domenica 26 febbraio 2012

WebCam ON: drawing

E' dai tempi del liceo che tengo quest'album sotto al letto in attesa che una qualche ispirazione s'impossessasse di me. Non per disegnarci su. E sì sì lo so anche io che gli album solitamente si usano per il disegno, ma io non ho nessuna propensione in tal senso. Insomma, mi ero scordata di quest'album, stavo cercando tutt'altro e 'ho trovato e siccome la mia latente depressione ( dovuta anche allo stato particolare in cui un paio di discussioni mi hanno gettata in questi giorni) non mi consente di fare niente di produttivo, mi sono messa ascarabocchiare distrattamente sui fogli dell'album e ci ho rpeso gusto e senza che ci pensassi troppo su ha preso forma una specie di donna con un buco nel petto e mi sono resa  conto di averla già vista da qualche parte. L'ho cercato su internet ed era effettivamente un soggetto già disegnato da una tizia di un telefilm. E quindi l'ho continuato. L'ho concluso e non è uscito neanche niente male!
E ora? Continuo a disegnare....è incredibilemtne liberatorio e il proposito si accorda perfettamente con il restyling della mia camera quindi. E' un altro guiorno passato rinchiusa tra quattro mura senza concludere niente di utile. Ma...ma è stato bello farlo. Liberatorio. Non solo perchè è un disegno che mi rappresenta e perchè vederlo nero su bianco mi rende tangibile e reale, quasi paradossalmente comprensibile; ma anche perchè ogni linea, ogni tratto, è un'estensione di una rabbia, di un dubbio, di un tormento, che tratteggiano nella realtà la mia fisionomia.
Quindi se poteste vedermi tramite webcam, ora mi vedreste qui, sulla solita scrivania, a scrutare sorpresa che le linea di rabbia che determinano la mia esistenza.

My first drawing

venerdì 24 febbraio 2012

Se continuo a ripeterlo, ci crederò davvero?

IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO. 
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
 IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO. 

IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO. 
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO. 
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
 IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO. 
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO. 

IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.  
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO. 

IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO. 
 IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO. 

IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO. 
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO. 

IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.  
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO. 

IO NON CHIEDERO' MAI PIU' SCUSA PER QUELLO CHE SONO.
IO NON MI SENTIRO' MAI PIU' IN COLPA PER QUELLO CHE SONO.

giovedì 23 febbraio 2012

WebCam ON: Change on going

Io in questa stanza ci devo vivere. 
Mmmm...no. Inesatto. Troppo pretenzioso, anche.

Io in questa stanza ci devo sopravvivere. E' il mio guscio. Mi protegge e mi intrappola.
E' la rosa. E le spine.
Il ventre di un serpente che non lascia fuggire la sua vittima, che la corrode, lentamente, dolorosamente.
Mi schiaccia e soffoca, ma mi protegge anche da quello che temo, da me stessa, dal mondo troppo diverso da me.
Non ho alternetive ora se non stare rinchiusa qui e cercare di fare un passo alla volta. Respirando piano, come fossi allergica all'ossigeno puro, come se io possa respirarlo solo dopo che i bagliori ambrati della stanza l'abbiano inquinato e reso adeguato ai miei anomali polmoni bollenti.
E a volte neanche basta perchè è troppo gelida l'aria, troppo diversa da me. Io troppo inadeguata ad essa.

Devo rendere questa stanza più mia possobile.
Non posso fare molto visto che mia madre scassa infinitamente e non mi consente drastiche modifice, ma qualcosa la posso sicuramente perfezionare.
Adesso.
Basta aspettare, basta rimandare e cullarsi finchè quello che dovrebbe essere il momento oppurtuno non è arrivato. Lo decido io quand'è il momento opportuno. E decido che sia ADESSO.

Pulizia e cambiamento. Se qui dovrò annaspare, quantomeno lo farò con stile. Il mio stile.
Certo questo prevederebbe la ritinteggiatura delle pareti. Le farei rosse. E la stanza piena di scritte di pensieri e poesie e citazioni e disegni, anche se non sono perfetti quest'ultimi, fa niente sarebbero miei.  L'albero della vita di Klimt svetterebbe sulla parte maggiore, sopra il mio letto e da ogni ramo penderebbe - foglia semisciolta - una foto, uno scritto, un disegno, un'immagine. Qualcosa di ME.

