che succede quando conosco qualcuno?
Niente.
Nella stragrande, noiosissima, maggioranza dei casi, tutto permane in uno stato di normalità grigiastra, senza fremiti o scintille ad alterare la staticità del mondo. E non c'è niente di più palloso di un mondo statico.
Poi ci sono quelle volte... poche, flebili, secondarie al punto da risultare sorvolabili.
Sono come un soffio nell'uragano, indistinguibili dal resto. Non fosse che hanno la capacità di sconvolgermi come mille uragani non potrebbero mai fare.
Quando conosco qualcuno, allora, succede che mordo via un pezzo di me e lo do a lui. Brucia, ma non riesco a non farlo. Gli do me di parole, di pensieri, me di canzoni e di progetti, di concerti visti e da vedere, di storie scritte e da scrivere. Me di cioccolata e lacrime. Di demoni e sorrisi timidi. Me di momenti con lui.
Non succede mai che io resti scissa da lui, senza mordere a mia volta una parte di lui e amalgamarla alla parte di me. Come bile, squarcia il tessuto di un mondo che ora trema, freme. La staticità bigotta e mortifera del mondo sembra esser finalmente persa, per sempre.
Sembra.
Finchè la staticità non esige il suo salato scotto e lui se ne torna a riempire lo sguarcio di grigio che ha lasciato nel tessuto del mondo. A me resta solo l'impronta del fremito, un ricordo troppo scialbo per sovrastare il rinnovato grigiore.
Ecco qual è il mio dannato errore. Potessi tenermi distante, potessi non fondermi, potessi non fidarmi del suo tremito, allora tutto tornerebbe normale e quando lui si ritira, io potrei ricucirmi alla perfezione, senza lasciar squarci.
Io per lui sono solo soffio tra i tanti che compongono il suo uragano. Getta dentro ognuno di essi la sua testa e respira a caso, senza distinguerne le diverse fragranze. Un soffio vale l'altro, è così che la sua trama può restare sempre statica e grigia, pur aspirando un po' di tutti i soffi. Elimana il soffio che turbina troppo, la staticità è nel grigiore dei soffi previsti.
Ecco cosa devo imparare a fare. Non dare me, non assaporare lui, ma tenere a portata di mano qualche soffio stantio, in cui gettare la testa e respirare, per ossigenare i polmoni e sopravvivere. Senza il gusto di un afrore dolce, senza il tremito di uno squarcio anomalo.
Come fa lui...
Blog senza censure. Metto a nudo me stessa come se un Grande fratello tenesse puntate le sue telecamere nella mia anima ribelle, punk e borderline. Scriverò ogni dettaglio, più o meno sordido che sia, della mia vita che odora di libri, salsedine, peonie e torta al cioccolato, dove caos e autodistruzione lottano contro la morale dei benpensanti e dove fioriscono universi alternativi sotto un cielo di lamponi. Mi svendo raccontandolo, che interessi a qualcuno o no. And fuck everything else.
giovedì 26 luglio 2012
La staticità dei soffi previsti
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