Questo è quello che vorrei fare ma non posso farlo. Dannazione.
Qualcosa comunque mi inventerò. Non so bene cosa.
Se poteste vedere nella mia camera, ora, se poteste stare qui con me, vedreste un tornado saltellante e rassettante e rivoluzionante. E io vorrei che ci foste. Vorrei che poteste mettere un po' di voi, laddove io metto un po' di me. Vorrei che ci fosse lui, in realtà. Più che voi.

Annusereste aria di cambiamento.
E ascoltereste con me, uno dei mie dischi e della mia musica! E' una cosa così normale e semplice, che mi sembra impossibile.
Mmmm vediamo....nella fattispecie oggi ho voglia di Cure o Deep Purple, direi.
Cure o Deep Purple, Cure o Deep Purple, Cure o Deep Purple.
Deep Purple.





Status web cam on: Me vs. My Demons

E' quasi inutile sforzarsi di cercare un modo per inserire la web cam sul mio blog e tenerla accesa sempre. Basterebbe un unico fotogramma che mi rappresenti accasciata sulla scrivania a guardare impotente il tempo scorrere e a cercare di respirare.
Questa sarebbe solo l'apparenza. Se siete più creativi, moderatamente empatici e svegli, quello che vedrete sarà la mia costante lotta con i demoni che vogliono risucchiarmi nel loro turbine acromatico.
E anche se i mostri sono ributtanti e la loro vittoria quasi schiacciante, il quadro che si costruisce nel mentre della lotta è un patchwork onirico e informe, non brutto. Il mio mondo.


Un'esplosione di colori sprizza laddove colpisco ora con un fendente contro la cornuta Paura, ora con un manrovesco indirizzato alla grassa Depressione, ora un calcio allo stinco della Solitudine. Con un affondo allontano le nove teste cieche dell'Incomprensione; con un  pugno cerco di colpire il nero pece della Cattiveria Gratuita. Ma solo nascordermi e confondermi tra le carcasse, può salvarmi momentaneamente dal vespaio assordante delle Sentenze Benevole e Giudizievoli...

Sono tutte femmine, 'ste puttane.

Quelli con l'anima in fiamme

Dovrei andare in palestra, ficcarmi l'mp3 nelle orecchie e correre fino a sfinirmi. Ma il groviglio che mi blocca e così intricato da non riuscire a scioglierlo neanche per fare una cosa abitudinaria e normale come andare in palestra. O forse è proprio questo, il suo essere abitudinaria e normale, è per me un ostacolo insormontabile.
Se solo potessi avere un tocco di anormalità e misurarmi con esso....forse potrei riuscirci. Forse mi serve l'anormale per attivarmi ed essere me stessa. Vivendo. Mi serve l'anormale.
Ma dove cercarlo?
Nel mio "migliore amico" con cui temo di parlare perchè il più delle volte mi risponde male e fraddamente. Sembra mia madre. Niente di anormale,ormai. Tristemente normale, direi.
In quelle sensazioni che sfociano senza controllo alcuno, che cerco di intrppolare in parole e intiepidirle, affinchè chi le colga non debba scottarsi, come me stessa che le ho generate? Mentre le generavo e dopo, per sempre?
Quando smetterò di bruciare così? Una febbre incarnata, non mi sorprende più se appaio delirante ai sani. Charles Bukowski scrisse: "Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l'anima in fiamme"- è una citazione che ho sempre amato, prima di tutto perchè amo Buwkowski; e poi perchè sono io, persa, andata, diversa, fottuta, che non incontri mai. Quella con l'anima in fiamme. E il fatto che una persona come Buk potesse amare una così, inavvicinabile, perennemente infiammata, dannata, pericolosamente bruciante, mi ha semrpe confortata. Il desiderio di condividere sensazioni tanto potenti insieme a qualcuno a prova di fiamma, senza distruggerlo -pensavo- fosse realizzabile, se Buk lo farebbe.
Ma non è più una speranza.
Sono sbagliata e cattiva pare, ecco: pare che sia anche fondamentalmente cattiva. Come non bastasse il resto.
Perchè il destino dovrebbe riservare a me- Lo sbaglio - una cosa così....giusta?
"Perchè altrimenti io, la mia storia, non avrebbe ragione d'esistere".
Illusa e certa delle mie ragioni, così avrei autorisposto fino a qualche tempo fa.
Non più. La vita non ha ragioni. Ci butta lì e se siamo scaltri e forti e sappiamo cercare e forgiare una qualche felicità precostituita, allora avremo l'agognato happy end, o quasi happy; o tipo end.
Io non lo sono, nè scaltra, nè forte, nè in grado.
E se qualcuno o qualcosa c'è stato, con la capacità di far ingranare la marcia al fato e autocompiere l'auspicio, era fumo tra le dita, bagliore fugace, che solletica il desiderio di esistere e poi fugge via.
Dicendo che non poteva farlo. Che non poteva stare con me, che non voleva vivere con me.
Che non (mi) sapeva amare.

Rock's flower

In questo momento probabilmente, stanno chgiamando l'appello.
Avrei dovuto dare il mio ultimo esame.
Avrei dovuto essere libera stasera.
Avrei dovuto piantare la prima pietra, lasciarle il tempo di mettere radici, crescere e fiorire con la fine di questa follia devastante che sono stati gli ultimi 10 anni e l'inizio della mia libertà.
Avrei dovuto iniziare a vivere stasera.
Non ci saranno fiori di granito. Solo lacrime, quelle si, graffianti come la pietra e di pietra il peso nel petto che mi impedisce di respirare. Non credo di superare i miei drammi con la fine dell'università, ma sarebbe un passo, sarebbe un inizio. E' un simbolo. E' una catena in meno. E' la conferma che, nonostante tutto, essere viva, posso fare qualcosa, posso vivere. Non essere niente. Non essere invisibile e inadeguata a tutto e tutto. E' la speranza. Come un fiore.
Di pietra.

lunedì 20 febbraio 2012

I suck

I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck I suck

domenica 19 febbraio 2012

E' l'orario dei demoni

Il punto è che, ci piaccia o no, siamo ciò che gli altri vedono in noi.

Il problema è che gli altri sono ciechi.

sabato 18 febbraio 2012

Cosa vedreste con la web cam on

In realtà potrei facilmente rimediare all'assenza di una web cam puntatami addosso in ogni istante delle mie repressa esistenza al chiuso, facendo una cronaca accurata delle mie giornate e delle mie mosse e dei pensieri e dei palllllpiti del mio cuore. Troppo ardimentoso come progetto? Troppo difficile pennellare tutte le sfumature del pensiero e della vita umana attraverso qualche post su un sudicio blog?
Mmm ...non ci resta che provare.

"Dopo una notte - l'ennesima - pressocchè insonne, mi sono svegliata con un gran mal di testa. Erano le 8 di mattina e un sole dai gelidi raggi, straordinariamente, riusciva a rallegrare ogni piccolo anfratto di asfalto bigio o ulivo rachitico o auto rosso rubino o quella rosso scarlatto o ancora quella rosso sangue, e ogni altra cosa la mia finestra incornici, rendendola gaiamente belloccia. 
Il pensiero poeticamente generatosi tra viscere e cervello, fu pressapoco questo 'Oh Apollo, mio diletto, brilla affanculo da qualche altra parte', seguito da qualcosa tipo 'cazzo, anche il colore delle macchine è uguale nel fottuto condominio del paese alla fine di ogni cosa. Anche a Mordor c'è una gradazione cromatica più varia. Anche Mordor era alla fine di ogni cosa. Sarà qua dietro da qualche parte'. Dopodichè ho avuto un conato di vomito che ho ricacciato dentro con 3 litri di caffè americano bollente e nero come la pec e, la mia anima e il mio cuore e la penombra della mia stanza dove sono corsa a ri-relegarmi e a rifuggiarmi dagli orridi raggi del sole. 
Noi mortiviventi preferiamo il lunare-lunatico chiarore di un computer. Con davanti un quaderno aperto tristemente alla stessa pagina di quindici giorni fa. Il quaderno dell'ultimo esame che ovviamente non darò."

Cronaca della giornata finita. Il mio culo è dove l'ho messo questa mattina. E' bello avere certezze e la posizione delle mie inamovibili chiappe, me ne dà molte.
Ah mi sono fatta una doccia tra l'alzataccia e il conato.
Fine

"Ardimentoso progetto" riuscito, non era poi difficile. Forse perchè non ho una vita da raccontare, io.
Di positivo c'è che ora, chiunque avrà l'ardire di passare da queste parti, potrà entrare nella mia santa dimora ed essere partecipe della mia eccitante vita. Yeah.
Manca qualcosa tipo, un fotogramma del momento...vediamo

Ecco. Perfettamente indicativa. E' una foto di alto rango, ha classe professionale e partecipazione empatica. E' un'opera d'arte e se siete così tonti da non capirlo, affari vostri.
Certo l'idea iniziale era un tantino diversa. Quella di farvi entrare nella mia stanza, nella mia vita, di aprire le porte del web al contrario e permettere a chiunque di conoscermi, di espormi e fami vedere in ogni torbida e inquietante sfumatura di niente che mi ammanta, nel disperato tentativo di diventarer parte di un qualcosa, di diventare qualcuno, di trovare una giustificazione a me da qualche parte visto che in me non l'ho trovata, o semplicemente di non sentirmi sola (piccolo riassunto delle puntate precedenti, ho una mente forgiata dalla struttura dei telefilm, dopotutto).
Ma è un unizio.... anche se più che dentro la mia vita sembrerete dentro la mia tazza... meno male che le tazze di Starbucks sono ampie e capienti, quantomeno anche i più imponenti di voi staranno comodi.

venerdì 17 febbraio 2012

Una tempesta per respirare

... dopotutto il sonno è dei giusti. Come può albergare da queste parti?
C'è solo uno stanco sfarfallìo che ha il fruscio della carta scomposta, dei quaderni dentuti, dei fogli infiniti, tritati in un ammasso sbilenco e bloccati nell'attimo prima del loro frantumarsi, come in un sospiro prima della tempesta. Se un solo foglio cadesse, si porterebbe dietro ogni altro elemento di questo mondo fasullo, in un effetto domino devastante. E' un ambiente troppo incerto e precario, non può essere accettato dall'universo, saldo e preciso. Il primo alito lo sbriciolerà, e tutto il valore delle parole incise sui fogli che lo compongono, tutto quel peso d'inchiostro e aspettative, e speranze, e storie, svanirà.
E respirare - finalmente respirare! - coinciderà col morire.



E' troppo tardi, anche per la camomilla ormai gelida, anche per le stelle, anche per i Cure, anche per bruciare...
Tennessee Williams scrisse: " "Viviamo tutti in una casa che brucia. Nessun vigile del fuoco da chiamare. Nessuna via d'uscita. Solo la finestra del piano di sopra da cui guardare fuori mentre il fuoco divora la casa con noi intrappolati, chiusi dentro."
No. Brucia chi respira. Ma qui non c'è ossigeno. Solo il niente, un attimo prima della tempesta.

martedì 14 febbraio 2012

Vorrei tenere accesa la web cam

Vorrei aprire la web cam.
Vorrei sapere come installarla su questo blog e lasciarla aperta, per tutto il giorno.
Tu, visitatore sconosciuto non puoi capire perchè e io non conosco la lingua giusta, quella che forgi in parole il pensiero e il buco che c'è dentro di me e lo renda intelligibile. A me e anche - perchè no - a te.

Vorrei sapere cosa si prova. A lasciare che il mondo, nella persona di un occasionale cybernauta, entri nella mia stanza. Trapassi queste stolide quattro mura che ho tanta difficoltà a perforare. Che mi schiacciano, che mi opprimono. Che mi salvano.
Quello che tu non sai, visitatore sconosciuto, è che io vivo tra le quattro mura della mia stanza. Vivo del bagliore di falsa-luna che lo schermo di questo computer, come una finestra sul mondo intero, ricama sulle pareti. Ha il suo bel da fare, credimi. Sconfiggere le tenebre entro le quali sono rannicchiata è troppo per la luce artificile di un pc. Seppur dello stesso colore, seppure della stessa bellezza della luna, non è abbastanza forte per vincere questo appiccicaticcio bozzolo di neritudine che mi si è incastrato addosso.

Vorre che fossero gli altri a venire qui dentro.
Perchè io non sono in grado di vivere lì fuori. Perchè sono diversa. Perchè sono inadeguata. Perchè mi annoiano quasi tutti. Perchè non posso essere me stessa. Perchè non saprei che fare. Perchè mi riesce tutto male. Perchè nessuno vuole davvero conoscere e stare con ME, ma solo con chi loro si aspettano che io sia.
Sono scuse? Quasi certamente. Ma tanto quanto sono scuse, è anche tutto vero.

Se se solo sapessi come fare, terrei la web cam sempre accesa.
Consentirei a tutto il mondo di entrare, di vedermi. Non fare niente di speciale. Fare quello che faccio quasi sempre: cercare di respirare. Cercare una parte di me, spiarla su internet, attaccandomi ad ogni baluginìo di vita, ad ogni sfumatura che mi consenta di dire trionfalente a me stessa e agli altri "Ecco, guarda, vedi che non sono morta? Vedi che non sono nulla? Questo mi piace, questo è simile a me? Guarda! Non sono sbagliata! Non sono un'ombra!"





Se solo sapessi come tenere accesa la web cam per sempre, lo farei.